CLARICI, Paolo Bartolomeo
Figlio di Antongirolamo e Michelangela de' Vignai, nacque ad Ancona il 6 giugno 1664. Lasciata per sempre la città natale, si recò ancor giovane a Roma, dove si applicò, presso il collegio Nazareno, allo studio delle arti liberali e delle scienze divine. A ventitré anni si trasferì a Padova, dove visse facendo il mercante, ma non tralasciando la sua particolare propensione per lo studio e il disegno di carte geografiche. Si andava frattanto sviluppando in lui - presumibilmente anche per la prossimità dell'antico e ricchissimo Orto padovano - sempre maggiore interesse per la storia delle piante, argomento sul quale intratteneva anche corrispondenza con varie parti del mondo.
Giorgio Corner, cardinale e vescovo di Padova, lo volle consacrare sacerdote all'età di cinquantatré anni, e lo tenne poi sempre caro nella vita ecclesiastica e negli studi. Gli commissionò una topografia della diocesi padovana (Diocesi di Padova con tutta la sua estensione ne' vicini territorj), pubblicata a Padova nel 1720. Nel 1721, su richiesta del doge Giovanni Corner, fratello del cardinale, il C. eseguì la topografia del Polesine e di Rovigo. La prima di queste due compilazioni topografiche meritò un articolo sul Giornale de' letterati del 1722, dove si riconobbe all'autore capacità tecnica e precisione nell'aggiornamento cartografico, tanto da includerlo buon ultimo in una serie di illustri scienziati che avevano studiato il territorio veneto.
Lo stesso cardinal Corner gli commise poi due grandi quadri, destinati ad ornare la sala di udienza nel palazzo vescovile, raffiguranti uno la Diocesi padovana, e l'altro Luoghi e ville soggette ai feudi del vescovado, opere che il C. condusse a termine in un anno (Amico Ricci, che scriveva nel 1834, li dice trasferiti nell'atrio della Biblioteca del Seminario: risultano attualmente dispersi).
In questo frattempo, la benevolenza del porporato verso di lui si era manifestata anche con la sua nomina a prefetto di una accademia di scultura e pittura fondata a Padova in quegli anni.
Come al cardinale Giorgio Corner, così anche a Gerardo Sagredo, procuratore di S. Marco, interessavano il culto e l'arte dei giardini. Fu così che, per impulso di questo suo nuovo mecenate - essendo frattanto morto il cardinale -, il C. cominciò a raccogliere le sue conoscenze ed esperienze in campo botanico per pubblicarle in un volume, che vide poi la luce soltanto postumo.
Negli ultimi anni della sua vita il C. visse a Udine, ivi condotto da un altro fratello del cardinale Corner, Federico, luogotenente della Repubblica veneta in quella città; dove, tra l'altro, aderì all'Accademia degli Sventati, e compì opere storiche e topografiche, rimaste tuttavia inedite. A detta delle fonti, l'unica altra sua opera di cartografia che venne stampata fu una Tavola geografica di tutte le strade e contadi,che portano dal Veneto Dominio in Germania, eseguita per compiacere all'ambasciatore veneto presso l'imperatore.
L'opera per la quale, tuttavia, il C. è stato sempre ricordato, sia dai botanici sia dai lessicografi, è la Istoria e coltura delle piante che sono pe'l fiore più ragguardevoli,e più distinte per ornare un giardino in tutto il tempo dell'anno con un copioso Trattato degli agrumi, dedicata al Sagredo e pubblicata postuma a Venezia nel 1726.
Il volume inizia con la dedica al Sagredo da parte di Domenico Maria Clarici, fratello dell'autore e curatore dell'opera; segue una notizia biografica sull'autore (che è l'unica fonte alla quale, a partire dalla recensione-necrologio del Giornale de' letterati del 1727, tutti si rifanno); poi, compilati dall'autore, un glossario di termini botanici e una vasta bibliografia specialistica. L'opera vera e propria è divisa in quattro parti dedicate, nell'ordine, alla struttura e storia del giardino; alla tecnica delle coltivazioni; alla storia delle piante; agli agrumi. Nelle pagine contenenti la prima parte è inclusa un'incisione in foglio (di Francesco Zucchi, disegnata da Giovanni Filippini), raffigurante la Villa di Marocco a Mogliano Veneto, proprietà di Zaccaria Sagredo, alle cui dipendenze sembra che il C. svolgesse, appunto, il compito di conservatore dei giardini. L'illustrazione mostra un vastissimo giardino all'italiana, arricchito da complicate geometrie di coltivazioni diverse, da elementi decorativi e opere d'arte, e da effigi marmoree di personaggi storici scelti, secondo il testo, non casualmente. La villa, che sorgeva sulla riva del fiume Dese, non esiste più, e con essa è malauguratamente scomparso anche il giardino che la circondava (Mazzotti, 1953, con riproduzione). La seconda parte del libro ebbe anche stampa e diffusione a sé, poiché i consigli pratici in essa contenuti circa le operazioni di semina, trapianto, potatura, ecc. in ciascun mese dell'anno ne facevano un comodo manuale per giardinieri.
L'opera meritò citazioni in diversi repertori bibliografici del primo Ottocento (Gamba, Moschini, Haym), probabilmente perché già nella prima metà del Settecento aveva stimolato l'attenzione di studiosi come Scipione Maffei e Giampietro Bergantini.
Il C. morì a Padova il 25 dic. 1725.
Fonti e Bibl.: Giornale de' letterati d'Italia (Venezia), XXXIII (1722), 2, pp. 447-481; XXXVIII (1727), 1, pp. 338-348; S. Maffei, Esame del libro intitolato dell'eloquenza italiana, Rovereto 1739, p. 25; G. Bergantini, Della volgare elocuzione..., Venezia 1740, pp. 204, 787 s., 804; N. F. Haym, Biblioteca ital. ossia notizia de' libri rari italiani, Milano 1803, III, p. 198; G. Moschini, Della letter. venez. del sec. XVIII fino a' nostri giorni, Venezia 1806, pp. 33 e nota 2, 34; A. Ricci, Mem. stor. delle arti e degli artisti della Marca di Ancona, Macerata 1834, II, pp. 373-375, 379 s.; B. Gamba, Serie dei testi di lingua e di altre opere importanti nella italiana lett. scritte dal sec. XIV al XIX, Venezia 1839, p. 598 n. 2198; G. A. Pritzel, Thesaurus literatura ebotanicae, Lipsiae 1872, p. 63; C. Ferretti, Mem. storico-critiche dei pittori anconitani dal XV al XIX sec., Ancona 1883, pp. 52-54; P. A. Saccardo, La botanica in Italia, Venezia 1895, I, p. 52; II, p. 32; P. Giangiacomi, Guida spirituale di Ancona, Ancona 1933, pp. 170-171; E. Falqui, Antol. della prosa scientifica italiana del Seicento, Firenze 1943, I, pp. XXXII, LXXV; II, pp. 725-735; G. Mazzotti, Le ville venete (catal.), Treviso 1953, pp. 607-610; M. Natalucci, Ancona attraverso i secoli, Città di Castello 1960, II, p. 326; L. Bagrow, History of Cartography, Cambridge 1964, s. v.; G. Natali, Il Settecento, Milano 1964, I, pp. 186 s., 224.