BOIANI, Paolo
Appartenente a una antica famiglia cividalese, nacque nella seconda metà del sec. XIII da Corrado, gastaldo di Cividale nel 1255 e nel 1258, e da Albertina di Bottenico.
Dei nove fratelli del B., in parte avviati alla carriera ecclesiastica, Iacopo fu predicatore, mentre Benvenuta, Maria e Beatrice entrarono nel convento della Cella di Cividale, del quale Beatrice diventò badessa. Benvenuta, nata il 4 maggio del 1254 e morta a Cividale nel 1292 in odore di santità, dopo una vita dedicata interamente alla preghiera e alla penitenza, nel 1765 fu proclamata beata da Clemente XIII. A lei si riferisce quell'ampio superfrontale d'altare di lino, conservato nel Museo di Cividale, raro esempio di ricamo bianco su bianco, eseguito a quanto pare su disegno di un artista nordico del sec. XIV, che è noto come il velo della beata Benvenuta Boiani.
Il B. con la sua intensa attività politica allargò l'influenza della famiglia oltre la ristretta cerchia cividalese. Ricordato per la prima volta nel 1291 come vassallo del patriarca di Aquileia, nel 1299 gli venne confermato dallo stesso patriarca il ministero nobile della cappella, consistente nel portare gli arredi sacri del presule, ministero che già nel 1236 era stato conferito alla sua famiglia. Nel 1305, come capitano di Tolmino, compì una rappresaglia contro i castellani di Villalta che devastavano i dintorni di Cividale. L'anno seguente, durante una sortita contro il conte di Gorizia, che s'era spinto fin sotto Udine, cadde in un'imboscata, perdendo gran parte dei suoi uomini.
Battagliero ed irrequieto, nel 1307, trovandosi in contrasto con la potente famiglia cividalese dei Portis, si associò al gruppo dei castellani, che, accusati di cospirare contro la patria, vennero banditi dalla città. Nel 1308, approfittando della visita del patriarca alle chiese dei domini oltramontani, tentarono di rientrare e riprendere il comando in Cividale, ma vennero respinti, i loro castelli furono atterrati e le case del B. date alle fiamme. Contro i fuorusciti il Comune emanò appositi statuti e la questione si inasprì; si ingrossarono le file dei seguaci delle due parti e il conflitto dilagò oltre le mura cittadine. Il patriarca al suo rientro tentò di fare opera di pacificazione, ma i danneggiati richiesero risarcimenti e non si riuscì a concludere alcuna tregua. Ad ogni modo, ancora nel 1313 non è chiara la posizione del B., che sembra militare nelle file antipatriarcali del conte di Gorizia. Costui lo mandò, infatti, come ambasciatore al patriarca ed è forse di ispirazione del B. il rifiuto opposto dal conte di Gorizia alla pretesa patriarcale di restituzione dei castelli che il conte affermava invece di aver recuperati e di detenere quale avvocato e difensore della chiesa di Aquileia. Nel 1316 il conte di Gorizia si servì ancora del B., che dal suo capitanato di Tolmino ridusse all'obbedienza le popolazioni vicine che molestavano quei territori.
Nel 1324 si addivenne in Cividale ad una tregua con la fazione dei Portis, ma nel frattempo i rapporti del B. col patriarca dovevano essere già migliorati, poiché nel 1322 compare come suo capitano in Monfalcone e nel 1326 gli viene accordato un feudo d'abitanza colà. Nel 1327 il Comune di Cividale lo inviò quale suo rappresentante al patriarca perché lo assistesse nel vigilare sull'osservanza della pace da lui mediata fra il vescovo di Concordia e la città di Portogruaro. L'anno dopo il patriarca Pagano Della Torre gli concesse addirittura un vitalizio di 60 marche annue per i suoi servizi. Dal 1327, infatti, è costante la sua partecipazione al Parlamento della Patria del Friuli, quale rappresentante di Cividale, segno che la sua fazione vi era prevalsa, e spesso venne anche eletto nel ristretto gruppo di consiglieri per le questioni importanti, come la difesa e i provvedimenti annonari. Nel 1330 fu fideiussore di Ettore di Savorgnano nella tregua stipulata con Giovanni da Castello in conseguenza di una rissa in Cividale. Nello stesso anno il Parlamento lo nominò procuratore per firmare una delle tante "composizioni" col conte di Gorizia, ma nel 1331, riaccesisi i contrasti col conte, che guerreggiava nei possessi patriarchini in Istria, egli venne nuovamente eletto fra i consiglieri alla difesa. In quell'anno, per i suoi meriti di "coadiutore del S. Uffizio" nel vicino territorio di Caporetto, dove fra i contadini si manifestavano ancora residui di forme idolatre con riti intorno alle fonti ed agli alberi, gli venne concessa indulgenza e assoluzione, e licenza di portare le armi "per universas et singulas civitates terras et loca nostre iurisdictionis".
