CROVERI, Paolo Antonio Teresio
Nacque in Gassino, provincia di Torino, il 18 ag. 1887, da Giuseppe, veterinario nel suo paese, e da Maria Chiesa. Compiuti gli studi medi presso il liceo "Gioberti" di Torino, si iscrisse alla facoltà di medicina veterinaria di quella città. Fino dal 1905 frequentò l'istituto diretto da E. Perroncito, che fu il suo primo maestro nella ricerca batteriologica e parassitologica. Nel 1909 conseguì la laurea in medicina veterinaria; fu quindi assistente e aiuto volontario del Perroncito, finché venne chiamato alle armi. A causa degli eventi bellici prestò servizio militare per molti anni come ufficiale veterinario. Inviato dapprima in Libia, nel 1913 fu assegnato al laboratorio batteriologico militare del ministero della Guerra; successivamente fu assistente militare all'Istituto di igiene dell'università di Roma, diretto da A. Celli, e lavorò sotto la guida di D. De Blasi, occupandosi della sezione batteriologica. In quel periodo conseguì il perfezionamento in igiene.
Nell'ottobre 1914 fu comandato al ministero delle Colonie e inviato in Somalia, ove si stava organizzando l'Istituto sierovaccinogeno; per la sua competenza batteriologica il C. ne fu nominato direttore agli inizi del 1915. L'Istituto sierovaccinogeno somalo, la sola istituzione scientifica organizzata nelle colonie, era dotato di sufficienti mezzi di ricerca; ospitava medici e veterinari impegnati nello studio delle malattie infettive e parassitarie, preparava sieri e vaccini che, attraverso speciali sezioni mobili, venivano distribuiti in tutto il territorio somalo. Il C. ne tenne la direzione fino al 1919; si adoperò per la realizzazione e l'organizzazione di nuovi locali a Merca e il suo lavoro permise di raccogliere esaurienti informazioni sulla situazione sanitaria locale e sulle patologie prevalenti umane e veterinarie.
Nel 1919 tornò in patria, assegnato di nuovo al laboratorio batteriologico del ministero della Guerra fino al congedo dal servizio militare. Si iscrisse allora al quarto anno della facoltà di medicina e chirurgia dell'università di Torino. La lunga esperienza pratica e l'attività scientifica avevano frattanto consolidato la sua egregia fama di studioso delle malattie tropicali e subtropicali. Nel 1920 venne chiamato in Argentina, a Buenos Aires, a dirigere un istituto sieroterapico; anche in quella sede si segnalò per le sue capacità di ricercatore e fu nominato direttore di laboratorio nella facoltà di medicina di Buenos Aires, dal 1922 al 1926, con l'incarico di insegnamento delle tecniche di laboratorio applicate alla clinica. Frequentò contemporaneamente le cliniche chirurgica e medica e collaborò a studi sulle malattie parassitarie più frequenti in Argentina.
Tornato in Italia nel 1927, terminò gli studi di medicina, laureandosi nel 1928. Nel 1929 ottenne a Bologna la specializzazione in patologia coloniale; nel 1930 conseguì la libera docenza in parassitologia, Fu quindi in Francia per qualche tempo, per frequentare gli istituti di parassitologia e di protistologia di Parigi.
La sua personalità scientifica era ormai matura e la successiva carriera si dimostrò rapida e ricca di riconoscimenti. Nel 1931 entrò come aiuto volontario all'Istituto di patologia chirurgica di Torino, diretto da O. Uffreduzzi, ove gli venne affidata la direzione dei laboratori che, dopo la soppressione dell'Istituto di parassitologia del Perroncito, erano diventati il centro di ricerche parassitologiche dell'università. In quel periodo frequentò l'Istituto di anatomia patologica di F. Vanzetti e cominciò a tenere un corso libero integrativo di parassitologia; collaborò contemporaneamente con F. Micheli nella clinica medica e affiancò A. Azzi, direttore dell'Istituto di batteriologia e microbiologia, nell'insegnamento della protozoologia. Dal 1931 al 1934 fu incaricato dell'insegnamento di elmintologia e malattie da elminti nel corso di perfezionamento in patologia coloniale all'università di Modena.
