CAVALLERI (Cavaleri, Cavalleris), Paolo Agostino
Nato a Borgomanero (Novara) nel 1742, entrò giovanissimo nella Congregazione dei chierici regolari di S. Paolo, emettendo la professione nel 1758. Compì i suoi studi nei monasteri di S. Carlo ai Catinari a Roma e di S. Barnaba a Milano, intraprendendo quindi la carriera dell'insegnamento. Fu lettore di teologia dal 1771 a Roma, donde fu trasferito a Macerata come maestro di retorica. Nel 1783 ad Asti riprese l'insegnamento della teologia e pubblicò la traduzione dal francese di un'opera ascetica, i Sentimenti di compunzione del servo di Dio Raimondo Recrosio ch. reg. di S. Paolo e vescovo di Nizza (Vercelli 1786), alla quale egli stesso premise una breve biografia. Nel 1789 il C. ritornò a Roma, sempre come lettore di teologia a S. Carlo ai Catinari. Della sua attività d'insegnamento sono testimonianza alcune anonime tesi teologiche, intitolate Syllabus propositionum theologicarum...(Romae 1792), che meritarono le lodi del filocuriale Giornale ecclesiastico di Roma (15 sett. 1792, pp. 145 s.).
In realtà già da qualche anno egli era legato da profonda amicizia con due dei redattori di questo periodico, Michelangelo Toni e Domenico Antonio Marsella, il quale ultimo era stato anche suo allievo. In tal modo era entrato a far parte di quel battagliero gruppo antigiansenista e controrivoluzionario, noto per la sua diffidenza verso gli ex gesuiti e molto vicino agli orientamenti impersonati dal cardinale Giacinto Sigismondo Gerdil, di cui il C. stesso era valido collaboratore e consigliere.
Uscita alla luce nel marzo 1792 l'opera di N. Spedalieri De' diritti dell'uomo (datata Assisi 1791), il C. compose e pubblicò nel giugno la pseudonima Lettera dall'Adriatico del signor Antonio Bianchi sopra l'opera de' diritti dell'uomo del sig. abate D. Nicola Spedalieri (Roma 1792), stampata presso la tipografia di Giovanni Zempel, la stessa che pubblicava il Giornale ecclesiastico. L'opuscolo s'inquadra in quel gruppo di scritti probabilmente commissionati dalla stessa Curia romana per dare qualche soddisfazione alle proteste inoltrate da alcuni governi italiani ed europei contro le teorie spedalieriane, che contemplavano la liceità della deposizione del sovrano ingiusto. Avevano così visto la luce a Roma nello spazio di un mese le Lettere II ... sull'opera de' diritti dell'uomo... di Giuseppe Tamagna, l'anonima La dottrina del sig. ab. Nicola Spedalieri sulla sovranità confutata da per se stessa. Discorso di un sacerdote romano e il Ragguaglio del giudizio formato dell'opera intitolata De' diritti dell'uomo e delle prime quattro impugnazioni della medesima del domenicano T. M. Soldati consultore della Congregazione dell'Indice.
Nella sua operetta, oltre a confutare nella maniera più netta la teoria contrattualistica del potere accolta dal filosofo siciliano, il C. gli rimprovera di aver provato l'esistenza dei diritti naturali prescindendo dalla religione rivelata. Il C. nega, in particolare, che il diritto di proprietà possa essere giustificato alla luce della ragione. Se è vero - argomenta il C. - che lo scopo del legislatore dev'essere "la maggior felicità del maggior numero degli individui... noi preghiamo tutti i Filosofi prescindenti o ad atterrar questo assioma, o a mostrare come sussistendo esso, possa sussistere il diritto di proprietà abbondanti, per cui mentre pochissimi nuotano nell'opulenza, la massima parte degli uomini è condannata a non avere, che un pajo di braccia, e stare a mensa imbandita senza poter mangiare, ed a non poter perfezionarsi ec. Sempre più si vede, che i Signori sono in pericolo di perdere tutte le loro proprietà, se lasciam luogo ai principii de' Prescindenti" (p. 27). La disuguaglianza sociale ed economica, secondo il C., è invece conseguenza dello stato corrotto dell'uomo, che a causa del peccato non può raggiungere la felicità sulla terra; la rinuncia alla ricchezza e la rassegnazione alle sofferenze della miseria, inaccettabili sul piano razionale, possono quindi essere determinate soltanto dalla fede cattolica (e qui affiora il concetto utilitaristico della religione come unica garante dell'Ordine sociale).
Per queste idee, che giungevano fino ad affermare la contraddittorietà della ragione non sostenuta dalla certezza della rivelazione, il C. fu accusato di pirronismo e, addirittura, di essere un seguace del Bayle, dall'abate Giuseppe Piatti nella Difesa dei diritti dell'uomo del signor abbate Nicola Spedalieri in risposta alla lettera dall'Adriatico del signor Antonio Bianchi. Si prescinde dal sistema contro la sovranità, il quale anzi brevemente si confuta, Assisi 1793.
Il C. fu quindi costretto a replicare con il Supplemento e difesa della lettera Adriatica di Antonio Bianchi, Roma 1793,in cui riaffermava l'inconsistenza di ogni morale che non fosse fondata sulla rivelazione, citando a suo sostegno l'autorità di autori come Gerdil, Bergier, Gauchat e Valsecchi. Riaffioravano così le intransigenti teorie agostiniane in materia teologico-morale contro quelle che erano considerate le deviazioni molinistiche dello Spedalieri e dei suoi alleati.
Qualche anno dopo il C. fu trasferito nuovamente nel collegio dei barnabiti di Macerata, ove pubblicò ancora le tesi Excerpta ex logica et metaphysica quae ab obiectis vindicabunt Cl. Reg. S. Pauli...(Maceratae 1796). Dopo l'occupazione francese dello Stato della Chiesa e l'istituzione della Repubblica romana, nel 1798 il C. fu espulso e rimpatriato. Morì a Novara il 16 febbr. 1803.
Fonti e Bibl.: D. A. Marsella, De Michaele Angelo Tonio commentarius auctus et iterum editus, Romae 1822, pp. XXXV s.; G. Barluzzi, Elogio del sacerdote D. A. Marsella, Roma 1835, pp. 18 s.; G. Boffito, Scrittori barnabiti..., I, Firenze 1933, p. 442; L. Levati-P. M. De Candia, Menologio dei barnabiti, II, Genova 1933, pp. 304, 335; G. Giraldi, La sovranità popolare nella polemica Spedalieri-Tamburini, in Riv. intern. di filosofia del diritto, XXXII(1955), p. 305; S. Rota Ghibaudi, La fortuna di Rousseau in Italia (1750-1815), Torino 1961, pp. 192 s.; G. Pignatelli, Aspetti della propaganda cattolica a Roma da Pio VI a Leone XII, Roma 1974, ad Indicem.