ZALAMELLA , Pandolfo
ZALAMELLA (Zallamella), Pandolfo. – Nacque «di Guglielmo ai 29 agosto 1551» (Ginanni, 1769, p. 473) e fu battezzato in Ravenna il 13 settembre 1551 (Casadio, 1939, p. 152, dai registri battesimali del duomo di Ravenna). Non è noto il nome della madre. Le cronache di Serafino Pasolini (1703) lo dicono ultimo discendente di un’illustre famiglia ravennate, capostipite Benvenuto Fusconi de Zalamella, vissuto nel XV secolo.
Sacerdote e dottore in teologia, Zalamella approfondì gli studi morali e ricevette una robusta formazione musicale. Secondo una postilla in minuta presente nel fascicolo dell’anno 1575 del Liber ordinandorum anni 1566 fu ordinato suddiacono il 4 settembre 1572, diacono il 5 giugno 1574 e presbitero il 4 settembre 1575, ventiquattrenne (Casadio, 1939, p. 152). Intraprese gli studi musicali con Costanzo Porta, maestro di cappella nella cattedrale di Ravenna. Dalla dedica dei suoi Madrigali a cinque voci (Venezia, Giacomo Vincenti e Ricciardo Amadino, 1586), risulta ch’egli sarebbe stato il «primo scholare» del francescano cremonese; iniziò dunque la sua formazione fin dal 1567. Quando nel 1574 Porta dovette lasciare l’incarico ravennate per trasferirsi a Loreto, questi raccomandò per suo sostituto il ventitreenne Zalamella, la cui formazione musicale doveva già essere all’altezza del compito. Il giovane ottenne l’incarico e lo mantenne fino al rientro di Porta a Ravenna a metà del 1580. La Lettera del s. cavaliere Pomponio Spreti a Camillo suo figliuolo (Ravenna, Francesco Tebaldini, 1579) specifica che Zalamella fu uno dei precettori di musica nel seminario ravennate, lo stesso in cui a sua volta si era formato (Fabbri, 1978, e 1983, pp. 152 s.).
La sua unica raccolta di mottetti, Musica [...] quinque canenda vocibus (Venetiis, apud Angelum Gardanum, 1582), fu dedicata ad Antonio Giannotti, arcivescovo di Urbino dal 1578 e legato pontificio. Ne firmò la dedica e ne curò l’edizione Alessandro Vandini da Imola, amico del compositore e custode dei suoi «ingeniosos simul et pios cantus».
I mottetti della raccolta, corredati delle rispettive rubriche liturgiche, saranno stati composti per la cattedrale ravennate durante il suo magistero di cappella: non mancano quelli dedicati ai santi patroni Apollinare e Vitale. Le intestazioni apposte ai mottetti Vide domine afflictiones nostras e Gaudete in domino iterum dico, per la morte dell’arcivescovo di Ravenna Giulio Feltrio della Rovere e per l’elezione del successore, Cristoforo Boncompagni, permettono di datare i due brani tra il 3 settembre e il 15 ottobre 1578. Il libro suscitò interesse anche Oltralpe: cinque mottetti (Verbum caro factum est, Adorna thalamum tuum Syon, Ingrediente Domino, Foderunt manus meas e Non turbentur amplius) furono inclusi nella silloge Sacræ cantiones, cum quinque, sex et pluribus vocibus (Noribergæ, in officina typographica Catherinæ Gerlachiæ, 1585) compilata da Friedrich Lindner; Ingrediente Domino fu poi ripreso anche nel Florilegium selectissimarum cantionum di Erhard Bodenschatz (Lipsiae 1603) e mantenuto nella riedizione aggiornata (Florilegium Portense, editio altera, Lipsiae 1618).
Il 12 agosto 1584 Zalamella, già parroco di S. Croce, fu nominato canonico del duomo (Ginanni, 1769, p. 473). Tra il 1584 e il 1586 fu coinvolto in una controversia giudiziaria con lo stampatore Francesco Tebaldino per un libro di Vesperi per tutto l’anno in musica: sembra che l’editore non avesse rispettato appieno il contratto (Casadio, 1939, p. 153). Dalle carte relative alla lite processuale si apprende che Zalamella aveva corretto di persona le bozze di stampa della raccolta (p. 228).
Contrariamente a quanto supposto da Renato Casadio, il volume in questione vide effettivamente la luce: l’Inventarium über die von Erzherzog Siegmund Franz hinterlassenen Musikalien anno 1665 (Innsbruck, Tiroler Landesarchiv, Inventare A 1/25; edito in Waldner, 1916) testimonia infatti la presenza a Innsbruck di un esemplare dei suoi «Vespere complete», oggi perduto, unitamente a «Motetti [...] lib. prm. a 5» (quest’ultimo va identificato con la già citata Musica del 1582). Il nucleo librario descritto nell’inventario di Innsbruck proveniva dalla biblioteca musicale del ferrarese Antonio Goretti, dal nipote di questi, Lorenzo, venduta ai conti del Tirolo nel 1652 (Fabbri, 1996).