L'anno seguente, il Comune di Udine inviò un messo "Paulo Boiano et filiis" per chiedere aiuto, se fosse necessario; che tale aiuto fosse stato prestato in occasione della guerra intestina con Nicolò da Castello lo confermano i libri dei camerari, dove risulta una provvisione di 30 marche al figlio del B., Corrado; il vecchio B. non era forse più in grado di scendere in campo, ma probabilmente conservava ancora la direzione della politica familiare. Morì pochi anni dopo, il 15 marzo 1335.
Padre di numerosa prole, il B. aveva sposato in prime nozze una Agnese, dalla quale aveva avuto due figlie. Nel 1297 sposò in seconde nozze Avinenth di Franco di Cozzolino, che gli diede altre due figlie e quattro maschi.
Di essi si distinse specialmente Corrado ma sono anche da menzionare Volrico, canonico di Cividale e pievano di S. Michele di Pilstein in Carinzia, il quale aveva validamente partecipato alla crociata contro i contadini idolatri di Caporetto, predicata dall'inquisitore del S. Ufficio, fra' Francesco da Chioggia, e Francesco, che ricoprì per un certo tempo (forse dal 1336) la carica di provveditore di Cividale.
Fonti e Bibl.: Udine, Bibl. Com., Genealogie alfabetiche, ms. (sec. XIX): V. Joppi, Fam. Della Pertica; E. Del Torso, Fam. Boiani; Cividale, Museo Naz., Codice diplomatico Boiani, sec. XIII-XVIII, I (1210-1300), c. 1, passim; II (1301-1400), c. 1, passim; Ibid., G. D. Guerra, Otium foro-iuliense, ms. (sec. XVIII), IX, p. 312; XV, p. 196; XXI, p. 373; XXII, pp. 4, 13, 97, 115; XXVII, pp. 15, 240; LII, pp. 161, 235; LV, p. 143; Iuliani canonici Civitatensis Chronica (1212-1364), in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XXIV, 14, a cura di G. Tambara, p. XIV e passim; B. M. De Rubeis, Mon. ecclesiae Aquileiensis, Argentinae 1740, coll. 815, 817, 855, 930, App., pp. 13, 16, 21; Id., Vita beatae Benvenutae Boianae, Venetiis 1757, pp. 3-116 (vedi anche i nn. 1099-1119 della Bibliogr. del Friuli di G. Valentinelli, Venezia 1861, pp. 160-163); G. Bianchi, Doc. per la storia del Friuli, Udine 1844, I, pp. 174 e passim; II, p. 4 e passim; Id., Ind. dei doc. per la storia del Friuli dal 1200 al 1400 (regesti), Udine 1877, pp. 15, 39, 47, 49, 58, 60, 62, 64, 71; F. Di Manzano, Annali del Friuli, Udine 1862-65, III, p. 55 e passim; IV, p. 23 e passim; G. Grion, Guida storica di Cividale, Cividale 1899, App., pp. 50, 62; L. Zanutto, Il milite Corrado III Boiani e la sua illustre casata, Udine 1902, p. 1 ss.; Parlamento friulano, a cura di P. S. Leicht, Bologna 1917-25, parte I, pp. 19, 49, 61, 64, 66, 70, 72, 75, 77, 81, 84; P. Paschini, Il patriarcato di P. Gera, in Mem. stor. forogiuliesi, XXI (1925) pp. 77, 79; Id., Storia del Friuli, Udine 1952-53, I, pp. 310, 316, 319; II, p. 47; G. Marioni-C. Mutinelli, Guida stor.-art. di Cividale, Udine 1958, pp. 73-75, 200 s., 398 s.