SFONDRATI, Paolo Camillo
SFONDRATI (Sfondrato), Paolo Camillo (Paolo Emilio). – Nacque a Milano il 20 marzo 1561, figlio secondogenito di Paolo, conte della Riviera, barone di Asso e della Valsassina, e di Sigismonda d’Este di San Martino.
Nulla si sa dei suoi primi anni, tranne che fu educato presso il seminario di Cremona sotto la vigilanza del padre. Nel 1575 era a Roma quale convittore laico presso la Congregazione dell’Oratorio, fondata da Filippo Neri a S. Giovanni de’ Fiorentini e quindi passata nei locali presso S. Maria della Vallicella. Qui Paolo Camillo ricevette la prima tonsura dal protonotario Cesare Speciano, agente a Roma dell’arcivescovo di Milano Carlo Borromeo, amico di suo padre. Secondo una testimonianza successiva d’incerta attendibilità, il giovane era giunto a Roma con fama di dissolutezza ma, a contatto con Neri e i padri oratoriani, si sarebbe convertito. Ciò spiegherebbe la sua decisione di entrare nella Congregazione, che causò un clamoroso conflitto con i piani della famiglia: sin dal 1578 lo zio Niccolò, vescovo di Cremona, aveva resignato a suo favore la commenda dell’abbazia olivetana di S. Pietro al Monte di Civate, già goduta dal nonno, il cardinale Francesco, mentre suo fratello Ercole fu avviato alla carriera delle armi.
Nel corso del 1580 il padre richiamò a Milano il giovane abate – che avrebbe comunque mantenuto per tutta la vita strettissimi rapporti con l’ambiente oratoriano – e lo inviò a studiare diritto allo Studio di Pavia, come alunno del Collegio Borromeo, dove ebbe come compagno di studi Federico Borromeo, futuro arcivescovo di Milano e cardinale con cui strinse un solido legame. Nel 1582 Carlo Borromeo promosse al suddiaconato Paolo Camillo, che due anni prima aveva ceduto la sua parte di eredità al fratello. A questa fase risale il soggiorno del giovane a Torino al seguito del padre, rappresentante diplomatico di Filippo II alla corte del duca di Savoia, dove sarebbe rimasto sino alla morte del genitore, avvenuta nel 1587.
La svolta nella vita di Sfondrati fu rappresentata dall’elezione dello zio Niccolò al soglio papale, con il nome di Gregorio XIV, il 5 dicembre 1590, dopo un lungo e difficile conclave. Come da prassi, il nipote di condizione ecclesiastica fu subito chiamato a Roma e creato cardinale, del titolo di S. Cecilia, il 19 dicembre 1590. Nell’assumere la carica di segretario di Stato, Paolo Camillo chiamò a Roma come proprio segretario il pistoiese Bonifacio Vannozzi, che aveva conosciuto a Torino durante il periodo in cui questi era stato al servizio di suo padre. Un altro importante segretario del cardinale nipote fu Ottavio Bandini, destinato a un’importante carriera curiale. Nel corso del brevissimo pontificato gregoriano, Paolo Camillo fu il principale consigliere dello zio, ma divenne inevitabilmente oggetto di numerose critiche.
In particolare Enrique de Guzmán conte di Olivares, ambasciatore di Filippo II, lo descrisse come personaggio che amava mostrarsi padrone assoluto della volontà del papa. Motivo di dissapore con l’ambasciatore furono le pressioni di Paolo Camillo per ottenere il cappello cardinalizio per vari personaggi ritenuti poco affetti al re cattolico, ma che avrebbero rappresentato per il porporato un’utile massa di manovra in caso di conclave.
Proiettato sulla scena politica dall’elezione dello zio, Sfondrati scontò in effetti una scarsa esperienza politica. Sin dal gennaio del 1591 fu nominato legato di Bologna e della Romagna e inserito nella congregazione incaricata di esaminare la situazione della Francia, dove era in atto la guerra tra l’ugonotto Enrico di Borbone, designato erede al trono dal re Enrico III, e la Lega cattolica, guidata dai Guisa e apertamente appoggiata dalla Spagna. Spinto dal conte di Olivares, Sfondrati assecondò gli orientamenti di Gregorio XIV che volle schierare la S. Sede a fianco del partito cattolico francese, sia prelevando ingenti somme dal tesoro di Castel Sant’Angelo, sia organizzando un corpo di spedizione, il cui comando il papa affidò all’altro nipote, Ercole, creato duca di Montemarciano.
