CONFIENZA, Pantaleone (Pantaleo de Confluentia, Pantaleo medicus)
Ignoriamo la data esatta di nascita di questo medico vercellese attivo nella seconda metà del sec. XV.
Si è ritenuto che Confienza fosse denominazione del paese di origine (Conflen) e non nome del casato, ma già nel Duecento sono ricordati un Giovanni Confienza (Iohanne de Conflenç), forse medico, di cui è traccia in due documenti del 1198 e del 1200, e un canonico Petrus (o Petrobonus) de Conflentia (cfr. F. Gabotto, Saggio di un dizionario dei medici e chirurghi..., in Boll. stor.-bibl. subalpino, XX [1916], 1-4, p. 18). Nel 1395 un Giacomo da Confienza era medico di casa Savoia; contemporaneo del C. fu Guglielmo Confienza, avvocato fiscale e consigliere di Ludovico duca di Savoia. Verso la fine del Quattrocento sono ricordati i medici Giacobino e Ludovico de Conflentia, ambedue originari di Vercelli, dottori del Collegio di medicina ed arti di Torino.
Non sappiamo presso quale università il C. studiasse giacché lo Studio vercellese, attivo forse già dalla fine del secolo XII, era stato soppiantato nel 1404 da quello di Torino, a sua volta rimasto inattivo dal 1427 fino al 1436 (cfr. E. Baggiolini, Lo Studio generale di Vercelli nel Medioevo, Vercelli 1888, pp. 126 s.). Il C. fu al servizio, pare fin dal 1440, del duca Ludovico di Savoia, nella duplice veste di archiatra e di consigliere, godendo per tale duplice funzione, di due provvisioni di 200 fiorini l'una; conservò queste cariche sotto il ducato di Amedeo IX (1465-1472), ma durante la minorità di Filiberto I fu privato dell'ufficio e della provvisione di consigliere, che gli venne di nuovo attribuita il 9 nov. 1480; fu infine al servizio di Bianca di Monferrato duchessa di Savoia, reggente durante la minorità di Carlo Giovanni Amedeo. Una lettera del 16 ag. 1478 attesta che era stato anche al servizio di Guglielmo VIII, marchese del Monferrato (cfr. F. Gabotto, p. 15 n. 4). Fu professore di medicina forse nello Studio di Torino e sicuramente in quello di Pavia nei cui atti relativi al 1492 compare come "Pantaleo Conflentia".
Viaggiò molto. Nel 1464 aveva accompagnato il duca Ludovico in una sua visita di tredici mesi in Francia. Come afferma egli stesso, conosceva bene la Bretagna, il Poitou, la Linguadoca, la Guienna, l'Angiò, la Normandia, e aveva soggiornato a lungo a Parigi e a Tours. Era stato anche in Germania, nelle Fiandre, in Inghilterra e in Svizzera. Nel corso di questi viaggi, di cui ignoriamo, allo stato attuale delle nostre conoscenze, gli esatti termini cronologici, aveva approfondito le sue cognizioni scientifiche, e maturato utili esperienze professionali, che avrebbe poi esposto nelle sue opere. Favorì attivamente l'introduzione dell'arte tipografica in Piemonte, incoraggiando l'iniziativa di Jean Fabre di Langres e Giovanni di Pietro (di origine tedesca), i quali nel 1474 stampavano a Torino, mentre l'anno successivo si trasferirono a Caselle per tornare a Torino nel 1476 e poi di nuovo a Caselle nel 1477. Ai due stampatori il C. assicurò l'appoggio e la protezione di Filiberto I, fornì il codice manoscritto che fu alla base della loro edizione dei Breviarium Romanum (cfr. il colophon dell'edizione di Torino del 1478: L. Hain, Repertorium..., n. 1890), e fece avere i fondi per la stampa delle Vitae sanctorum patrum di s. Gerolamo, come risulta dal colophon dell'edizione di Caselle: "Per clarissimum medicum et philosophum dominum Paritalionem perque Iohannem Fabri Galicum egregium artificem. De vitis sanctorum patrum volumina in Casellarum oppido feliciter impressa sunt. Anno domini MCCCC. LXXV. heroys calidoney luce penultima mensis augusti. Amen." (cfr. Hain, n. 8596).