Nel 1933 fu chiamato all'università di Messina con l'incarico dell'insegnamento ufficiale di patologia esotica e coloniale, poi mutato in corso complementare di clinica delle malattie tropicali e subtropicali; a Messina ebbe anche l'incarico di direttore dell'Istituto di igiene e polizia sanitaria nella facoltà di medicina veterinaria. Nel 1934 ottenne la libera docenza in patologia tropicale e subtropicale. Nel 1936 lasciò la Sicilia per tornare all'università di Torino con l'incarico del corso complementare di clinica delle malattie tropicali e subtropicali e parassitologia. Di lì a poco ottenne l'incarico, della direzione della clinica delle malattie tropicali, che venne creata allora nell'università torinese. Nel 1938 divenne professore straordinario di clinica delle malattie tropicali all'università di Modena ed entrò a far parte del Consiglio nazionale delle ricerche.
Il C. è ricordato come una delle personalità più feconde tra gli studiosi italiani di malattie tropicali. In quegli anni i progressi scientifici della batteriologia e della parassitologia andavano rinnovando e sviluppando questi studi; anche la crescente espansione coloniale alimentava la disciplina; nei maggiori centri universitari europei venivano fondati istituti, laboratori e scuole e nascevano società e periodici specialistici. Egli si inserì precocemente nella schiera di ricercatori che portarono il contributo di nuove osservazioni interdisciplinari; si avvalse del tirocinio alla scuola del Perroncito che lo aveva indirizzato a una severa metodologia di ricerca; fu avvantaggiato dalla sua duplice esperienza nel campo della medicina umana e veterinaria che gli permise di evidenziare con lucidità la stretta interdipendenza dei due ambiti scientifici, anche in questioni rilevanti come quella dei "serbatoi di virus" extraumani; fece tesoro dei molti anni diconoscenza diretta dell'ambiente coloniale africano e del Sudamerica che arricchirono e affinarono la sua già solida preparazione.
La sua attività scientifica è raccolta in più di cinquanta pubblicazioni. Tra i primi lavori merita di essere citato quello Sulla azione svolta dalla direzione dell'Istituto sierovaccinogeno della Somalia Italiana dal 1915 al 1918, Roma 1919, che era un rapporto inviato al ministero delle Colonie sulle esperienze svolte nell'istituto di Merca e soprattutto sulla lotta contro la peste bovina che imperversava in quel territorio; la campagna di vaccinazione effettuata dalle speciali unità mobili dell'Istituto diede risultati molto soddisfacenti. Negli anni della sua permanenza in Africa il C. dedicò molte accurate indagini, anche sperimentali, alle malattie infettive e parassitarie animali e umane, che gli permisero di acquisire una profonda conoscenza della nosografia coloniale; su questo argomento tornò più volte con diversi lavori che compendiò poi in un utile manuale, scritto in collaborazione con G. Izar: Nosografia delle nostre colonie, Milano 1935.
Nel 1917 si era occupato della strongilosi intestinale epizootica dei dromedari, una grave malattia conosciuta da tempo dagli indigeni somali con il nome di Ber Cursu, che in quell'anno era scoppiata violentissima, studiandone attentamente la sintomatologia, le reazioni biologiche e l'anatomia patologica e riuscendo a individuarne l'eziolologia nell'associazione di due strongilidi: Trichostrongylus probolorus e Anthostrongylus somalilensis Croveri 1917, quest'ultimo mai descritto in precedenza. Individuata la fonte di infestazione negli stagni artificiali preparati per l'abbeverata, il C. aveva indicato opportuni presidi profilattici e terapeutici. In quel periodo aveva anche studiato le tripanosomiasi, compiendo ricerche sistematiche sulle modalità di trasmissione e sugli insetti vettori e organizzando a questo scopo stazioni di cattura e l'allevamento in laboratorio della glossina. Nel 1919 scoprì nella colonia una varietà del tripanosoma trovato nel 1902 da A. Theiler nel sangue di bovini in Sudafrica, che denominò Trypanosoma theileri var. somalilensis. Inoltre studiò e perfezionò un nuovo metodo di colorazione del tripanosoma con coloranti comuni, in sostituzione del Giemsa, o lo chiamò "tricroma".
