BORGHESE, Paolo
Nacque a Roma il 13 sett. 1844. Figlio primogenito di Marcantonio e di Teresa de La Rochefoucauld, alla morte del padre assunse il titolo di principe Borghese, dando vita al ramo che mantenne il cognome Borghese, con il titolo di principe di Sulmona. Il 2dic. 1868 si unì in matrimonio con la contessa Ilona Apponyi.
Dopo il 1870 il B. fu all'avanguardia nelle iniziative intese a valorizzare le energie dei cattolici, ai quali il non expedit precludeva o limitava l'attività in campo politico nazionale. Egli militò infatti tra le file di quei cattolici che, pur professando aperta adesione alle direttive della Chiesa, accettavano i "fatti compiuti" e auspicavano una più attiva partecipazione alla vita pubblica e parlamentare italiana, in funzione moderata e conservatrice. Nel novembre 1871 troviamo anche il B., assieme col padre, tra i fondatori dell'Unione romana per le elezioni amministrative, l'organizzazione dei cattolici romani, che, favorendo anche intese con esponenti del liberalismo moderato, venne stemperando le tendenze intelleranti e violente del movimento intransigente.
Con l'ascesa di Leone XIII al soglio pontificio (1878), nacque in molti la speranza di una attenuazione del dissidio tra Stato e Chiesa in Italia e di una imminente abrogazione del non expedit, per cui, sulla base di tali aspettative, il B. e altri esponenti del conservatorismo cattolico, tra cui Carlo Santucci, Carlo Conestabile, il marchese di Baviera e il principe Mario Chigi, si riunirono nella primavera del 1879 presso il palazzo del conte Paolo Campello della Spina, con il fine di costituire un partito conservatore che avrebbe dovuto rappresentare i cattolici italiani in Parlamento.
Ma questo tentativo fallì, soprattutto per la inconsistenza del programma redatto, che non offrì al Vaticano elementi validi per asssumere un atteggiamento benevolo verso la iniziativa e per il timore che un partito del genere non riuscisse ad esprimere una personalità propria e venisse ben presto assorbito da altre forze politiche.
Conclusesi con un nulla di fatto le riunioni in casa Campello, il B. assunse poco tempo dopo la presidenza del Circolo di studi sociali in Roma, noto anche con il nome di "Parlamentino", perché voleva essere una palestra di esercitazioni politiche per i giovani cattolici che speravano, in un avvenire più o meno prossimo, di poter intervenire attivamente nella vita pubblica italiana. Portavoce di tale circolo fu la Rassegna italiana, una rivista mensile, diretta dall'avv. Francesco Jacometti, che visse dal 1881 al 1887e alla quale il B. offrì la sua collaborazione e il suo sostegno finanziario.
In occasione delle elezioni del 1881 al B. venne offerta la candidatura politica nel collegio di Tivoli, nella convinzione che una tacita intesa potesse finalmente consentire ai cattolici l'ingresso al Parlamento; ma, nonostante l'appoggio offerto da esponenti del liberalismo moderato, come Q. Sella, T. Tittoni e il prefetto di Roma marchese Gravina, il B., e con lui Santucci, Campello della Spina e il marchese Ferraioli rifiutarono la candidatura, nella convinzione che, mancando un esplicito assenso da parte della S. Sede, un loro eventuale ingresso alla Camera dei deputati avrebbe creato solo equivoci e malintesi nel campo cattolico.
Vista l'inutilità degli sforzi tendenti a favorire l'entrata dei cattolici nella vita politica italiana e l'impossibilità di vedere in breve tempo risolta la questione romana, che anzi parve riacutizzarsi dopo il 1887, con l'avvento del governo presieduto da F. Crispi, il B. preferì abbandonare le aspirazioni politiche e volgersi verso attività finanziarie e industriali, particolarmente nel settore edilizio.
Queste iniziative imprenditoriali e speculative ebbero del resto come punto di riferimento politico e amministrativo l'attività dell'Unione romana per le elezioni amministrative, che fu l'organismo che sino alla nascita del Partito popolare (1919) permise ai cattolici di avere una propria rappresentanza in Campidoglio e di svolgere un ruolo determinante nella politica di espansione urbanistica della capitale tra il 1871 e il 1890. Gli indirizzi del programma urbanistico dell'Unione romana sono bene esemplificati in una sua circolare (pubbl. su Il Romano di Roma, 7 giugno 1877), che porta la firma del B. e in cui si sottolinea la necessità di eleggere rappresentanti comunali "che non si oppongano a quelle opere edilizie che abbiano scopo pratico e sicuro". Il 26 luglio 1882 ilB. votava, tra l'altro, in Consiglio comunale per l'approvazione del nuovo piano regolatore della città, alla cui formulazione aveva partecipato, e che apriva una nuova fase di espansione edilizia.
Il B. fu in effetti uno dei maggiori protagonisti dello sviluppo edilizio di Roma, che tra il 1881 e il 1887 conobbe la sua massima espansione. Ma a questo periodo, caratterizzato da una vera e propria "febbre edilizia", seguì ben presto fin dagli inizi del 1896 una crisi gravissima, che coinvolse tutte le ditte costruttrici e gli istituti di credito finanziatori, e che fu determinata principalmente dall'improvviso crollo delle azioni delle imprese immobiliari romane. La crisi determinò un grave colpo alla fortuna economica del B. e della sua famiglia. Nel 1891 andò dispersa la biblioteca e venne venduto il palazzo avito; i manoscritti, insieme con l'archivio, passarono alla Biblioteca Vaticana, mentre lo Stato italiano acquistò, tra il 1901 e il 1902, la pinacoteca e la raccolta di statue, donando alla città di Roma la famosa villa costruita dal card. Scipione (per le complesse vicende giudiziarie che accompagnarono la cessione della villa e la liquidazione del suo patrimonio, cfr. A. Caracciolo, Roma capitale, p. 130 n. 85).
Dopo aver interamente adempiuto ai propri impegni, il B. preferì ritirarsi a vita privata in Venezia, dove morì il 18 nov. 1920.
Fonti e Bibl.: P. Vasili, La société de Rome, Paris 1887, p. 591;P. Campello della Spina, Ricordi di più che cinquant'anni, Roma 1910; La morte di don P. B., in Corriere d'Italia, 20 nov. 1920; G. Borghezio, IBorghese, Roma 1954, p. 52; G. Candeloro, Il movimento cattol. in Italia Roma 1955, ad Indicem; A.Caracciolo, Roma capitale, Roma 1956, ad Ind.;F. Malgeri, Le riunioni del 1879in casa Campello, in Rass. di pol. e di storia, marzo 1960, n. 65, pp. 22-32, e giugno 1960, n. 68, pp. 6-19; F. De Rosa, Iconservatori nazionali, Brescia 1963, passim; V.Spreti, Enc. stor. nobiliare ital., II, p. 133; Enc. catt., II, col. 1904.