BORRONI, Paolo
Figlio di Giuseppe Antonio e di Cristina Stefanini, nacque a Voghera il 12 genn. 1749. Dalle biografie che ne scrissero Scaramuzza (1820) e Maragliano (1897) è facile seguire la carriera artistica del pittore, che dopo un soggiorno a Milano (1761-65), dove studiò con il Calderini, si stabilì a Parma dove frequentò all'Accademia la scuola di B. Bossi. Nel 1770 vinse una medaglia d'argento ad un concorso accademico con un disegno rappresertante Priamo che chiede ad Achille il corpo di Ettore, mentre al concorso del 1771 vinse. in competizione con Goya, il primo premio, con una tela raffigurante Il genio della guerra conduce Annibale in Italia (Parma, Galleria Nazionale). Nel 1772 vinse il pensionato quadriennale a Roma, dove frequentò le accademie di S. Luca e di Francia, studiò con P. Batoni e copiò dall'antico. Dopo un breve soggiorno a Venezia, ritornò a Voghera nel 1776.
Qui dipinse (1777-78) per la chiesa di S. Giuseppe Sposo tre tele (ora nella rettoria della collegiata di S. Lorenzo [duomo]): Lo sposalizio della Vergine, la Fuga in Egitto e la Morte di s. Giuseppe (per questa ultima esisteva un bozzetto: Maragliano, p. 86), mentre per la chiesa di S. Rocco dipinse una S.Anna. Nel refettorio del monastero di S. Caterina affrescò (1778) una Ultima Cena (strappata nel 1936, per la distruzione della chiesa, è ora sulla parete del coro della chiesa santuario di S. Rita in Pompio, Voghera). Negli stessi anni affrescò nel refettorio della chiesa di S. Agata a Voghera una Cena di Emmaus (oggi nell'ufficio della direzione della Bibl. Civica Ricottiana di Voghera; una replica con qualche variante si trova a cornu evangelii dell'altar maggiore nella collegiata di S. Lorenzo [duomo] sempre a Voghera). Nel 1780 fu per qualche tempo a Rivalta Trebbia (Piacenza), dove eseguì affreschi e dipinti per i marchesi Landi. Tra il 1780 e il 1787 fu saltuariamente presente a Milano, dove aveva studio nel Collegio Elvetico (oggi Archivio di Stato), entrò in contatto con il mondo intellettuale e dipinse molti quadri e ritratti per famiglie milanesi. Nel dicembre 1786 andò a Torino per eseguire il ritratto di Vittorio Amedeo III per la città di Ginevra (Schede Vesme, p. 180 e n. 1); l'anno successivo fu nominato pittore del re e gli venne accordata una pensione annua (che gli fu successivamente confermata da Napoleone: Maragliano, p. 87). Sempre per il re di Sardegna, nel 1787 cominciò a dipingere Diogene nella botte visitato da Alessandro, che però non era ancora terminato nel 1796 e non entrò mai nella collezione sabauda (ibid., p. 78). Secondo lo Scaramuzza "poco dopo il 1790... dipinse pel Duomo di Vercelli [S. Maria Maggiore]... l'Assunzione" e il Vesme ne ricorda un bozzetto, mentre nel Catalogo delle cose d'arte e d'antichità d'Italia (A. M. Brizio, Vercelli, Roma 1935, p. 124) la stessa opera è attribuita anche a G. Mazzola. Nel 1802 il B. dipinse la Riconoscenza (Bologna, Accademia di Belle Arti), ma per sopraggiunta malattia non riuscì a mandare il quadro al concorso bandito dalla Repubblica italiana per onorare Napoleone Bonaparte (cfr. Schede Vesme, p. 183). L'Addolorata (1805) è conservata nella chiesa di S. Sebastiano a Voghera, mentre nella chiesa parrocchiale di Rivanazzano (Pavia) sono la Morte del giusto (1809) e S. Germano e s. Genoveffa (1812) e, nella Quadreria dell'Ospedale Maggiore di Milano, i ritratti di F. Aguggiari (1806) e di C. Arconati Visconti (1816).
Il B. morì a Voghera il 25 ag. 1819.
Nelle dettagliate biografie già citate sono ricordate numerosissime opere del B. di soggetto mitologico e religioso oltre a ritratti e affreschi; lo Scaramuzza pubblica (p. 25)pure l'inventario delle Opere... esistenti nello studio legato con testamento delli 20 novembre 1816,al pittore Gaetano Orlandi di lui allievo. Ricordiamo qui, perché tuttora in loco, la bella Natività nell'abbazia di S. Alberto a Butrio e, a Voghera, il Cristo moribondo già nel cimitero urbano e ora nella chiesa del Crocifisso, l'Autoritratto (propr. A. Casati) e la Madonna delle ciliegie (propr. famiglia Rameri).
Raramente il freddo classicismo di maniera del B. cede nei quadri sacri e mitologici a dolcezze di derivazione correggesca, ma il pittore costruisce con solida sicurezza e classica misura i suoi ritratti che furono numerosissimi.
Fonti eBibl.: G. M. Scararnuzza, Elogio storico del cavaliere P. B. …, Milano1820; Biografia, in Il Tiberino, II (1834), 34, pp. 138 s.; Schede Vesme, I, Torino 1963, pp. 179-184 (oltre ad altri docc., riporta lo Scaramuzza); A. Maragliano, Biografie e profili vogheresi, Voghera 1897, pp. 67-95; A. Butti, Un episodio nella storia delle arti a' tempi napoleonici..., in Boll. pavese di storia patria, IV (1904), pp. 438-453; G. Nicodemi, La pittura milanese dell'età neoclassica, Milano 1915, p. 74; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 376.