SUPINO, Paola
Nata a Roma il 12 maggio 1942, seconda figlia di Giuseppe e di Lidia Grabher dopo il fratello Adolfo, maggiore di cinque anni. Il padre, funzionario ministeriale, nutriva interessi letterari e umanistici che Supino assorbì in famiglia; la madre, laureata in chimica attraversando studi classici, era sorella dell’italianista e dantista Carlo Grabher, molto presente nella vita familiare delle due sorelle, Clara e Lidia. Conseguita la maturità classica nel 1960 presso il liceo Ennio Quirino Visconti di Roma, e iscrittasi alla facoltà di lettere dell’Università di Roma La Sapienza, Supino si indirizzò molto presto alla paleografia, alla diplomatica e alla storia medievale.
Nell’ambito dell’Istituto di paleografia della facoltà, erede del Gabinetto fondato nel 1887 da Ernesto Monaci, andava costituendosi attorno a Giorgio Cencetti una scuola di ricerca paleografica e diplomatistica di rilievo internazionale assoluto. Presto nota come «scuola romana», alimentata dall’eredità didattica e scientifica di Franco Bartoloni, prematuramente scomparso nel 1956, e dal magistero di Cencetti e di Alessandro Pratesi, vi esercitava ricerca scientifica, didattica non incardinata e assistenza alle tesi Armando Petrucci, al cui magistero e, nel tempo, alla cui amicizia fraterna Supino rimase sempre legata. In quegli stessi anni, partecipava collateralmente al clima di impegno politico studentesco, e ne ebbe occasione di stringere rapporti e amicizie duraturi e di conoscere Bruno Martini di Valleaperta, che avrebbe sposato il 19 luglio 1969.
Nella «scuola romana», Supino si formò scientificamente alla pratica rigorosa delle discipline paleografico-diplomatistiche, collaborando, quando era ancora studentessa, alla schedatura delle carte dell’Archivio dell’Abbazia di S. Croce di Sassovivo, depositate presso l’Arcivescovado di Spoleto, secondo un progetto di studio e pubblicazione concepito da Bartoloni, allestito e seguito da Cencetti e Pratesi e pubblicato dai diplomatisti della scuola romana dal 1973 in avanti. Avviata da Cencetti allo studio della complessa collezione inedita di circa seicento documenti dei secoli XIII-XVI raccolti sotto il nome di Margarita Cornetana (Tarquinia, Archivio comunale, ms. XIV-A.I), ne fece oggetto della tesi di laurea discussa il 14 luglio 1965, relatore Giorgio Cencetti, con il massimo dei voti e la lode.
Dopo la laurea, mentre conseguiva la borsa di addestramento per laureati dal CNR-Comitato nazionale di scienze storiche, filosofiche e filologiche (1966-1969) e l’abilitazione all’insegnamento delle materie letterarie nelle scuole medie, cl. I/C (1968), e collaborava intensivamente al Repertorium fontium historiae Medii Aevi diretto dall’Istituto storico italiano per il medioevo (1965-1976), affrontò un decennio di intensa attività didattica presso le Università di Roma e di Salerno: a Roma fu assistente volontaria di paleografia e diplomatica per l’Istituto di paleografia, 1965-1968; assistente supplente di archivistica speciale per la Scuola speciale archivisti e bibliotecari, 1968 - 1971; assistente ordinario di diplomatica, 1971-1976; a Salerno fu incaricata di paleografia e diplomatica per la facoltà di lettere nel 1974-1976. La carriera proseguì attraverso varie sedi universitarie: vincitrice di concorso nel novembre del 1975, fu professore ordinario di paleografia e diplomatica a Lecce per la facoltà di lettere, dal febbraio del 1976, poi a Salerno nel 1978-1982; di paleografia latina dal 1982 alla Sapienza, per la Scuola speciale archivisti e bibliotecari fino al 1992 e in aggiunta per la Scuola nazionale di archeologia tra il 1982 e il 1983; infine, dal 1992, ordinario di paleografia e diplomatica per la facoltà di lettere, succedendo ad Armando Petrucci.
L’impegno costante nella didattica, praticata con curiosità e rigore e di grande presa sugli allievi, lasciò traccia della 'scuola romana' nelle sedi di Lecce e Salerno e poté svilupparsi pienamente nella stabilità degli anni romani, ampliandosi alla formazione avanzata alla ricerca svolta per il dottorato in paleografia greca e latina presso la Sapienza, fondato nel 1985 e unico in Europa, del quale Supino fu membro dall’inizio e coordinatrice dal 1990.
La definizione dei percorsi di ricerca e della figura di studiosa tra i più rappresentativi della paleografia, riconosciuta in ambito italiano e internazionale per forte spessore metodologico e per capacità raffinata di analisi, può essere seguita cronologicamente e tematicamente avendone presente la pratica di una paleografia 'totale', soggetta ad analisi rigorosa, a forte considerazione del contesto extrapaleografico e a chiara vocazione alla collaborazione interdisciplinare: convinta l’adesione, fin dagli anni Settanta, alla concezione innovativa della paleografia, introdotta nel panorama internazionale da Armando Petrucci, intesa come storia della scrittura nel suo divenire determinato dalle condizioni della società non meno che dalla tecnica, e inclusiva di ogni tipologia di manifestazione grafica, renitente a rigide paratie cronologiche.
