PANDOLFO da Alatri
PANDOLFO da Alatri. – Fu probabilmente originario di Alatri come suo zio Ugo, il cardinale presbitero dei XII Apostoli (1116-1121/1122), ma nulla si sa della sua vita prima che egli giungesse a Roma a seguito dello zio, forse già durante il pontificato di Urbano II, come ipotizzato da Přerovský (Liber Pontificalis, 1978).
Una tradizione erudita di epoca moderna attribuì arbitrariamente a Pandolfo origini pisane perché lo confuse con il suo omonimo lucchese cardinale dei XII Apostoli (1140/1145 circa-1210), a sua volta erroneamente identificato con un membro della famiglia Masca di Pisa.
La ricostruzione della biografia di Pandolfo è connessa con l’attribuzione a lui della Vita Paschalis II, lungamente dibattuta ma riproposta (partendo da Duchesne, 1920) in modo convincente, su basi stilistiche, da Přerovský (1978) e precisata da Orth (2002), mentre è certa la paternità di altre tre biografie del Liber Pontificalis, quelle di Gelasio II, Callisto II e Onorio II (tramandate nel ms. Vat. lat. 3672, in una versione pesantemente interpolata, e nel ms. 246 della biblioteca capitolare di Tortosa, Codex Dertusensis). Dall’ipotesi dell’attribuzione a Pandolfo infatti discende che egli redasse questo testo molto probabilmente in un periodo precedente rispetto alla stesura delle altre tre biografie, e soprattutto che fu testimone all’elezione pontificia del 1099 e fece parte del seguito di Pasquale II nel 1106 al concilio di Guastalla, la cui descrizione compare ben due volte nella Vita Paschalis II.
É opinione di Přerovský che Pandolfo abbia in seguito preso parte alla spedizione delle Baleari organizzata da Genova e Pisa (1113-1115), poiché nella biografia di Pasquale II all’impresa è dedicata una particolare menzione che lascerebbe supporre il testimone oculare. Anche la lacuna nell’arco cronologico per gli anni 1111-1116, colmata dall’inserimento di narrazioni di prodigia, farebbe ipotizzare un’assenza di Pandolfo dall’Urbe negli anni dell’impresa balearica.
L’attenzione dedicata all’impresa bellica e il progetto manifestato dal biografo di voler rievocare le gesta dei pisani in un degno volume fece supporre che Pandolfo fosse stato anche l’autore dell’opera anonima Gesta Triumphalia per Pisanos facta (Duchesne, 1920, p. 308, n. 26), ma questa attribuzione fu rigettata già da Calisse (1904) e March (1915) e, più recentemente, è stata confutata da Scalia (2010).
Sempre poggiando sull’attribuzione a Pandolfo della biografia di Pasquale II, si dovrà tenere conto del fatto che un dibattuto passaggio potrebbe rivelare che egli fu presente a Roma nel 1116, anno dell’elezione del nuovo prefetto urbano, e che in quell’occasione il pontefice affidò a lui l’incarico di prendere consegna degli uffici della Prefettura o come comandante della guardia pontificia oppure in veste di sostituto.
Pandolfo fu poi certamente presente all’elezione di Gelasio II (24 gennaio 1118), come dimostra la particolareggiata descrizione che fa dell’evento nella biografia del pontefice. All’epoca egli svolgeva già l’incarico di guarzifer (garcifer) e ostiarius nella milizia pontificia, assunto sotto il pontificato di Pasquale II; e dato che l’elezione fu interrotta dall’irruzione di alcuni esponenti della famiglia Frangipane, è stato ipotizzato (Přerovský, 1978) che dietro l’espressione «inde custode remoto» si celi proprio Pandolfo, il quale sarebbe stato colto impreparato nell’esercizio della sua funzione di ostiarius. Nel marzo dello stesso anno è proprio Pandolfo a narrare che il nuovo papa lo insignì dell’ordine minore di esorcista e lettore, ed è forse a questa data che sarebbe possibile collocare il suo passaggio dalla milizia pontificia allo stato clericale («et me, suum guarziferum Pandulfum ostiarium, in lectorem et exorcistam promovit»).
