COLLEONI, Paolo (detto Puho o Pò)
Figlio di Guidotto di Caviata, nacque a metà del sec. XIV.
I Colleoni appartennero alla nobiltà rurale dei Bergamasco e nel corso delle lotte tra guelfi e ghibellini del sec. XIV tennero una posizione incerta. Alla fine dei secolo, comunque, la maggioranza di essi si schierò con i guelfi, ed acquistò una posizione preminente durante la lotta fra le fazionì che si accompagnò alla crescita del predominio dei Visconti in quella zona e al vuoto di potere seguito alla morte improvvisa di Gian Galeazzo Visconti nel 1402.
L'occasione decisiva per il C. si presentò nel 1404, quando i guelfi furono in grado di approfittare della confusione creatasi nel Milanese in seguito alla morte di Gian Galeazzo e alla spartizione dell'eredità dei Visconti. Pandolfo Malatesta, che aveva già preso il controllo di Brescia, cercò di estendere il suo potere nel Bergamasco conquistando l'importante castello di Trezzo il 18 apr. 1404. Trezzo, circondato dall'Adda per tre lati, era di per sé imprendibile, e inoltre, col suo grande ponte costruito da Barnabò Visconti, controllava uno dei principali punti d'attraversamento di quel fiume e quindi le comunicazioni fra Milano, Bergamo e Brescia. Nell'ottobre del 1404, proprio quando Pandolfo Malatesta si trovava in difficoltà dopo essere stato respinto da Milano da Facino Cane, una rivolta di prigionieri ghibellini incarcerati a Trezzo offrì un'opportunità al Colleoni. Egli, insieme con altri membri della famiglia, fra cui il fratello Pietro, il 23 ott. 1404 scalò le mura dei castello a capo di cinquanta uomini, domò la rivolta dei prigionieri e prese il controllo del castello. Secondo un'altra versione, il C. si sarebbe impadronito del castello ricorrendo deliberatamente ad un inganno: sarebbe riuscito a far entrare nella guarnigione, comandata a nome del Malatesta da Zanotto Salimbene, alcuni armati travestiti da trasportatori di vino. Quali che siano stati i modi della conquista del castello, il C. affermò la propria indipendenza dal Malatesta rifiutando di riconsegnarglielo, e si dette per un certo periodo a sistematici saccheggi nella campagna circostante, in nome della causa guelfa. Rifiutò inoltre di riconoscere la tregua firmata a Bergamo il 5 luglio 1405; nello stesso anno occupò anche i castelli di Suisio e Mapello e raccolse a Trezzo un bottino del valore di circa 100.000 fiorini. Nell'ottobre del 1405 egli e i suoi seguaci furono assediati a Trezzo da Facino Cane e Francesco Visconti; e di nuovo nella primavera del 1406 truppe milanesi guidate da Iacopo Dal Verme e Galeazzo Gonzaga tentarono di estrometterli. Ma ambedue gli assedi fallirono, malgrado l'enorme superiorità degli eserciti assedianti.
In questo periodo, e forse fin dall'inizio della vicenda, il C. condivise a Trezzo il comando con i suoi cugini guidati da Giovanni di Guardino. Secondo la tradizione, Giovanni e i suoi tre fratelli si stancarono presto di questa situazione e decisero di eliminare il C. per conseguire il controllo totale. Il C., colto di sorpresa, fu pugnalato a morte mentre giocava a dama, e sua moglie, Riccadonna de' Valvassori da Medolago, fu imprigionata. La data esatta dell'episodio non è precisata. La cronaca del Castelli parla di un doppio comando del C. e Giovanni nel 1405, ma non fa alcun accenno al delitto. Tuttavia nelle fonti relative al figlio del C., Bartolomeo, si trovano frequenti riferimenti alla morte violenta del padre. Appare perciò lecito accettare il suddetto racconto e fissare la data dell'episodio fra il 1405 e il 1411. Riccadonna, sua moglie, non dovette restare a lungo in prigione e sopravvisse per gran parte degli anni '20. Dal loro matrimonio era nato Bartolomeo, il celebre condottiero, e probabilmente anche un altro figlio di nome Antonio.
Fonti e Bibl.: Le fonti sul C. sono di due tipi: le cronache contemporanee di Bergamo e di Milano e le storie scritte nel periodo immediatamente seguente, riferibili alla stessa zona, e le prime biografie di Bartolomeo Colleoni. Fra le prime le più importanti sono: F. Bellafini, De origine et temporibus urbis Bergomi, in I. G. Graevius, Thesaurum antiquitatum et historiarum Italiae, IX, 7, Lugduni Batavorum 1723, p. 17; G. P. Cagnola, Storia di Milano, in Cronache milanesi, in Arch. stor. ital., III (1843), p. 27 (il padre di Bartolomeo è qui designato incorrettamente col nome di Pietro); B. Corio, Storia di Milano, II, Milano 1856, pp. 489-93; I guelfi e i ghibellini in Bergamo: la cronaca di Castello Castelli, a cura di G. Finazzi, Bergamo 1870, pp. 175-221. Le biografie di Bartolomeo Colleoni che contengono riferimenti al C. sono: P. Spino, Historia della vita e fatti dell'eccellentissimo capitano di guerra Bartolomeo Coglione, Venezia 1569, pp. 9 s.; A. Comazzani De vita et gestis Bartolomei Colei... commentarium libri sex, in I. G. Graevius, Thesaurum..., cit., IX, 7, pp. 2 s. Del C. si sono interessati F. Calvi, Famiglie notabili milanesi, I, Milano 1875, sub voce Colleoni, tav. II; O. Browning, The Life of B. Colleoni of Anjou and Burgundy, London 1891, pp. 3 s.; A. Mazzi, La giovinezza di B. Colleoni, in Arch. stor. lomb., s. 4, IV (1905), pp. 376-92 passim; C. Capasso, Guelfi e ghibellini a Bergamo, in Boll. della Civica Bibl. di Bergamo, III (1921), pp. 37-41; B. Belotti, Vita di B. Colleoni, Bergamo 1923, pp. 44-53; Id., Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, II, Bergamo 1959, pp. 310-13, 315, 317 s., 324.