Agli esordi, la formazione di diplomatista acquisita alla scuola di Cencetti e di Pratesi dava luogo all’edizione completa degli Statuti medievali di Foligno, in collaborazione con Vittorio De Donato e Giovanna Nicolaj, e a quella dei regesti della Margarita Cornetana (entrambi nel 1969), a studi storico-diplomatistici su Corneto (1968, 1972, 1974), a un primo acuto esercizio di carattere più spiccatamente metodologico (Note sulle petizioni in forma di ‘capitula’, 1973), cui si affiancavano in numero rilevante le voci per il Dizionario biografico degli Italiani e le recensioni di spessore critico saliente. Maturavano nel contempo orientamenti di ricerca nella paleografia latina progressivamente più ampi, presto destinati a prevalere e a connotare la sua personalità scientifica, diretti alla produzione scrittoria romana, alle scritture altomedievali dell’Italia centrale e alla Collezione canonica chietina del codice Città del Vaticano, conservato in Biblioteca apost. Vaticana, Reg. lat. 1997 (1976, 1977; Carolina romana e minuscola romanesca, 1974), con contributi di grande rilievo per rigore tecnico e interpretativo e capacità di contestualizzazione storica.
Negli anni di Lecce e di Salerno, in parte dedicati a sondaggi, di ricaduta innanzitutto didattica, nei fondi documentari della Biblioteca provinciale di Lecce, dei monasteri di S. Chiara di Nardò e della Curia vescovile neretina, Supino iniziò a collaborare al periodico portavoce dell’Istituto di paleografia e della scuola romana, Scrittura e civiltà, attivo dal 1977, e concentrò l’indagine paleografica sulla realtà grafica di Roma nella prima età carolingia dando esito a uno studio, in collaborazione con Petrucci, destinato a fare scuola per le acquisizioni e per il metodo innovativo, che accoglieva e praticava la lezione di Jean Mallon di 'paleografia totale' (Materiali ed ipotesi per una storia della cultura scritta nella Roma del IX secolo, 1978).
Al medesimo filone appartengono la ricerca, sostanziata da salda conoscenza della documentazione della medesima origine, sul famoso e problematico Evangeliario di S. Maria in Via Lata, in Biblioteca apostolica Vaticana, S. Maria in Via Lata, I.45 (1980); gli approfondimenti e le nuove segnalazioni per la produzione libraria di Subiaco e Tivoli (1979), di Farfa e S. Eutizio (1983); l’attenzione alla produzione documentaria di area farfense (1984). Delineatasi come un dato costante nella sua riflessione scientifica, l’indagine paleografica e libraria relativa a Roma e alla Terra Sancti Petri valse a Supino il riconoscimento di specialista del tema.
Membro dal 1984 della Società romana di storia patria, dal 1986 del Comité international de paléographie latine, nel 1987 pubblicò il monumentale studio sulla minuscola romanesca, Roma e l'area grafica romanesca (secoli X-XII), scaturito dal censimento di tutti i testimoni condotto dalla seconda metà degli anni Settanta.
Il lavoro fu recepito, anche in ambiti disciplinari extrapaleografici contigui quali quelli storico, filologico, storico-artistico, come modello di monografia ‘totale’, memore dell’antecedente operato da Elias A. Lowe per la beneventana, su una scrittura nel tempo, sui centri di produzione individuati e il raggio di diffusione, sulle tipologie librarie e testuali che la adottarono e le implicazioni storico-artistiche e storico-linguistiche che ne emergevano.
Negli anni romani Supino si misurò con responsabilità accademiche che talora le procurarono, per il rigore esercitato, alcune asperità di rapporti nel confronto tra prassi divergenti della vita universitaria, e diede intanto luogo a un ventennio di elaborazione e produzione scientifica molto intense.
