Campello, Paolo conte di
Uomo politico (Spoleto 1829 - ivi 1917). Appartenente a una famiglia della nobiltà romana, partecipò con entusiasmo alle speranze che l’elezione e i primi atti di Pio IX suscitarono negli ambienti liberali italiani. Nel 1849 appoggiò la Repubblica romana, pur disapprovandone lo spirito anticlericale; militò dapprima nella milizia repubblicana e poi venne nominato ufficiale d’ordinanza del ministro della Guerra, il generale Avezzana. Ebbe contatti con i maggiori esponenti del liberalismo italiano e stretti rapporti con cattolico-liberali come Manzoni, Zanella, Tommaseo e Lampertico. Nel 1867 venne eletto alla Camera dei deputati nel collegio di Firenze, in rappresentanza dei moderati. Si dimise però l’anno successivo, non condividendo la politica del governo italiano nei confronti della Chiesa. Lontano dai toni antiliberali del movimento cattolico intransigente, confermò sempre più il suo orientamento cattolico-liberale favorevole a una soluzione conciliatorista della questione romana. Dopo la presa di Roma diede vita, con altri esponenti del moderatismo cattolico della città, all’Unione romana, che conseguì buoni risultati nelle elezioni amministrative nella capitale. Più volte consigliere comunale, fu anche vicepresidente e poi presidente dell’Unione romana. Fu anche in prima linea nella realizzazione del progetto per la costituzione di un partito conservatore, un’iniziativa tuttavia destinata ad andare incontro al fallimento, per la contrarietà delle gerarchie vaticane. Con il passare degli anni attenuò notevolmente il suo impegno politico, dedicandosi con sempre maggiore interesse agli studi storici e letterari. Le sue memorie, pubblicate nel 1910 con il titolo Ricordi di cinquant’anni, rappresentano un’importante fonte per la storia del movimento cattolico-liberale postunitario e per le vicende di quel gruppo di conservatori nazionali di cui fu tra gli esponenti più rappresentativi.