Dopo un breve rientro a Roma, Gelasio II si diresse verso il sud della Penisola con il suo seguito tra cui Pandolfo e il cardinale Ugo dei XII Apostoli. Il pontefice trascorse le festività pasquali del 1118 a Capua, come testimonia lo stesso Pandolfo, e in seguito rientrò a Roma; ma durante la celebrazione di S. Prassede (21 luglio 1118) il pontefice venne nuovamente aggredito da alcuni esponenti della famiglia Frangipane (e la particolareggiata descrizione dell’episodio suggerisce anche in questo caso la presenza di Pandolfo come testimone degli eventi). Nei primi giorni del settembre 1118 Gelasio II si imbarcò alla volta di Pisa e della Gallia affidando al cardinale Ugo dei XII Apostoli l’incarico di provisor beneventanae curie. Pandolfo si diresse insieme allo zio nella città di Benevento («nobis Beneventum vergentibus»), dove è probabile che rimanesse per qualche tempo, ma forse non sino a giugno 1120 quando – giunto a Roma – il nuovo papa Callisto II (Gelasio II era morto a Cluny il 29 gennaio 1119) richiamò nell’Urbe il cardinale Ugo, che risiedeva ancora a Benevento; il testo infatti suggerisce che Pandolfo non fosse in quel momento al seguito dello zio («Hugonem cardinalem a Benevento vocavit»).
Dalla biografia di Callisto II emerge con sufficiente chiarezza che Pandolfo fece parte del seguito del nuovo pontefice durante il suo viaggio nel Sud della Penisola (luglio-dicembre 1120) e durante la sua permanenza a Benevento (8 agosto-16 ottobre). Pandolfo poi potrebbe essere rientrato con il seguito papale a Roma, dove il cardinale Ugo è attestato tra i sottoscrittori di bolle pontificie dal 3 gennaio al 17 aprile 1121. Agli anni 1120-1121, e in particolare al Natale del 1120, è forse possibile datare l’ordinazione suddiaconale impartita da Callisto II a Pandolfo come lo stesso biografo narra nella biografia del pontefice («meque Pandulfum usque ad subdiaconum ipse promovit»). All’ultimo scorcio del 1121 o al 1122 dovrebbe datarsi la morte dello zio di Pandolfo, il cardinale Ugo dei XII Apostoli, evento ricordato con tristezza nella biografia di Callisto II.
Ancora una volta, i ricchi particolari narrati nella biografia di Onorio II lasciano intendere che Pandolfo assisté alla contrastata elezione di Onorio II (15-16 dicembre 1124). Per alcuni anni non si hanno sue notizie, ma quando nel febbraio del 1130 la duplice elezione pontificia portò Innocenzo II e Anacleto II a contendersi la tiara, Pandolfo si schierò a favore di quest’ultimo. Fu probabilmente allora, nel corso del 1130, che egli venne insignito del titolo di cardinale diacono dei Ss. Cosma e Damiano (ma la circostanza non è certa, essendo basata sulla datazione all’8 febbraio 1131 – proposta da P.F. Palumbo (1942) e J.M. Martin (2000) – del primo privilegio papale sottoscritto da Pandolfo, indirizzato all’abate di S. Sofia di Benevento).
Le sue sottoscrizioni durante gli anni del pontificato di Anacleto II sono assai rade e nulla è possibile aggiungere sulla sua attività di cardinale dei Ss. Cosma e Damiano, anche a causa della dispersione della documentazione della cancelleria anacletiana e alla revoca da parte di Innocenzo II di ogni provvedimento attuato dall’antagonista. Tuttavia i pochi dati pervenuti mostrano che Pandolfo seguì Anacleto II durante i suoi soggiorni presso Benevento negli anni 1131 e 1135-1137.
Proprio in questi anni si colloca la stesura delle tre biografie del Liber Pontificalis: chiari riferimenti a eventi contemporanei alla stesura delle biografie consentono di datare la Vita di Gelasio II, l’unica che possa dirsi propriamente completa, a un periodo non anteriore al 1133. La biografia di Callisto II risulta meno accurata mentre quella di Onorio II è incompleta; esse potrebbero datarsi a un periodo compreso tra il 1133 e il 1138 (Přerovský, 1978).
Negli anni dello scisma Pandolfo, oltre a dedicarsi alla continuazione del Liber Pontificalis, sembrerebbe aver rivestito un ruolo di primissimo piano all’interno della cancelleria di Anacleto II: secondo l’opinione di J.M. March (1925) e di P.F. Palumbo (1942) sarebbero a lui attribuibili anche due celebri missive inviate all’arcivescovo di Compostela, Diego Gelmirez, e ai monaci di Cluny, lettere che costituiscono un vero e proprio manifesto del partito anacletiano.
Dopo la morte di Anacleto II, avvenuta il 25 gennaio 1138, e con la diaspora dei suoi sostenitori a seguito delle disposizioni di Innocenzo II, si perdono le tracce di Pandolfo. Si sa solo che quattro anni dopo, nel 1142, un manoscritto contenente le biografie da lui redatte era già nelle mani di Pietro Guglielmo, bibliotecario dell’abbazia di St. Gilles, che provvide a modificarne pesantemente il testo.
