CONTARINI, Paolo (Polo)
Nato a Venezia il 23 genn. 1529 da Dionisio e dalla nobildonna Fiordalise di Piero Zen, apparteneva al ramo dei Contarini detto delle "figure", con dimora a S. Antonin, ponte dell'Arco.
Del padre, Francesco Sansovino scriverà che, oltre ad aver conseguito "molti honori ... nella Republica", si era distinto come oratore, e che dalla sua scuola eran usciti "i primi oratori della città". Fra essi era da annoverare il figlio, Paolo, verso il quale il Sansovino terrà pure ad esprimere la sua stima pubblicamente: gli dedicherà infatti la seconda parte del suo Delle orationi volgarmente scritte da molti huomini illustri de' tempi nostri, uscito per la prima volta a Venezia nel 1561, e la prima parte nella seconda edizione del 1562, spiegando che l'idea di rendergli questo omaggio gli era venuta sia dall'eloquenza di cui il C. aveva dato prova, sia dalle lodi che facevan di lui vari senatori per le qualità dimostrate come savio agli Ordini e come sindaco in Levante.
La sua carriera politica era cominciata con queste due cariche, ottenute rispettivamente nel 1555 e nel 1557, dopo essersi dedicato agli studi, nella giovinezza, particolarmente sotto la guida di Paolo Manuzio, il quale lo aveva anche ospitato nella sua casa per tre anni. Dal maggio al dicembre 1563 fu podestà e capitano a Feltre. Nel 1567 lo troveremo tra i dieci savi alla Decima (dubitiamo che fosse lui quell'omonimo, indicato senza patronimico, che già nel 1552 era stato eletto ad analogo incarico, tra i Sapientes super taxatione civitatis). Nel 1570 andrà provveditore a Zante.
Sarà qui che, nella difficilissima congiuntura della guerra della lega santa contro l'Impero ottornano, egli avrà modo di farsi conoscere: non solo riuscirà a respingere gli attacchi portati "gagliardamente", per dirla con Paolo Paruta, contro l'isola, ma recherà un valido contributo alla vittoria di Lepanto con le informazioni sollecite e dettagliate che riuscirà a dare alla Repubblica sui movimenti della flotta ottomana.
La considerazione guadagnatasi a Zante procurerà al C., al suo rientro a Venezia, un succedersi di elezioni. Nel marzo del 1573, gli toccherà quella a bailo a Corfù, che rifiuterà, forse perché si aspettava una carica che lo trattenesse a Venezia: otterrà infatti l'11 giugno di quell'anno l'importantissima carica di avogadore di Comun. Rifiuterà ancora, il 5 sett. 1574, la carica di rettore a Candia, perché ancora impegnato come avogadore di Comun; a compimento di questa carica, accetterà di andare a Candia come capitano, per fermarsi sino al 1577. Prima del suo ritorno era eletto di nuovo avogadore di Comun. Nel 1590 raggiungerà l'apice della sua carriera, con l'elezione a bailo a Costantinopoli (anche questa volta, subito dopo quella elezione gliene era toccata un'altra, a censore, ma il Consiglio dei dieci l'aveva autorizzato a rinunciare onde prepararsi meglio al viaggio a Costantinopoli).
Resterà presso il Turco tre anni, e presenterà al suo ritorno una relazione, in cui, pur omettendo di dare le notizie sull'Impero ottomano che, egli diceva, si sarebbero potute trovare in opere a stampa, tracciava un ampio quadro su di esso, le sue istituzioni, la sua realtà geografica: insieme, forniva suggerimenti sulla linea politica da seguire nei suoi confronti, esposticon stile asciutto, ispirati a un rigoroso pragmatismo.
Al suo ritorno a Venezia, riprendeva il susseguirsi di elezioni: il 23 ag. 1583 sarà uno dei due "alle essecutioni pertinenti alle isole et luoghi di Levante"; il 25 agosto diventerà conservatore delle Leggi; il 31 marzo 1584, lo eleggeranno savio del Consiglio; infine, il 18 apr. 1584 coronerà la sua carriera con l'elezione a provveditore general "per la quiete del Stato", in esecuzione della "parte" del 17 apr. 1584.
