PAOLINO Veneto
Erudito francescano attivo nella prima metà del sec. 14°, autore di opere di argomento storico, geografico, politico e mitologico.Nato a Venezia tra il 1270 e il 1274, P. svolse una rapida carriera in seno all'Ordine francescano - i documenti lo attestano lettore, probabilmente di teologia, a Venezia nel 1301; custode della Provincia di Venezia nel 1304; inquisitore della Marca di Treviso nel 1305-1308 - e approdò nel 1315 all'attività diplomatica, alla quale si dedicò prima come legato della Repubblica di Venezia presso Roberto d'Angiò (1315-1316 e 1320), poi, dopo il suo trasferimento presso la corte pontificia avignonese e la nomina a penitenziere apostolico (1321 ca.), come ambasciatore del papa presso la Serenissima (1322-1326). Eletto vescovo di Pozzuoli nel 1324 - forse grazie all'interessamento dello stesso re Roberto -, divenne ben presto uno dei principali esponenti politici e culturali della corte angioina, all'interno della quale rivestì la carica di consigliere reale, che mantenne dal 1328 fino alla morte, nel 1344.Le sue due opere maggiori, la Chronologia magna (o Compendium) e la Satyrica historia, portate a termine tra il 1321 e il 1323, ma aggiornate successivamente, sono cronache universali da Adamo ed Eva fino all'età contemporanea, che includono nell'esposizione dei principali eventi politici e religiosi passi contenenti florilegi di autori antichi, biografie di santi, descrizioni geografiche, storie mitologiche, spesso concepiti come piccole trattazioni autonome (De diis gentium, De mappa mundi, De ludo scachorum). P. può essere considerato una figura di particolare interesse nella storia della decorazione libraria italiana della prima metà del sec. 14° sia sul piano iconografico sia, indirettamente, su quello stilistico, nonché uno degli autori-chiave nello sviluppo della cartografia medievale.Nei sei manoscritti pervenuti (Chronologia magna: Venezia, Bibl. Naz. Marciana, lat. Z. 399 (1610); Londra, BL, Egert. 1500; Parigi, BN, lat. 4939; Roma, BAV, Vat. lat. 1960, cc. 1-47; Satyrica historia: Roma, BAV, Vat. lat. 1960, cc. 49-264; Cesena, Bibl. Com. Malatestiana, S.XI.5; Firenze, Laur., Plut. 21.sin.1), eseguiti tra il 1323-1328 e il 1343 quasi certamente sotto il controllo diretto dello stesso P., alla ricchezza e alla varietà dei soggetti trattati nel testo fa riscontro un commento figurativo eccezionalmente dettagliato e incline alla narrazione spicciola, particolarmente nelle numerose vignette di piccole dimensioni contenenti scene di carattere biblico, mitologico e storico. In queste ultime, la frequente assenza di tradizioni iconografiche consolidate per gli episodi ispirati alla cronaca recente o contemporanea si riflette nell'elaborazione di invenzioni figurative inedite. L'insolita e stretta relazione fra il testo e le immagini esplicative espressamente previste dall'autore, che seguono scrupolosamente la narrazione, spesso insinuandosi nello specchio scrittorio, fa di questi due trattati e del loro apparato illustrativo una delle più antiche formulazioni di quel genere artistico-letterario delle 'cronache per immagini' che avrebbe riscosso notevole fortuna nel secolo successivo.Accanto alle rappresentazioni narrative appaiono nelle opere di P. anche figurazioni di carattere composito: carte geografiche, piante di città, immagini simboliche o esplicative di vario genere, come per es. la rappresentazione degli scacchi che accompagna la trattazione De ludo scachorum, nella quale, sulla scorta del Liber de moribus hominum et de officiis nobilium di Iacopo di Cessole, della fine del sec. 13°, P. propone un'interpretazione di questo gioco come allegoria dell'ordinamento di uno Stato modello. Tra i pedoni vengono così raffigurati sulla scacchiera i principali esponenti della borghesia cittadina, con i loro attributi iconografici, accuratamente commentati da didascalie inserite nei singoli riquadri (Roma, BAV, Vat. lat. 1960, c. 268v; Venezia, Bibl. Naz. Marciana, lat. Z. 399 (1610), c. 12r).Dell'originalità della concezione del rapporto testo-immagine che caratterizza l'opera di P. è testimonianza anche l'organizzazione del contenuto della Chronologia magna in un complesso di tavole cronologico-sinottiche ripartite in colonne, all'interno delle quali sono disposti, l'uno sotto l'altro e accompagnati da didascalie, i ritratti dei personaggi giuridicamente significativi di ciascun periodo storico - tra i quali, per quanto riguarda l'Antichità, sono annoverate anche le divinità pagane (Londra, BL, Egert. 