I Madrigali a cinque voci del 1586 si rivolgevano a Raffaele Rasponi, figlio di Teseo e di Giovanna Fabbri. Costui, già colonnello della Repubblica di Venezia nella guarnigione della Canea in Candia, aveva dimostrato d’essere un «pastore spirituale, [...] di continuo in visita d’amalati e poveri»: tanto dichiara, lodandolo, l’estensore della dedica dei madrigali, un non identificato «Incatenato Academico di Ravenna», amico e concittadino di Zalamella; e aggiunge che il musicista sacerdote fu al servizio di Rasponi, e che per le sue nozze con Agnese Filippi aveva composto il madrigale pubblicato in apertura, Or de’ novelli sposi, eseguito con «un magnifico concerto di voci, di lauti, spinette e viole da gamba». Nell’insieme, i madrigali del 1586 sono condotti su versi di rimatori non individuati e raramente messi in musica da altri autori; fanno eccezione il fortunato madrigale Donna, la bella mano / che per donar porgeste del milanese Francesco Panigarola e il sonetto petrarchesco Padre del ciel, dopo i perduti giorni.
Come si desume dalla dedica dei mottetti del 1582, Zalamella coltivò il diritto canonico e la teologia. Proprio per la serietà della sua formazione dottrinale il cardinale Domenico Pinelli, legato in Romagna dal luglio del 1586 al novembre del 1587, lo volle poi con sé come teologo a Roma (Pasolini, 1703; Ginanni, 1769, p. 473). Al porporato il sacerdote ravennate dedicò più tardi lo scritto teologico De peccatorum omnium pœnis in genere et specie apud Deum et apud homines et apud naturam ipsam (Ravennae, Franciscus Tebaldinus et Laurentius Zanottus, 1589).
Il libro dei Responsoria feriae V. VI. et sabbati hebdomadae sanctae [...] quibus additur motectum... (Venetiis, apud Angelum Gardanum, 1590; cfr. Firenze, Gonnelli Casa d’aste, Cat. 22, 30-31 genn. 2017, lotto 858) fu probabilmente il solo curato di proprio pugno da Zalamella, che lo dedicò a Ippolita Rossa Pia dei conti Rossi di San Secondo, vedova in seconde nozze di Lionello Pio, conte di Carpi.
Morì prima del 15 ottobre 1591. In quella data il nipote ed erede Giuliano Zalamella dedicò all’arcivescovo Boncompagni l’edizione postuma della Tabula quæstionum omnium Scoti cum reductione illarum ad unitatem triplicem alphabeti, scilicet materiæ et propositionis (Venetiis, apud Nicolaum Morettum, 1591).
Zalamella fu anche rimatore in volgare, autore di almeno otto sonetti apparsi in non specificate «raccolte de’ suoi tempi» (Ginanni, 1769, p. 474). Nelle Rime scelte de’ poeti ravennati antichi e moderni defunti (Ravenna 1739, p. 179) Pietro Paolo Ginanni incluse un suo madrigale poetico datato 1580, Mentre una vaga ninfa / entrando giva per temprar l’ardore.
Per ovvie ragioni anagrafiche, lo «Zaramella» autore della canzonetta Signora mia, voi sete tanto bella contenuta nel Secondo libro de canzon napolitane a tre voci di Giovanni Leonardo Primavera (Venezia, Claudio Merulo e Fausto Betanio, 1566) non si può identificare con il sacerdote e musicista ravennate.
Fonti e Bibl.: S. Pasolini, Huomini illustri di Ravenna antica et altri degni professori di lettere et armi, Bologna 1703, p. 57; G.O. Pitoni, Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica [1713-1730 circa], a cura di C. Ruini, Firenze 1988, p. 127; P.P. Ginanni, Memorie storico-critiche degli scrittori ravennati, II, Faenza 1769, pp. 473 s.; F. Waldner, Zwei Inventarien aus dem XVI. und XVII. Jahrhundert über hinterlassene Musikinstrumente und Musikalien am Innsbrucker Hofe, in Studien zur Musikwissenschaft, IV (1916), pp. 137-139; R. Casadio, La cappella musicale della cattedrale di Ravenna nel sec. XVI, in Note d’archivio per la storia musicale, XVI (1939), pp. 151-154, 228; A. Garbelotto, Il padre Costanzo Porta da Cremona, Roma 1955, pp. 94, 143; P. Fabbri, Vita musicale nel Cinquecento ravennate: qualche integrazione, in Rivista italiana di musicologia, XIII (1978), p. 52; Id., Tre secoli di musica a Ravenna: dalla Controriforma alla caduta dell’Antico Regime, Ravenna 1983, pp. 16, 18, 151-153; Id., Collezioni e strumenti musicali dall’Italia: due frammenti per la biografia monteverdiana, in «in Teutschland noch gantz ohnbekandt». Monteverdi-Rezeption und frühes Musiktheater im deutschsprachigen Raum, a cura di M. Engelhardt, Frankfurt a.M. 1996, pp. 270 s.; L.P. Pruett, Zallamella, P., in The new Grove dictionary of music and musicians, XXVII, London-New York 2001, p. 727; N. Giebelhausen, Zallamella, P., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XVII, Kassel 2007, col. 1315.