ALOPO, Pandolfello (Piscopo)
Entrato giovanissimo nella corte angioina, in Napoli, attirò, per la sua bellezza ed eleganza, l'attenzione della sorella del re Ladislao, la principessa Giovanna, che lo volle suo coppiere e nel suo seguito anche quando si recò in Austria, sposa di Guglielmo d'Asburgo.
Quanto alla sua famiglia, i cronisti sono concordi nel considerarlo di nobile lignaggio e "gentiluomo" del seggio di Portanova; fa eccezione però il Passaro, che lo dice popolano, forse per dar risalto letterario alle drammatiche vicende della sua vita.
Tornata a Napoli Giovanna e divenuta regina nell'agosto 1414, l'A., che, secondo la fama pubblica, ne era l'amante, ebbe assai presto, alla fine del 1414, la carica di gran camerlengo.
Giunto ormai all'apice della sua fortuna, l'A. si scontrò col condottiero Muzio Attendolo Sforza, che fece prima imprigionare dalla regina nel novembre 1414, liberandolo poi, nel marzo dell'anno successivo, con la speranza di servirsene contro coloro che, nella corte, miravano a eliminarlo in occasione della venuta a Napoli di Giacomo della Marca, il nuovo sposo di Giovanna. Diede perciò in moglie allo Sforza una sua parente, Catella Alopo, sua nipote forse o sua sorella. Egli mirava così a rinsaldare il suo immenso potere con la spada dello Sforza, il quale infatti parve subito acquetare le turbolenze del Regno. Si costituì così un duumvirato contro il quale s'accrebbe l'opposizione della feudalità.
Intanto, nell'estate del 1415, giungeva a Manfredonia il nuovo sposo di Giovanna, il quale, secondo i patti, avrebbe dovuto intitolarsi solo duca di Calabria e vicario generale del Regno; ma i baroni, che andarono a ossequiarlo al suo arrivo, lo riconobbero re, smaniosi di liberarsi dal predominio dell'A. e dello Sforza, e facilmente lo indussero a incarcerarli. Con la complicità del castellano di Castel Nuovo, l'A. venne catturato mentre stava celato nelle stanze della regina. Messo alla tortura e sommariamente processato, venne decapitato nella piazza del Mercato, nel settembre del 1415. Qualche anno dopo la regina, che era rimasta sconvolta da quella tragica vicenda, riabilitò formalmente la sua memoria.
Bibl.: C. Cipolla, Storia delle Signorie italiane,Milano 1881, pp. 308 s., 371-73; N. Faraglia, Storia della regina Giovanna Il d'Angiò,Lanciano 1904, pp. 26, 39, 49, 51, 53, 55-57(con indic. di altre fonti); E. Pontieni, Muzio Attendolo e Francesco Sforza nei conflitti dinastico-civili nel regno di Napoli al tempo di Giovanna II d'Angiò-Du razzo,in Studi storici in onore di G. Volpe,Il, Firenze s.d. (ma 1958), pp. 792-799.