1500, c. 6r) -, mentre nelle colonne accanto spiccano le immagini dei re di altri popoli, dei papi, degli scrittori e degli altri personaggi famosi coevi. Nel codice Vat. lat. 1960, contenente una versione ridotta del trattato, queste tavole sincroniche si espandono fino addirittura a sostituire il testo.L'illustrazione delle opere di P. costituisce un'importante tappa nello sviluppo di un genere, la rappresentazione cartografica, che nel Medioevo, come nell'età moderna, fu concepito come un'applicazione dell'arte al servizio della tecnica e dunque ampiamente coltivato dagli artisti, come testimonia, negli stessi anni di P., il celebre mappamondo rotante dipinto da Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico a Siena. A completamento dell'apparato figurativo della Chronologia magna P. pose - come nel Liber secretorum fidelium Crucis del veneziano Marin Sanudo il Vecchio, che egli aveva esaminato ad Avignone nel 1321 - un ricco corredo di rappresentazioni cartografiche. Accanto alle carte di tipo 'storico' che, in linea con la tradizione più tipicamente medievale, descrivono regioni e città (con i relativi monumenti) per lo più di interesse sacro, secondo una situazione immutabile o non più esistente, basandosi essenzialmente sulla collazione di fonti iconografiche e testuali precedenti, figurano alcuni preziosi esemplari di mappe 'topografiche', tra le quali le due carte della penisola italiana, poste in appendice al codice Vat. lat. 1960 (cc. 266v-268r), uniscono per la prima volta alla precisa descrizione del profilo costiero ricavata dalle carte nautiche lossodromiche - già presente nelle carte geografiche di Pietro Vesconte e di Sanudo - la rappresentazione delle formazioni montuose e della rete fluviale interna, rese attraverso differenti colorazioni. All'origine dell'esecuzione di queste prime carte geografiche dell'Italia si è voluto vedere (Degenhart, Schmitt, 1973, pp. 20, 84-85) un collegamento con il progetto di una pictura Italiae coltivato da Roberto d'Angiò e da Francesco Petrarca. Ciò porterebbe a confermare la congettura che vede nel sontuoso codice Vat. lat. 1960, decorato a Napoli tra il 1334 e il 1339 e contenente, unico tra i codici di P., la rappresentazione dell'incoronazione di Carlo I d'Angiò a re di Sicilia (c. 259r), un possibile esemplare-dono offerto al sovrano angioino dallo stesso P., suo consigliere e familiaris (Degenhart, Schmitt, 1973, pp. 20, 84, 87, 103).Illustrati esclusivamente da disegni a penna saltuariamente ravvivati da sobrie velature di colore, i sei codici della Chronologia magna e della Satyrica historia riflettono nei mutamenti stilistici gli spostamenti di P. tra Venezia, Avignone e Napoli e, talvolta, i suoi contatti personali. Così, il più antico esemplare della Chronologia magna (Venezia, Bibl. Naz. Marciana, lat. Z. 399 [1610]), autografo e databile verso il 1323-1328, dovette essere eseguito nella bottega veneziana che nello stesso periodo decorò i manoscritti del Liber di Sanudo (Bruxelles, Bibl. Royale, 9404-9405 e 9437-9438) appartenuti al re di Francia Filippo VI (1328-1350) e che promosse lo sviluppo di quella tendenza antimonumentale, sostanzialmente estranea agli influssi della pittura paleologa, che si protrasse nella miniatura locale fino alla seconda metà del secolo.Non meno significativa fu l'importanza delle opere di P. per quanto riguarda la storia della miniatura napoletana: la delicata vivacità e l'acuta tensione che caratterizzano le illustrazioni di un gruppo omogeneo di codici comprendenti il codice Vat. lat. 1960 e gli altri due esemplari della Satyrica historia, pressappoco coevi, trovano uno stretto confronto formale con il gruppo di manoscritti di soggetto religioso legati alla Bibbia di Malines, decorata da Cristoforo Orimina entro il 1342 e appartenuta a Niccolò Alunno d'Alife (Lovanio, Universiteitsbibl., Fac. Theol. 1), ponendo così questi codici napoletani di P. tra le prime testimonianze di quell'indirizzo stilistico che avrebbe dominato la miniatura di corte angioina fino agli anni sessanta del Trecento.
Bibl.: A. Ghinato, Fr. Paolino da Venezia O. F. M., vescovo di Pozzuoli (+1344) (Studi e testi francescani, 1), Roma 1951; B. Degenhart, A. Schmitt, Marino Sanudo und Paolino Veneto. Zwei Literaten des 14. Jahrhunderts in ihrer Wirkung auf Buchillustrierung und Kartographie in Venedig, Avignon und Neapel, RömJKg 14, 1973, pp. 1-137 (con bibl.); I. Heullant-Donat, Entrer dans l'histoire. Paolino da Venezia et les prologues de ses Chroniques Universelles, MAH 105, 1993, pp. 381-442 (con bibl.).F. Cecchini