Barbara, Paola
Nome d'arte di Paola Proto, attrice cinematografica, nata a Roma il 22 luglio 1912 e morta ad Anguillara Sabazia (Roma) il 2 ottobre 1989. Dotata di un fisico esuberante, di un sorriso contagioso e di un'inquieta malizia, ma anche di notevoli qualità drammatiche che la produzione contemporanea seppe valorizzare di rado, dalla metà degli anni Trenta, e per circa un decennio, fu una delle attrici più popolari del cinema italiano, interpretando un film dietro l'altro diretta da registi di abile mestiere e scaltro artigianato.Il suo esordio nel cinema avvenne nel 1935 con una piccola parte nel film Campo di maggio di Giovacchino Forzano; l'anno successivo si mise in luce nella parte di un'ardita sciatrice in Amazzoni bianche di Gennaro Righelli, esile e spensierato film da lei stessa finanziato, e nella commedia L'antenato di Guido Brignone, accanto al noto attore teatrale Antonio Gandusio. Seppe interpretare commediole di evasione, drammi storici e lacrimevoli melodrammi, passando con disinvoltura dal brio richiesto per il ruolo di una ballerina (Eravamo 7 sorelle, 1938, di Nunzio Malasomma) e di una canzonettista ora napoletana ora francese (Napoli che non muore e Follie del secolo, entrambi diretti da Amleto Palermi nel 1939) al romanticismo di una moglie borghese (Turbine, 1941, di Camillo Mastrocinque) o di una nobildonna veneziana (Il ponte dei sospiri, 1940, di Mario Bonnard; Il bravo di Venezia, 1941, di Carlo Campogalliani) e fu a suo agio perfino nel goffo film d'azione Lotte nell'ombra (1938) di Domenico M. Gambino, celebre acrobata dei tempi del muto con il nome d'arte di Saetta. Il suo ruolo più complesso resta però quello della ragazza madre di La peccatrice (1940), sadica parabola scritta da Umberto Barbaro, Luigi Chiarini e Francesco Pasinetti e diretta da Palermi: nel film, che combina uno stilizzato accademismo con il verismo più schietto, la B. espia la sua sensualità rinunciando all'amore e scivolando sempre più in basso, fino al postribolo dal quale la salverà il perdono materno. Nel 1941, sul set del film Confessione di Flavio Calzavara, nel quale interpreta il ruolo di una provocante assassina, incontrò l'allora assistente regista Primo Zeglio, che avrebbe sposato e che l'avrebbe diretta spesso nella seconda parte della sua carriera. Durante la guerra accettò di realizzare in Spagna Sucedió en Damasco (1943) diretto da José López Rubio e, nella versione italiana, Accadde a Damasco, da Zeglio, nel quale è l'odalisca Zobeida. Nell'inverno 1942-43 recitò in Febbre (1943), scritto da Corrado Alvaro e ancora diretto da Zeglio, nel quale interpreta il ruolo convenzionale della maliarda assassina, perennemente avvolta nel fumo delle sue sigarette. Tornata in Italia nel dopoguerra, dopo vari film spagnoli di esiguo interesse, la B. non riuscì a ripetere i successi degli anni Trenta, e, pur lavorando ancora per Campogalliani, Bonnard e Zeglio, le furono offerti solo ruoli stereotipati. Nel 1958 apparve in uno dei primi sceneggiati televisivi, Canne al vento, diretto da Mario Landi, e in seguito nell'episodio Processo di seconda istanza (1967) nell'ambito della serie Sheridan, squadra omicidi. Contemporaneamente, con lo pseudonimo esotico di Pauline Baards, interpretava modesti western diretti dal marito. Malinconiche le sue ultime apparizioni in Irene, Irene (1975) di Peter Del Monte e Scherzi da prete (1978) di Pierfrancesco Pingitore.