Borboni, Paola
Attrice teatrale e cinematografica, nata a Golese (Parma) il 1° gennaio 1900 e morta a Bodio Lomnago (Varese) il 9 aprile 1995. Tra le principali interpreti teatrali italiane del Novecento, nel corso della sua carriera, lunga quasi settant'anni, fu protagonista di clamorose battaglie culturali e di costume. Donna eccentrica e anticonformista, libera nelle scelte artistiche come in quelle sentimentali, mattatrice moderna e allo stesso tempo istrionica, divenne una sorta di leggenda vivente del palcoscenico. Nel cinema italiano è stata una presenza costante, una buffa caratterista dalla spumeggiante verve comica, però mai la protagonista che avrebbe meritato di essere. Figlia dell'impresario lirico Giuseppe, esordì sulle scene nel 1916 con la compagnia di A. De Sanctis, rivelandosi fin dall'anno successivo come protagonista di Dio della vendetta di S. Asch. Passò quindi alla compagnia R. Calò - E. Wnorowska (1918) e in seguito lavorò con I. Gramatica (1920). Vivace, estrosa, dotata di insolita personalità, nel corso della sua attività con la compagnia di A. Falconi (1921-1929) fu protagonista di un clamoroso scandalo, mostrando per prima in Italia il seno nudo sul palcoscenico durante la rappresentazione di Alga marina di C. Veneziani (1925). Nel 1933 R. Ruggeri la chiamò a far parte della sua compagnia, e si specializzò quindi come attrice pirandelliana fino a costituire tra il 1942 e il 1943 una compagnia destinata a rappresentare unicamente il grande drammaturgo siciliano. Dopo un tempestoso sodalizio artistico e sentimentale con l'attore Salvo Randone (1942-1946), nel dopoguerra fu diretta da registi come Orazio Costa, Luchino Visconti, Giorgio Strehler e Franco Zeffirelli e si impose fra l'altro nel monologo, un genere all'epoca poco praticato in Italia. Nel 1972 sposò il poeta B. Vilar, molto più giovane di lei, del quale però rimase tragicamente vedova poco dopo, in seguito a un incidente stradale. L'incidente la segnò, ma non la tolse alle scene, dove si mostrò per anni con il bastone. Per lei il poeta M. Luzi scrisse il testo Io, Paola, la commediante.
Grazie al suo aspetto spiritoso e non convenzionale apparve nel cinema fin dai tempi del muto nei film di Giuseppe Sterni (Jacopo Ortis, 1918; L'ora della morte, 1921; Sinfonia pastorale, 1921) e di Guerino (Il bacio di un re, 1919; Il furto del sentimento, 1919; Gli artigli d'acciaio, 1920, serial a episodi). Da allora interpretò centinaia di film: spassosa nello Smemorato (1936) di Gennaro Righelli, frizzante in L'uomo che sorride (1936) di Mario Mattoli, finì relegata in ruoli macchiettistici e privi di spessore in commediole sempre più convenzionali. Petulante russa nel garbato Le sorelle Materassi (1944) di Ferdinando Maria Poggioli e attrice veneziana in La locandiera (1944) di Luigi Chiarini, nel dopoguerra ripropose spesso, con varianti e sfumature e in film disuguali, il ruolo della madre, cui l'età, l'aspetto e la vivacità sembravano destinarla almeno sullo schermo: da Roma, ore 11 (1952) di Giuseppe De Santis a I vitelloni (1953) di Federico Fellini, o Terza liceo (1954) di Luciano Emmer. Nel 1953 fu una donna delle pulizie in Roman holiday (Vacanze romane) di William Wyler e qualche anno dopo un'esuberante popolana in L'oro di Roma (1961) di Carlo Lizzani. Nessuno dei molti film comici cui partecipò in seguito aggiunse qualcosa a una carriera cinematografica che risulta incompiuta e nella quale, paradossalmente, è apparsa spesso in ruoli antitetici rispetto a quelli problematici e moderni che prediligeva in teatro e nella vita.
F. Savio, M.A. Prolo, Borboni Paola, in Enciclopedia dello spettacolo, 2° vol., Roma 1954, ad vocem.