paneuropeismo
s. m. Concezione dell’Europa come entità unitaria, che tende a superare confini e divisioni di ogni tipo tra i suoi cittadini.
• La storia dell’Unione europea si può dividere in tre epoche. Il primo paneuropeismo risale agli anni Venti e Trenta, ma fu spazzato via dal conflitto scatenato dal nazismo. Amen. Poi venne l’era Monnet-Schuman, appunto, fondata sulla convinzione che bisognasse mettere in comune le risorse economiche (carbone e acciaio) per costruire l’unità politica. (Giuseppe Sarcina, Corriere della sera, 9 settembre 2012, p. 5, Primo Piano) • I fondatori delle istituzioni paneuropee erano nella maggior parte dei casi cattolici, come Robert Schuman, Konrad Adenauer e Jean Monnet. E avendo già trovato un senso di appartenenza nella Chiesa romana, che spesso coincideva con l’idea di Europa, i cattolici sono più inclini al paneuropeismo rispetto ai protestanti. Tuttavia non può essere questo il modello per l’Europa ‒ i cui cittadini abbracciano ogni fede, o nessuna. (Ian Buruma, trad. di Marzia Porta, Repubblica, 14 maggio 2014, p. 26, Commenti) • «L’avversario più chiassoso dell’Europa è, in tutti i Paesi, lo sciovinismo nazionalista, che vede nel paneuropeismo l’accerchiamento della propria nazione, che brandisce il rischio della denazionalizzazione e che, in nome della libertà e dell’onore patrio, protesta contro ogni abbandono della sovranità nazionale». [...] È una frase tratta dal pamphlet «Paneuropa», pubblicato nel 1923 a Zurigo dal conte Richard Nikolaus von Coudenhove-Kalergi: (Manlio Graziano, Corriere della sera, 24 dicembre 2016, La Lettura, p. 4).
- Composto dal confisso pan- aggiunto al s. m. europeismo.
- Già attestato nella Stampa del 9 dicembre 1922, p. 3 (Concetto Pettinato).