CALVI, Paolo
Nato a Vicenza il 23 febbr. 1716 da Iacopo e da Chiara Bernardi, entrambi discendenti da antiche famiglie patrizie vicentine, fu avviato agli studi in un collegio della città natale, distinguendosi per vivacità d'ingegno e una certa predisposizione agli studi umanistici. Già a sedici anni espresse il desiderio di dedicarsi alla vita religiosa, ma soltanto nel 1735 gli fu consentito dalla famiglia di realizzarlo: vestì in quell'anno, infatti, l'abito dei carmelitani scalzi, assumendo il nome monacale di Angiolo Gabriello di Santa Maria.
Compiuto l'anno di noviziato a Vicenza, nel 1736 il C. venne trasferito a Brescia per seguire i corsi consueti di filosofia e teologia, fornendo un'ulteriore prova delle sue discrete capacità di studioso. Perciò, segnalatosi ormai come uno dei più promettenti giovani della provincia veneta dell'Ordine, dopo la professione solenne fu inviato a Roma nel seminario di S. Pancrazio, ove, probabilmente dal 1742, iniziò lo studio delle lingue orientali, in quanto i superiori avevano intenzione di destinarlo alla predicazione nelle rigogliose missioni che l'Ordine carmelitano era riuscito ad organizzare, particolarmente in India.
Ma la vocazione missionaria del C. rimase inappagata: molto probabilmente ad indurre i superiori a scartare il primitivo loro disegno fu una più approfondita conoscenza del C., giudicato un buon oratore dall'immaginazione fervida e capace d'impressionare l'uditorio, ma poco adatto a sopportare i disagi della missione. Certo è che, verso la metà del secolo decimottavo, ritornò nella provincia veneta, dove venne impiegato nella predicazione, ottenendo notevole successo: il suo stile oratorio, di un'eleganza tutt'altro che sobria, si adattava soprattutto ai panegirici, in cui riusciva a "sfogare sovente quella fervida fantasia, di cui era stato dotato dalla natura" (Biblioteca... di Vicenza..., VI, p. VII), come si può vedere ad esempio nella Orazione funebre sopra il cadavere del dott. D. Domenico Cullati arciprete di Raccano, Polesella e Salvatiche, Diocesi d'Adria, pubblicata anonima a Venezia nel 1758. Ma talvolta questa stessa "dote" lo portava a raggiungere effetti disastrosi, come avvenne nel 1773, quando i carmelitani scalzi del convento di Vicenza vollero affidare proprio al C. l'incarico di comporre una biografia celebrativa di una loro benefattrice: le esagerazioni che egli vi introdusse nel lumeggiare un'esistenza tutta condottual limite del soprannaturale, anche quando le vicende si mostravano palesemente terrestri, "destarono le risa dei maligni, indi i morsi de' nemici" (Baseggio), cosicché gli stessi confratelli ritennero opportuno ritirare tutte le copie dell'opera che fu possibile recuperare, e distruggerle (Saggio di vita singolarmente cristiana, condotta in mezzo al secolo di Lucia Giordani Muris Vicentina, Vicenza 1773).
Accanto all'attività oratoria, il C. coltivò altri interessi tipici dell'erudito provinciale settecentesco, dall'archeologia alla storia naturale e letteraria; scrisse anche modesti componimenti poetici, inclusi in varie raccolte, e fu membro di alcune società letterarie. Con i suoi risparmi riuscì a formare una discreta biblioteca e una interessante - a detta dei suoi biografi - raccolta antiquaria, tra cui spiccavano molte monete imperiali in bronzo, passata dopo la sua morte al conte Arnaldo Tornieri.
La fama del C. rimane, comunque, legata alla monumentale Biblioteca, e storia di quei scrittori così della città come del territorio di Vicenza che pervennero fin'ad ora a notizia del P. F. Angiolgabriello di Santa Maria Vicentino, pubblicata in sei volumi (in 4º grande) a Vicenza tra il 1772 e il 1782.
Il C. vi seguì un ordine cronologico, avendo come modello i contemporanei storici della letteratura, come un Tiraboschi, più che i compilatori dei dizionari biografici di letterati, come il Mazzuchelli. Ma da entrambi egli era molto lontano per preparazione culturale e serietà scientifica: e se forse eccessiva è la severità di giudizio del Moschini, secondo il quale il lavoro del C. "non è riuscito che miserabilissimo, o si riguardi lo stile, in cui è dettato, o all'ordine si badi, col quale sono le materie, disposte, e alla poca critica, che nell'autore si ravvisa", certamente fastidiose e spesso inutili sono le frequenti diatribe e digressioni che allungano in maniera spropositata le "voci", mentre la quantità enorme di notizie fornite (in cui consiste l'unico pregio della Biblioteca)ha sovente bisogno di una prudente verifica. Altro difetto evidente è il provinciale campanilismo, che da un lato spinge il C. ad esaltare fuor di misura le glorie della letteratura locale, dall'altro a rivendicare come appartenenti a Vicenza alcuni personaggi nati e operanti in luoghi vicini, perché soggetti al dominio vicentino: e in particolare egli non esita ad inserire nella sua Biblioteca gliscrittori bassanesi, promettendo polemicamente di pubblicate un grosso volume di Documenti autentici intorno all'antica soggezion di Bassano alla città di Vicenza. Inoltre, data l'evidente prolissità dell'opera, non sembrano prive di fondamento le accuse lanciategli da alcuni critici, secondo cui il C. avrebbe a bella posta moltiplicato i volumi, per dedicarli a ricchi signori di Vicenza, da cui riceveva munifiche ricompense. Anzi confermano tali ipotesi le lunghe e adulatorie dediche del primo volume (Vicenza 1772), che tratta il periodo dal 49 al 1400, al conte Lodovico Trissino; e del secondo (Vicenza 1772), comprendente gli anni 1401-1470, al conte Giuseppe de' Porzia. Senza dedica è invece il terzo volume (Vicenza 1775), che riguarda il trentennio 1471-1500, mentre dedicati ai conti Luigi e Ottaviano Porti Barbarani e al conte Arnaldo Tornieri sono i volumi quarto (Vicenza 1778) e quinto (Vicenza 1779), concernenti rispettivamente la prima e la seconda metà del XVI secolo. Postumo e senza dedica alcuna uscì l'ultimo volume (Vicenza 1782), riguardante il XVII secolo.
Infatti il C., mentre predicava la quaresima, morì improvvisamente a Borgo di Valsugana il 27 marzo 1781. Un tentativo di continuare la Biblioteca relativamente agli scrittori del sec. XVIII fu effettuato da Giovanni Tommaso Faccioli, ma il volume rimase inedito ed è conservato attualmente nella Biblioteca civica di Vicenza.
Fonti e Bibl.: Biblioteca, e storia di quei scrittori così della città come del territorio di Vicenza..., VI, Vicenza 1792, 1, p. V-X; G. A. Moschini, Della letteratura veneziana del sec. XVIII fino a' nostri giorni..., I, Venezia 1806, p. 205; G. B. Baseggio, in E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri..., VII, Venezia 1840, pp. 116-118;G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia ed i suoi ultinti cinquant'anni..., Appendice, Venezia 1857, p. 89; S. Rumor, Bibliografia storica della città e provincia di Vicenza, Vicenza 1916, pp. 78-81; C. von Wurzbach, Biographisches Lexikon..., II, p. 243.