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CAMPI, Paolo

di Robert Enggass - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 17 (1974)
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CAMPI, Paolo

Robert Enggass

In un documento del 1712, conservato negli archivi di Montecassino (Caravita, p. 510), è detto "figlio del quondam Domenico di Carrara Scultore in Roma". Non se ne conoscono gli estremi biografici: la prima notizia che lo riguarda risale al 1703, anno in cui ottenne un premio all'Accademia di S. Luca di Roma (Campori, p. 53).

In data non conosciuta, comunque dopo il suo arrivo a Roma, sposò Rosalba Maria Salvioni, pittrice, figlia di uno stampatore in Vaticano originario della Val Brembana (Tiraboschi), la quale era stata una sorta di bambina prodigio, e di cui si conosce solo un Battesimo di Cristo nella chiesa di S. Giovanni a Taleggio (cfr. U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXIX, p. 368).

Il C. fu aiuto di Pierre Le Gros II fino alla morte di questo (1719), ma già prima aveva cominciato a scolpire anche per suo conto. La sua prima commissione indipendente fu forse quella relativa alla gloria di Angeli, in stucco, sull'altar maggiore di S. Salvatore in Lauro (Titi, 1763, p. 408). Un'altra opera del suo primo periodo di attività che ci è nota è una delle grandi statue in travertino che coronano le balaustre dei colonnati di piazza S. Pietro in Vaticano, il S. Bonaventura, per cui venne pagato 60 scudi il 21 apr. 1703 (Arch. d. Fabbrica di S. Pietro, ser. arm., vol. 397, f. 227). Ma assai più importante è la statua a grandezza naturale di S. Sebastiano, in marmo e stucco, da lui eseguita per uno degli altari nel braccio sinistro del transetto della chiesa di S. Agnese a piazza Navona: questa scultura, di stile anticheggiante, prende probabilmente le mosse dal S. Sebastiano di Domenico Guidi nella facciata di S. Andrea della Valle.

La grande occasione si presentò al C. nel 1712, quando Pierre Le Gros fece in modo che egli partecipasse alla realizzazione del vasto programma di decorazione scultorea che veniva allora messo a punto per il chiostro del monastero di Montecassino: lavoro che doveva occuparlo per quasi un quarto di secolo. In conclusione, fu il C. che ricevette il maggior numero di commissioni e che eseguì il minor numero di statue: distrutte o danneggiate dai bombardamenti del 1944, sono state in alcuni casi restaurate, in altri sostituite.

Il 12 genn. 1712 l'abate di Montecassino, su raccomandazione di Pierre Le Gros, incaricò il C. di eseguire due statue di marmo (Papa Gregorio II e Gisulfo duca di Benevento), con l'obbligo di terminarle in diciotto mesi (Caravita, pp. 510-13); ma non sappiamo quando in realtà esse vennero compiute. Anche di queste non restano che frammenti. All'inizio del 1718il C. firmò ricevuta di pagamento finale per le statue di "Zacaria Pontefice e Alessandro parimente Pontefice e Conrado Primo Imperatore", tutte allora terminate e poste in opera nelle nicchie del chiostro. I frammenti rimasti di una, il Papa Zaccaria (la testa e la tunica), consentono di riconoscere nei modi del C. un barocco elegante e rigoglioso derivante più dal Rusconi che non dal Le Gros. Per il Carlo Magno le cose andarono diversamente: assegnata al Le Gros nel 1714, era appena abbozzata quando questi morì cinque anni dopo; la commissione venne quindi passata al C. che condusse a termine la statua nel dicembre 1720 (data del pagamento finale: Caravita, p. 513). Rimasta pressoché integra, essa rivela nell'atteggiamento ritmi impetuosi del panneggio, e una quantità di dettagli decorativi che non trovano riscontro in altre opere del C., che in questo caso deve aver seguito il più fedelmente possibile il modello del Le Gros.

Dopo un periodo presumibilmente inattivo, nel 1726il C. ricevette la commissione per la statua di Benedetto XIII che, collocata nel chiostro, fu completamente distrutta dai bombardamenti del 1944. L'opera del C. per il chiostro riscosse senza dubbio grande favore: infatti, dopo che egli aveva già eseguito non meno di otto statue a grandezza naturale, i monaci di Montecassino gli chiesero di scolpire le statue colossali dei due patroni dell'Ordine (S. Benedetto e S. Scolastica) destinate a fiancheggiare lo scalone. Il S.Benedetto, nonostante i danni subiti nel bombardamento, è pressoché intatto, mentre nulla resta della S.Scolastica. Solamente di queste due statue esistono fotografie, prese prima della seconda guerra mondiale, che dimostrano quanto lo scultore moderno che ha rifatto la S.Scolastica, pur avendo seguito fedelmente le linee compositive dell'originale, ne abbia travisato lo spirito. Ambedue le statue del C. sono concepite in elegante "contrapposto", con movenze delicatamente flessuose; le figure sono avvolte in vesti pesanti e voluminose che animano, amplificano e nobilitano gli stati d'animo suggeriti dagli atteggiamenti e dall'espressione dei volti. Nel 1735, accusando ricevuta del pagamento finale, il C. affermava che gli erano occorsi due anni per ultimare le statue (Caravita, pp. 519-21).

Il capolavoro del C. è la colossale statua in marmo di S.Giuliana Falconieri in S.Pietro in Vaticano. Da un'incisione di Pietro Bombelli datata 1785 sappiamo che compì il lavoro nel 1732. La composizione è grandiosa, monumentale, ovunque animata da un largo moto ondulatorio; fa eccezione la parte superiore che, trattata con più minuta delicatezza (reminiscenza di Le Gros), segna il passaggio alla zona di ombre profonde che circonda la testa e il volto di intensa spiritualità. Un'altra opera del C. per S. Pietro, è il S. Pietro Nolasco con uno schiavo liberato inginocchiato dinanzi a lui: qui lo scultore, nello sforzo di accentuare la forza espressiva, rischia di cadere in effetti istrionici. Ancora una volta è l'incisione trattane dal Bombelli a fornirci la data (1742) della statua e questa è l'ultima notizia che, allo stato attuale degli studi, si abbia del Campi.

Fonti e Bibl.: F. Titi, Nuovo studio di pittura, scoltura, ed architettura nelle chiese di Roma..., Roma 1721, p. 27; G. P. Chattard, Nuova descrizione... di S. Pietro, Roma 1762, I, p. 146; F. Titi, Descriz. delle pitture, sculture e architetture... in Roma, Roma 1763, pp. 21. 131, 408, 450; F. della Marra, Descrizione... di Monte Casino…, Napoli 1775, p. 345; P. Bombelli, Le statue de' dodici Apostoli..., Roma 1786, tav. n.n.; G. Tiraboschi, Notizie de' pittori, scultori... natii degli Stati... di Modena, Modena 1786, p. 135; P. Zani, Enciclopedia metodica... delle Belle Arti, I, 5, Parma 1820, p. 253; A. Nibby, Roma nell'anno MDCCCXXXVIII, Roma 1839, pp. 41, 611, 697; A. Caravita, I Codici e le arti a Monte Cassino, III, Montecassino 1870, pp. 502, 510-21; G. Campori, Memorie... di Carrara, Modena 1873, pp. 53 ss.; A. Riccoboni, Roma nell'arte: la scultura..., Roma 1942, pp. 275 s.; E. Fanano, S. Salvatore in Lauro…, Roma 1959, p. 87; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 472.

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