Fonti e Bibl.: A. Fabroni, Memorie istoriche di più illustri uomini pisani, I, Pisa 1790, pp. 53-69; Patrologiae cursus completus, series latina, a cura di J.-P. Migne, 220 voll., Paris 1844-1855 (in particolare per gli atti di Anacleto II, CLXXIX, coll. 695-732, l’epistola indirizzata ai monaci di Cluny attribuibile a Pandolfo, coll. 696-698); Regesta pontificum romanorum, a cura di P. Jaffé - W. Wattenbach - S. Loewenfeld, 2 voll., Leipzig 1885-1888 (in particolare I, JL, 8428, 8431); Liber Maiorichinus de gestis Pisanorum illustribus, a cura di C. Calisse, Roma 1904, p. X ; J.-M. Brixius, Die Mitglieder des Kardinalkollegiums von 1130-1181, Diss. Strassburg 1912, pp. 48 s.; J.M. March, Ancora su Pandolfo continuatore del Liber Pontificalis. Attribuzione di altre opere, in Civiltà cattolica LXVI (1915), 2, pp. 148-173; L. Duchesne, Le Liber Pontificalis aux maines des Guibertistes et des Pierléonistes, in Mélanges d’archéologie et d’histoire, XXXVIII (1920), pp. 165-193 (in partic. pp. 181-193); J. March, Liber Pontificalis prout extat in codice manuscripto Dertusensi textum genuinum complectens hactenus ex parte ineditum Pandulphi scriptoris pontificii, Barcelona 1925; P.F. Palumbo, Lo scisma del MCXXX. I precedenti, la vicenda romana e le ripercussioni europee della lotta tra Anacleto II e Innocenzo II col regesto degli atti di Anacleto II, Roma 1942, pp. 15 s., 122 s., 150 ss., 243, 252, 330, 332; Id., La cancelleria di Anacleto II, in Scritti di paleografia e diplomatica in onore di Vincenzo Federici, Firenze 1945, pp. 79-131; Le Liber Pontificalis. Texte, introductions et commentaire par l’abbé L. Duchesne, 2 voll. Paris 1886-1892, rist. Paris 1955, II, pp. XXXIV ss.; III, Additions et corrections de Mgr L. Duchesne, a cura di C. Vogel, Paris 1957; G. Billanovich, Gli umanisti e le cronache medioevali. Il «Liber Pontificalis», le «Decadi» di Tito Livio e il primo umanesimo a Roma, in Italia medioevale e umanistica, I (1958), pp. 103-137; B. Zenker, Die Mitglieder des Kardinalkollegiums von 1130 bis 1159, Diss. Würzburg 1964, pp. 145-146; C. Vogel, Le «Liber Pontificalis» dans l’édition de L. Duchesne, in Monseigneur Duchesne et son temps. Actes du colloque organisé per l’école française de Rome, Roma 1975, pp. 121-127; Liber Pontificalis nella recensione di Pietro Guglielmo OSB e del card. Pandolfo glossato da Pietro Bohier OSB, vescovo di Orvieto, a cura di U. Přerovský, I, Roma 1978, pp. 113-129 (fondamentali per la ricostruzione della biografia di Pandolfo); la lettera degli anacletiani inviata all’arcivescovo di Compostela e attribuibile a Pandolfo è in Historia Compostellana, a cura di E. Falque Rey, Turnhout 1988, pp. 455-458; B. Schilling, Guido von Vienne- Papst Calixt II., MGH, Schriften, 45, Hannover 1998, pp. 706 s.; Chronicon Sanctae Sophie (cod. Vat. Lat. 4939), a cura di J-M. Martin, Roma 2000, pp. 654-659, 662-666; P. Orth, Papstgeschichte im 11. Jahrhundert: Fortsetzung, Bearbeitung und Gebauch des Liber Pontificalis. Mit einer Appendix: Cursusgebrauch Verseinlangen in den Papstviten Pandulfs, in Latin Culture in the Eleventh Century. Proceedings of the Third International Conference on Medieval Latin Studies - Cambridge, September 9-12 1998, II, Turnhout 2002, pp. 258-280; Gesta Triumphalia per Pisanos facta, edizione critica, traduzione e commento a cura di G. Scalia, Firenze 2010, pp. LII-LVI. Sul cardinale Ugo dei XII Apostoli, zio di Pandolfo, cfr. R. Hüls, Kardinäle, Klerus und Kirchen Roms 1049-1130, Tübingen 1977, pp. 151 s.