Dall’edizione di documentazione lucchese (Lucca, in Chartae latinae antiquiores, voll. I, V, VIII, 1988-1990) sviluppò la riflessione sulle sottoscrizioni documentarie altomedievali nelle loro complesse valenze paleografiche e nella relazione con le problematiche dell’alfabetismo (1992, 1995). Sul versante paleografico, diresse e condusse un ampio censimento delle sottoscrizioni di copista in ambito latino e romanzo (Il libro e il tempo, 1993) destinato ad alimentare quello che sarebbe poi stato l’ultimo, incompiuto progetto di ricerca, ed elaborò apporti di forte rilievo metodologico e di lunga ricaduta quanto alla storia e alla coscienza di sé della disciplina e alla matura consapevolezza di limiti e prospettive dei metodi tradizionali (La paleografia latina in Italia da Giorgio Concetti ai giorni nostri, 1987; Paleografia latina: bilanci e prospettive, 1995; Sul metodo paleografico. Formulazione di problemi per una discussione, 1995). Coltivò temi di ricerca molteplici, aprendo prospettive critiche innovative nella riflessione sul rapporto scrittura/leggibilità nell’alto medioevo, in particolare rispetto alla cultura longobarda (Scrittura e leggibilità in Italia nel secolo X, 1996; Contributo alla storia della lettura: la rinascenza carolingia, 1998; Cultura grafica della Langobardia maior, 2001); nell’indagine delle gotiche librarie, considerate nei loro apporti di novità grafica e nelle temibili implicazioni di criteri di datazione e localizzazione in larga parte ancora poco definiti (Linee metodologiche per lo studio dei manoscritti in "litterae textuales", 1993; Il libro nuovo, 1994; Orientamenti per la datazione e la localizzazione delle cosiddette ‘litterae textuales’, 2000); nella retrodatazione, nuova proposta genetica e decisa connessione con fermenti preumanistici di inizio XIV secolo, presentate per la semigotica (Per la storia della ‘semigotica’, 1998). Ancora attivo l’apporto alle tematiche connesse a scrittura, libro e documento di area romana e italocentrale (Aspetti della cultura grafica a Roma fra Gregorio Magno e Gregorio VII, 2001; Società e cultura scritta, 2001; Scrivere le reliquie a Roma nel Medioevo, 2002; Aspetti della cultura grafica dell’Umbria altomedievale, 2001; L’inventario del sec. XII della biblioteca di s. Croce di Fonte Avellana, 2002), con acquisizioni non prescindibili sul fenomeno delle Bibbie atlantiche nel quadro storico della riforma cosiddetta gregoriana (La scrittura delle Scritture, sec. XI - XII, 1988; Origine e diffusione della Bibbia atlantica, 2000).
Nell’ambito epigrafico, per il quale l’interesse era esplicito fino dagli esordi del suo percorso di ricerche 'romane', partecipò ai vasti lavori preparatori dell’impresa editoriale delle Inscriptiones medii aevi Italiae, varata nel 1996 dal Centro italiano di studi sull’alto medioevo di Spoleto, che le conferì la responsabilità del volume di apertura dedicato all’edizione delle epigrafi medievali della provincia di Viterbo, parte I (Inscriptiones Medii Aevi Italiae (saec. VI-XII). Lazio - Viterbo, 1): ne curò la sezione dedicata a Civita Castellana e diresse il lavoro del gruppo di studio per le altre sezioni.
Il volume, ultimato nel 2001, uscì postumo nel giugno del 2002. Mentre infatti concepiva la prosecuzione di una ricerca sul rapporto tra scrittura e nozione del tempo, i cui primi impulsi risalivano a circa un decennio prima, Supino morì, dopo pochi mesi di malattia inesorabile, il 9 maggio 2002 a Roma.
La bibliografia, sopra elencata solo in parte e per titoli talvolta abbreviati, è censita integralmente in appendice a Scritti “romani”. Scrittura, libri e cultura a Roma in età medievale, a cura di G. Ancidei et al., Roma 2012, pp. 309-319; il volume pubblica una scelta mirata dei contributi critici censiti. Altra selezione degli scritti è raccolta in Saggi scelti. metodi e itinerari di ricerca per una storia della cultura scritta, a cura di G. Capriolo - G. De Gregorio - M. Galante, Salerno 2016.
Nell'archivio privato Martini di Valleaperta è conservata la seguente documentazione: Consiglio nazionale delle ricerche - Comitato nazionale di scienze storiche, filosofiche e filologiche, prot. 214/9441, 19.10.1966; n. 53540, 28.2.1969; Ministero della Pubblica Istruzione, n. 2976, 7.4.72; nomina n. 609, 1.2.1976; n. 3379, 15.11.1978; n. 1610, 13.10.1979; n. 1426, 30.10.1982; Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica, prot. 5678, 19.11.1992; Università di Roma La Sapienza, prot. G55304, 6.12.1965; G 80241, 5.1.83; G115315, 30.4.1983; Decreti Rettorali 1.12.1965, n. 3339, 6.3.1969; n. 4454, 21.3.1970; n. 5400, 26.2.71; Roma, Scuola Speciale Archivisti e Bibliotecari, prot. 1064, 18.9.1968; Università di Salerno, prot. 8565, 11.8.1975; 77/OP, 9.1.1976; 1153, 29.11.1978; Decreti Rettorali, n. 9409, 25.10.1976; Università di Lecce, n. 3768, 26.4.76. E. Condello, P. S. Martini (1942-2002), in Gazette du livre médiéval, 2002, n. 40, pp. 116 s.; C. Grabher, Gli infiniti perché. Cento anni: una vita, Roma 2002; M. Galante - L. Miglio, Presentazione, in Archivio della società romana di storia patria, CXXXV (2012), pp. 343-349.