Il pontificato dello zio fu brevissimo, dato che Gregorio XIV morì il 16 ottobre 1591. Sfondrati partecipò al conclave e contribuì in prima persona alla rapida elezione di Innocenzo IX Facchinetti, il 29 ottobre, dal quale fu gratificato con la nomina a membro della Congregazione del S. Uffizio e prefetto della Segnatura di grazia, carica che ricoprì dal 1591 al 1600. Anche il nuovo papa visse pochi mesi e nel conclave successivo, che si aprì nel gennaio del 1592, Paolo Camillo fu tra i cardinali italiani del partito filospagnolo che si opposero nettamente all’elezione di Giulio Antonio Santori, voluto da Filippo II, ma giudicato personaggio eccessivamente rigido, la cui durezza come capo della Congregazione dell’Inquisizione gli aveva alienato numerose simpatie. Sfondrati fu quindi tra gli elettori di Ippolito Aldobrandini, che assunse il nome di Clemente VIII.
Malgrado la sua condizione di ex cardinale nipote, Paolo Camillo non ebbe più un ruolo di primissimo piano sulla scena romana. Ciò non toglie che egli esercitò incarichi di rilievo, come quello di membro della Congregazione dell’Indice dei libri proibiti (dal luglio 1600) che cumulò all’appartenenza al S. Uffizio, contribuendo a smussare le frequenti tensioni tra i due organismi; fu anche membro della Congregazione dei beati creata da Clemente VIII fra il 1602 e il 1605. Fu inoltre cardinale protettore della Congregazione di Monte Oliveto (carica ricoperta sin dal 1591) che interpretò in chiave interventistica, imponendo la sua volontà riformatrice a un’istituzione minata da conflitti e divisioni. In quest’opera, però, Sfondrati esautorò di fatto i padri generali e assunse la guida della Congregazione, senza peraltro ottenere un successo duraturo.
La relazione dell’agosto del 1603 di Girolamo Frachetta all’ambasciatore spagnolo a Roma descriveva Sfondrati quale uomo colto e d’ingegno ma presuntuoso, beneficiato dal re cattolico, ma non del tutto affidabile in quanto pieno di scrupoli di coscienza. A sua volta, una relazione dell’agente del duca di Urbino dell’ottobre del 1605 lo indicava come cardinale dalla vita esemplare, ma scontento della sua fortuna e «oppresso da grave malinconia», erudito e intelligente ma presuntuoso. È interessante notare che le diverse relazioni sul Collegio cardinalizio concordavano nell’indicarlo come porporato filospagnolo, sebbene non del tutto fidato.
In occasione del conclave successivo alla morte di Clemente VIII, nel marzo del 1605, Sfondrati alla guida di un pugno di cardinali nominati dallo zio, dopo aver sostenuto Cesare Baronio, che non riuscì a superare l’opposizione della Corona spagnola, appoggiò l’elezione di Alessandro de’ Medici (Leone XI), considerato filofrancese. Il pontificato fu di breve durata e, nel maggio del 1605, si aprì un nuovo conclave durante il quale sostenne la candidatura di Roberto Bellarmino, mentre alla fine risultò eletto Camillo Borghese (Paolo V).
Nell’ottobre del 1605 Sfondrati apparteneva alle Congregazioni S. Uffizio, dell’Indice, dei Riti, del Concilio, dell’Abbondanza, di Propaganda Fide e di quella incaricata di analizzare la controversia De auxiliis. Fu nominato vescovo di Cremona nel settembre del 1607, ma resignò la diocesi nel luglio del 1610. Nell’agosto del 1611 divenne titolare della diocesi suburbicaria di Albano. Nel 1612 promosse l’avvio dei lavori di S. Carlo al Corso, nuova chiesa romana della Confraternita dei Lombardi. Dal 1613 si trovò a essere il membro più anziano della Congregazione del S. Uffizio, nonché capo di quelle dell’Indice e dei Riti.
Morì a Tivoli il 14 febbraio 1618 e fu sepolto, come era prescritto nel suo testamento, assai eloquente circa la notevole importanza del suo patronage artistico, nell’amata chiesa di S. Cecilia, dove nel 1599, in occasione dei lavori di ristrutturazione da lui decisi, era stato rinvenuto il corpo della vergine martire. Fu Sfondrati che, in seguito al ritrovamento, commissionò in quell’anno a Stefano Maderno la scultura della S. Cecilia, posta sotto l’altare.
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