Vedi PANOPOLIS dell'anno: 1963 - 1996
PANOPOLIS (v. vol. V, p. 936)
In egiziano la città di P. era chiamata Ipw e Hnty-Mnw; da quest'ultimo nome derivano il greco Χέμμις e, attraverso il copto, l'arabo Akhmīm. P. fu il capoluogo del IX nòmos dell'Alto Egitto. Divenuta importante centro religioso e amministrativo a partire dalla V dinastia, mantenne questo ruolo fino all'avvento del cristianesimo in Egitto.
A NO della moderna città di Akhmīm, presso il villaggio di es-Salāmūnī, è situata la cappella rupestre dedicata al dio Min (meglio nota come la «Grotta di Pan»), scavata nella roccia durante il regno del sovrano Ay (XVIII dinastia). Essa consta di un cortile da cui si accede a un prònaos e a un naòs scavati nella roccia. Ai lati del cortile si dispongono cinque stanze (due a sinistra e tre a destra), sempre ricavate nella roccia. La funzione dello spèos è da porre in relazione con le attività di costruzione e di restauro condotte da Ay nella città di P.: era infatti il luogo di culto per gli operai impiegati nelle cave di pietra poco più a Ν e dalle quali veniva estratto il materiale per i lavori nella città. Le raffigurazioni di scene cultuali in relazione al dio Min risalgono invece a una fase di restauro di epoca tolemaica.
Recenti ricerche hanno posto in evidenza tre aree di interesse archeologico nel settore settentrionale della città moderna. Nel sito più importante, chiamato «Vigna del toro» (Karm at-Tawr), sono state rinvenute due statue colossali di Ramesse II e di sua figlia Meritamun, in origine disposte ai lati dell'entrata monumentale di un tempio andato quasi completamente perduto. Le pareti interne di questo ingresso si sono conservate fino a una certa altezza e presentano decorazioni di età romana: Antonino o Traiano; le rovine dovrebbero essere identificate con il tempio di Min.
Gli scarsi dati archeologici possono essere integrati con le fonti scritte che, dai documenti egiziani fino alle cronache lasciateci dai viaggiatori del secolo scorso, forniscono una preziosa testimonianza sulla vita di questo santuario. Un tempio dedicato a Min signore di P. (pr-Mnw) è già menzionato nell'Antico Regno. Di esso faceva forse parte una cappella funeraria dedicata al culto di uno dei due re della VI dinastia che portarono il nome Pepi. Tale pratica fu ripresa da Sesostris I che costruì nel santuario un luogo di culto dedicato a se stesso. Un radicale rifacimento oppure la ricostruzione del tempio è da attribuire a Thutmosis III. Ramesse II lo ampliò ulteriormente e Ramesse III aggiunse una cappella destinata al culto dinastico. L'importanza del santuario panopolita è dimostrata dalla continuità degli interventi costruttivi da parte di sovrani come Amasis, Neferite I, Psammutis e Akoris.
La statua di Meritamun è di notevole pregio artistico. La principessa è rappresentata in piedi, con una veste dal tipico panneggio dell'epoca a pieghe serrate. Il volto ovale è incorniciato da una parrucca a riccioli finissimi sormontata dalla corona a due piume. Il braccio sinistro è ripiegato sul petto e la mano stringe il flagello ricurvo delle regine. Il braccio destro è invece disteso sulla coscia e impugna il sistro, simbolo della funzione sacerdotale. L'iscrizione sul pilastro dorsale reca il nome della principessa, i suoi titoli e un elogio alla sua bellezza. Della statua di Ramesse II si sono conservati solo alcuni frammenti, tra cui uno della base con i cartigli del sovrano.
La seconda area di interesse archeologico si trova a 100 m dal gruppo di statue ramessidi, in direzione SO. In questa zona sono stati rinvenuti blocchi di calcare da attribuirsi a un portico di epoca romana o a un secondo tempio. Un altro importante nucleo di ritrovamenti è situato a NE. Si tratta ancora di blocchi di calcare appartenenti a un pavimento lastricato di epoca romana.
In epoca greco-romana P. si arricchì di un nuovo tempio di cui oggi restano solo le descrizioni dei viaggiatori arabi medievali. Da questi resoconti si è potuta ricostruire l'immagine di un tempio grandioso, equiparabile per dimensioni e ricchezza a quelli ben noti di Edfu e Dendera. Opere a carattere civile furono innalzate da Tolemeo II e IV, da Nerone, da Traiano e da Domiziano. In particolare a Traiano si deve la costruzione di un portico di cui è rimasto un blocco di copertura recante un'iscrizione dedicatoria e una rappresentazione zodiacale. Papiri documentari greci attestano, tra la fine del III e l'inizio del IV sec. d.C., l'esistenza di un teatro, di terme e di tre templi dedicati a Persefone, Ammone e Agathòs Dàimon, da identificare con gli dèi egiziani Repit, Min e Shai. Contemporanea è la prima chiesa di P., da porre in relazione con un'evangelizzazione precoce della regione e con la fondazione di tre monasteri pacomiani nella regione panopolita.
Nella falesia rocciosa a E di Ρ. sono state individuate tre necropoli che attestano un'occupazione continua del sito dall'Antico Regno all'epoca copta. Recenti lavori di scavo sono stati condotti nella necropoli di el-Ḥawāwīš, risalente all'Antico Regno. Le tombe presentano diverse tipologie: in generale si tratta di ipogei con camera rettangolare destinata al culto funerario e dal cui pavimento si dipartono una galleria o un pozzo che conducono alla camera funeraria. Le pareti della camera funeraria possono essere dipinte con scene di vita quotidiana, tipiche delle sepolture private dell'Antico Regno. La necropoli, le cui tombe appartenevano a funzionari dell'amministrazione o a sacerdoti del tempio di Min, fu riutilizzata per tutto il Medio Regno, per poi cadere in disuso durante la XVIII dinastia. Dalle altre due necropoli proviene una grandissima quantità di materiale di epoca romana e copta, oggi disperso nei musei di tutto il mondo.
P. fu famosa per la produzione di tessuti i cui motivi iconografici si ispirano tanto alla tradizione copta quanto a quella pagana. La coesistenza di queste tradizioni è attestata dal ritrovamento, in una sepoltura del V sec., di una fascia di seta con scene relative alla vita della vergine e di un tessuto con la raffigurazione di un'iniziazione ai misteri dionisiaci.
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