Nel periodo americano si dedicò a studi sul batteriofago e sulle malattie intestinali. Nel 1921 pubblicò a Buenos Aires la monografia La peste bovina, sotto gli auspici del ministero dell'Agricoltura argentino, in occasione dell'imperversare di una violenta epizoia in Brasile. Tra i vari campi di indagine che affrontò Poi al suo ritorno in Italia si può ricordare la serie di ricerche condotte in collaborazione con l'Uffreduzzi a Torino, tra il 1931 e il 1934, e in particolare la descrizione di un micete che, per caratteristiche colturali e biochimiche, apparve appartenere a una nuova specie, il Trichosporon Uffreduzzii n. sp. Ciferri e Croveri 1934. Al terzo congresso di studi coloniali in Firenze, nel 1937, presentò una esauriente relazione sul gruppo delle malattie esantematiche trasmesse da artropodi. Nello stesso anno si occupò della giardiasi, che era ritenuta una delle protozoosi più ribelli alle cure, e riferì dei suoi esperimenti terapeutici (Sulla terapia delle giardiasi, in Rass. intern. di clin. e ter., XVIII [1937], pp. 641-650, 688-695). L'opera principale del C. resta tuttavia la Patologia tropicale e parassitaria, Torino 1935; di questo trattato, previsto in due volumi, fu pubblicata solo la prima parte dedicata alle malattie da protozoi dell'uomo e degli animali, ove si trovano organicamente raccolti i principali contributi dello scienziato che aveva vissuto a lungo nei paesi tropicali e aveva acquisito una profonda conoscenza pratica di quelle malattie. Nell'introduzione, definiti i compiti del medico coloniale, studiava i rapporti tra climatologia e patologia tropicale e la nosografia delle colonie, trattando minuziosamente di ogni malattia. La trattazione è poi dedicata ai grossi capitoli delle spirochetosi e delle malattie affini, dell'amebiasi, delle leishmaniosi e delle tripanosomiasi; ogni argomento appare integrato da una breve rivista delle malattie protozoarie degli animali che fa rilevare l'intimo rapporto tra la patologia urnana e quella veterinaria, soprattutto in ordine a problemi importanti come quello dei "serbatoi di virus" extraumani. Questo lavoro ponderoso accrebbe la notorietà scientifica del C. e ne confermò le capacità di ricercatore e di maestro.
Accanto alle tappe della sua carriera scientifica e universitaria occorre però ricordare anche il suo impegno nella vita pubblica, politica e sindacale: si adoperò in favore della propaganda coloniale e fu presidente della sezione piemontese dell'Istituto coloniale fascista nel 1932; fu anche fiduciario nel Direttorio piemontese autori e scrittori, membro del consiglio direttivo della Società di medicina e igiene coloniale, socio di varie Accademie italiane e straniere.
Durante la campagna in Africa orientale, nel 1936, il C. fu nominato maggiore medico della marina militare e prestò servizio per breve tempo come capo reparto medicina sulla nave "California". Visse gli ultimi anni a Torino insieme con la moglie, Gabriella Sobrero, e i due figli; e a Torino morì improvvisamente, a soli cinquantadue anni, il 12 dic. 1939.
Bibl.: Necr. in Annuario d. R. Università di Torino. 1939-40, pp. 419-420; in L'Univers. ital., 1940, n. 1, p. 11.