L'intensa vita politica dei C. non lo aveva allontanato completamente dal mondo mercantile, né da quello delle lettere. Nel periodo in cui fu provveditore generale in Terraferma, non trascurò di seguire l'andamento dei suoi affari privati avviati a Costantinopoli. Quanto al mondo della cultura, egli serbò contatti con Paolo Manuzio, Nel 1550 lo stesso Manuzio gli aveva scritto una lettera in cui lo esortava a scrivergli mensilmente qualche "dotta e ornata epistola", che egli avrebbe provveduto a correggere; ancora nel 1556 lo incitava a non tralasciare di esercitarsi nello scrivere in latino. Una conferma della stima che il Manuzio nutriva verso il suo allievo è offerta da una lettera scritta a Reginald Pole, nella quale evoca una comunanza di idealità religiose tra lui, il cardinale e il gentiluomo veneziano.
Quanto rimane di attività letteraria dei .C. non è, malgrado l'insegnamento manuziano, una prosa latina, ma un testo volgare, il Diario del viaggio da Venezia a Costantinopoli nel 1580 (edito da V. Lazari a Venezia nel 1856). È una descrizione rapida fatta da un viaggiatore curioso ed attento, che ha saputo osservare quanto si proponeva al suo sguardo - il paesaggio, la gente, i cibi, i caravanserragli, le moschee, le coltivazioni, e così via - e sa ora raccontare, in modo serrato ed avvincente.
Il C. moriva a Venezia, nella parrocchia di S. Angiolo, il 24 giugno 1585, dopo dieci giorni di malattia, "da febre".
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, M. Barbaro, Arboride' patrizi veneti, vol. sulla famiglia Contarini; Ibid., G. A. Cappellari Vivaro, Il Campidoglio veneto, I, p. 827; Ibid., Provveditori alla Sanità, Necrologi, r. 817; Segretario alle voci, Maggior Consiglio, rr. 3 e 5, e Senato, rr. 3 e s; Consiglio dei Dieci, Comuni, r. 34. I dispacci dell'ambasciata all'Impero ottomano, precisamente dal 12 maggio 1580 al 15 nov. 1582, sono pure Ibid., Sonato secreta, dispacci da Costantinopoli, ff. 14, 15, 16: cfr. anche Rubricari Costantinopoli, D2. Sempre nell'Archivio di Stato di Venezia, Miscellanea Gregolin, bb. 12 bis e ter, sono i documenti sulla sua attività mercanfile. I dispacci da Zante, dal 20 febbr. 1570 al 1 maggio 1572, sono a Venezia nella Biblioteca del Civico Museo Correr, Provenienze diverse, Cod. Malvezzi, 87/11. La relazione da Costantinopoli è edita da E. Alberi, Relazioni degli ambasciatori veneti..., s. 3, III (un ms. di essa è in Bibl. del Civico Museo Correr. Prov. diverso, B. 493/11, un altro in Arch. di Stato di Venezia, Archivio Brown). Altre sue relazioni dal Levante sono Ibid., Codici Brera, B. 62 e Senato, Secreta, relazioni, b. 64. Il diario dei viaggio a Costantinopoli è stato pubblicato da V. Lazari a Venezia nel 1856, con una nota biografica sul Contarini. Le lettere di Paolo Manuzio al C. sono edite rispettiv. nelle Lettere volgari, Venetia 1560, cc. 83v-84 e negli Epist. libri XII, Venezia 1580, pp. 34-40, quella al Pole negli Inedita manutiana 1502-1597, a cura di E. Pastorello, Firenze 1960, pp. 148-50. Altre notizie sul C. e la famiglia sono fornite da E. A. Cicogna. Delle Inscrizioni Veneziane, II, Venezia 1827, p. 90; IV, ibid. 1834, pp. 90, 177; cfr. inoltre F. Sansovino, Diverse orationi volgarmente scritte di molti huomini illustri, Venezia 1561; Delle orationi volgarmente scritte, Venezia 1562. Accenna infine al C. U, Tucci, The psychology of the Venetian merchant in the Sixteenth Century, in Renaissance Venice, a cura di J. R. Hale, London 1973, p. 358.