AGELLI, Paolo Antonio
Nacque a Forlì alla fine del sec. XVII. Compiuti i primi studi nel convento di Cesena, si fece francescano conventuale; addottoratosi in teologia, fu nominato inquisitore a Padova, in data non precisata. Presumibilmente durante la sua permanenza in questa città, l'A. fondò, a Belluno, l'Accademia degli Anistamici, che prese il posto di quella allora già non più esistente degli Elevati.
Essendo stato, il 29 apr. 1741, scacciato da Firenze l'inquisitore Paolo Antonio Ambrogi domenicano, per le ripercussioni del processo intentato a carico di Tommaso Crudeli, l'A. fu incaricato di sostituirlo. Il suo potere, però, fu molto limitato da alcune precise disposizioni granducali, che gli vietavano espressamente di incarcerare i rei, di formare i processi, di esercitare il controllo sulla stampa. Inoltre il 28 marzo 1743 il granduca Francesco Stefano emanò un editto col quale venne praticamente abolita la consegna di una copia delle opere stampate al tribunale dell'Inquisizione.
L'A. ravvisò in questo provvedimento una offesa e un avvilimento del tribunale stesso e ricorse a Roma. La Congregazione del Sant'Offizio, reagendo all'iniziativa del granduca, il 17 apr. 1743 proibì a tutti gli stampatori e autori del granducato di Toscana di pubblicare senza l'assenso del tribunale dell'Inquisizione. Inoltre il 20 aprile Benedetto XIV scrisse direttamente al granduca per ottenere la revoca del provvedimento. Il 29 giugno il granduca rispose rivendicando i propri diritti di principe sovrano; nel frattempo ordinò di mantenere in vigore il decreto e di sospendere da ogni attività il tribunale dell'Inquisizione in Firenze. Trascorsero così ben undici anni, finché nel 1754 si venne ad un accomodamento fra la Toscana e Roma, per cui Benedetto XIV abolì il decreto della Congregazione del Sant'Offizio del 17 apr. 1743 e il granduca permise la riapertura del tribunale. L'annunzio di questo accordo fu dato a Firenze in un editto firmato dal nunzio apostolico Braglia, dall'arcivescovo Incontri e dall'inquisitore Agelli.
Ignoriamo sin quando l'A. sia rimasto a Firenze. Morì il 6 luglio 1771.
Ci restano le testimonianze di una sua notevole attività letteraria. Fra il 1722 e il 1727 l'A. fu arcade della colonia cremonese e sue rime si leggono nelle raccolte curate da quegli accademici in quegli anni (Prosa, corona e rime all'ill.mo e rev.mo mons. Alessandro Litta, Cremona 1722; Rime in applauso del sig. abbate d. G. Paravicini, Cremona 1725; Applausi della colonia cremonese degli Arcadi per la solenne funzione del sinodo, Cremona 1727). A Firenze strinse cordiali rapporti col canonico bibliotecario A. M. Bandini e coll'abate L. Mehus (cfr. G. Gaspari, Catalogo della Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, I, Bologna 1890, p. 152, per il codice contenente centoventidue sue lettere ai suddetti).
Tra le sue opere, alcune rimaste inedite come il De erectione Ecclesiae S. Antonii Patavini et iure fratrum minorum in eam, l'Opus de traditionibus e la Vita di S. Antonio da Padova, ricordiamo il Compendio della vita di Giuseppe da Copertino, pubblicato a Livorno nel 1753 e dedicato all'arciduca Giuseppe d'Austria, il Compendio della vita di San Pietro Regalato dell'ordine minore dei conventuali..., Venezia 1747 (altra ediz., ibid. 1748), le Resolutiones morales, Tridenti 1776. Sua è anche una Versio Psalmi CXLI et Himnorum Officii Sanctorum Ordinis Propriorum, inedita.
Bibl.: V. Lancetti, Biografia cremonese, I, Milano 1819, p. 88; A. Zobi, Storia civile della Toscana, I, Firenze 1850, p. 335; N. Rodolico, Stato e Chiesa in Toscana durante la Reggenza lorenese (1737-1765), Firenze 1910, p. 210; G. Conti, Firenze dopo i Medici, Firenze 1921, p. 182; M. Maylender, Storia delle Accademie d'Italia, I, Bologna 1926, p. 209; D. Sparacio, Frammenti bio-bibliogr. di scrittori ed autori minori conventuali, Assisi 1931, p. 4; G. G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad scriptores trium ordinum S. Francisci, III, Romae 1936, p. 284.