NEHRŪ, Paṇḍit Javāharlāl
Uomo politico indiano, figlio di Motilāl Nehrū (1861-1931, uno dei più influenti capi del Congresso indiano), nato ad Allāhābād il 14 novembre 1889. Educato in Inghilterra (Harrow e Cambridge, 1905-10), vi si abilitò nel 1912 alla professione legale, che poi praticò ad Allāhābād. Nel 1918 aderì al Congresso indiano e durante la campagna di disobbedienza civile fu in carcere (con una breve interruzione) dal dicembre 1921 al gennaio 1923. Segretario del Congresso dal 1923, vi rappresentò l'ala sinistra, di tendenza fortemente socialista. Particolare interesse egli dedicò ai movimenti contadini ed a quello sindacale (presiedette il Congresso delle Trade Unions Indiane nel 1929). Nel 1930 fu presidente del Congresso indiano. Molto più occidentalizzato e forse più pratico di Gandhi, del cui ideale non condivideva gli aspetti etico-religiosi, ne fu nondimeno sempre fedele seguace, malgrado le divergenze di ordine teorico. Iniziata nel 1930 la nuova campagna di disobbedienza civile, N. fu arrestato e condannato a varie riprese fra il 1930 al 1935.
Dopo il formale ritiro di Gandhi dalla vita politica nel 1934, divenne il personaggio più influente del Congresso, che presiedette nel 1936-37. Imprigionato nuovamente dal novembre 1940 al dicembre 1941, succedette quindi a Gandhi nella direzione suprema della politica del Congresso e partecipò in tale veste alle trattative con la missione Cripps. Fu quindi internato per tutto il resto della guerra (9 agosto 1942-15 giugno 1945). Diresse poi le laboriose trattative che portarono alla proclamazione dell'indipendenza dell'India. Nuovamente presidente del Congresso nel 1946, il 2 settembre di quell'anno costituiva un governo interinale indiano. Infine il 15 agosto 1947 N. divenne primo ministro della nuova Unione dell'India; in tale qualità guidò l'India attraverso il difficile periodo dell'assestamento.