Benvenuti, Paolo
Regista cinematografico, nato a Pisa il 30 gennaio 1946. Con la coerenza e il rigore stilistico dei suoi film, anomali rispetto alle consuetudini del cinema italiano, B. mostra la volontà di confrontarsi con il passato attraverso l'analisi delle fonti storiche (verbali, cronache, memorie, ricerche, fotografie). Analogamente ai metodi di lavoro di Roberto Rossellini o di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet, di cui fu assistente all'inizio degli anni Settanta, l'approfondimento storico non risulta interessato alla verosimiglianza quanto all'autenticità, raggiunta attraverso il controllo di tutte le componenti che preesistono al film. Grazie a una regia essenziale e raffinata, il processo critico che conduce dall'individuazione del documento storico alla sua rivitalizzazione in opera cinematografica non si rivela un espediente per rendere più credibile una narrazione drammatica, ma diventa soggetto stesso del film, nella piena consapevolezza della sua verità parziale, frammento di un passato inconoscibile nella sua interezza. Esempi notevoli del metodo sono la ricostruzione del clima architettonico e pittorico d'epoca in Confortorio (1992, Premio della giuria dei giovani al Festival di Locarno), la drammatizzazione della natura in Tiburzi (1996), l'uso della lingua toscana in Gostanza da Libbiano (2000, Premio speciale della giuria al Festival di Locarno).Nel suo percorso cinematografico B. ha fatto confluire la formazione di pittore, affiancata negli anni da regie teatrali e da iniziative di cultura cinematografica, tra cui la fondazione del gruppo Cinemazero, l'apertura del cinema Arsenale a Pisa e la creazione, nei dintorni della città, di una scuola di cinema. L'incontro, nel 1971, sulle colline pisane, con un anziano contadino che intonava versi su un'antica scala pentatonica, un esecutore del Maggio di Buti (forma di teatro popolare, di antica tradizione toscana, che consiste nel far rivivere all'aperto, in rivisitazioni popolari, un repertorio teatrale classico), diede origine a Medea (1972), film che utilizza il testo di P. Frediani del 18° sec. e risuscita la prassi dell'epoca affidando i ruoli ad anziani che conservano memoria dell'antica forma espressiva. La messa in scena essenziale, la regia frontale e statica, l'assoluto rispetto dell'evento reale ripreso, la nettezza formale e la rivisitazione in chiave pittorica sono elementi strutturali che emergono da questa prima opera e verranno potenziati nei lungometraggi successivi. Del 1974 è Frammento di cronaca volgare, dalla cronaca dell'assedio di Pisa nel 15° secolo. I materiali documentari e i contesti storico-antropologici degli altri film sono: i Vangeli canonici e apocrifi per Il bacio di Giuda (1988), in cui si analizza il conflitto tra identità spirituale e potere istituzionale; un manoscritto che racconta il tentativo vano di convertire in extremis due ebrei condannati a morte dalla Chiesa alla metà del Settecento per Confortorio; l'unica fotografia esistente, del 1896, di un brigante maremmano, a poche ore dalla sua esecuzione, per Tiburzi; i verbali di un processo per stregoneria del 1594 per Gostanza da Libbiano.