A causa del silenzio delle fonti - è documentato per l'ultima volta nel 1492 -, ignoriamo il luogo e la data di morte del Confluenza. Lasciò un figlio, Giovanni Ludovico, che fu anch'egli medico.
Del C. ci sono giunte due opere scientifiche: la Summa lacticiniorum, sive Tractatus varii de butyro, de caseorum variarum gentium differentia et facultate, la cui prima edizione apparve il 9 luglio 1477: "Et per me M. Iohannem fabri galicum Thaurini impressa est" (Hain, n. 12-372); ed il Pillularium omnibus medicis quam necessarium, edito per la prima volta nel 1484, con ogni probabilità a Pavia per i tipi di Antonio Carcano (Hain, n. 1803). Si ha notizia di un terzo trattato del C., il De secretis, che, rimasto forse manoscritto, non è giunto sino a noi.
Nella Summa lacticiniorum l'autore tratta, in tre libri, dei vari tipi di latte che si possono ottenere a seconda dei pascoli, delle stagioni e delle razze bovine; illustra i diversi procedimenti usati per la coagulazione del latte e le differenti tecniche di caseificazione; enumera, dividendoli per nazioni e per regioni, gli svariati tipi di formaggi esistenti al tempo, analizzandone le caratteristiche, i pregi e i difetti, sia dal punto di vista della conservazione sia dal punto di vista del contenuto nutritivo; conclude con interessanti osservazioni mediche sulle diete casearie. Di notevole importanza per la storia della tecnica, oltre che per quella della scienza, l'opera ebbe una certa fortuna: alla edizione torinese del 1477, seguirono una seconda (Papiae 1517) ed una terza (Lugduni 1528).
Nel Pillularium il C., basandosi sull'esperienza di lunghi anni di studio e di attività professionale, espone con dovizia di argomentazioni teoriche, scientifiche e sperimentali desunte dalla pratica medica, la tesi secondo cui l'impiego di farmaci in pillole o in pastiglie può ricondurre alla norma non solo una funzione dell'organismo patologicamente alterata, ma può favorire anche i processi riparativi di una lesione. Dopo un'introduzione generale sulle piante medicinali e sulle droghe naturali che sono alla base dei farmaci, il C. parla delle modifiche funzionali prodotte da ogni sostanza attiva immessa in un essere vivente, ed individua le leggi che regolano la attività dei farmaci e la risposta dell'organismo nelle diverse condizioni fisiologiche, patologiche ed ambientali. Descrive poi le varie forme in cui si possono apprestare e presentare i farmaci - polveri, decotti, tinture, estratti - sottolineando il fatto che, per quanto attiene l'assunzione, l'assorbimento, la trasformazione e l'eliminazione, nonché per la varietà dei modi di impiego, la forma migliore e più duttile in cui si possa presentare un farmaco è quella della pillola. Il C. espone quindi i metodi relativi alla preparazione, alla purificazione e alla conservazione delle pillole; indica infine i diversi tipi di pastiglie da somministrare a seconda degli stati di sofferenza o dei traumi subiti dall'organismo; determina infine le dosi terapeuticamente utili e la loro più razionale posologia.
Fonti e Bibl.: G. Parodi, Elenco dei privilegi e degli atti dell'università di Pavia, Pavia 1753, ad Indicem; V. Malacarne, Delle opere de' medici e de' cerusici che nacquero o fiorirono prima del sec. XVI negli Stati della real casa di Savoia, Torino 1786, pp. 126 ss.; G. De Gregory, Istoria della vercellese letter. ed arti, I, Torino 1819, pp. 457 s.; G. Tiraboschi, Storia della letter. ital., III, Milano 1833, pp. 24 s.; L. Cibrario, Origini e progresso della monarchia di Savoia, II, Torino 1855, p. 283; V. Mandelli, Il Comune di Vercelli nel Medio Evo, III, Vercelli 1858, p. 46; C. Dionisotti, Notizie biogr. dei vercellesi illustri, Biella 1862, pp. 167 s., 232; L. Cibrario, Storia di Torino, I, Torino 1865, p. 403; F. Berlan, La introduz. della stampa in Savigliano, Saluzzo ed Asti, Torino 1887, pp. 84 ss.; F. Gabotto, Lo Stato sabaudo da Amedeo VIII ad Emanuele Filiberto, Torino 1892, 11, p. 15n. 4; III, pp. 217, 249 s.