CORBELLINI, Paolo (Giovanni Paolo Adalberto)
Figlio del celebre stuccatore Giacomo Antonio, nacque a Praga il 24 apr. 1711.
Le notizie biografiche oggi note di questo modesto pittore sono scarse e attendono ulteriori ricerche d'archivio e una più ampia ricognizione del patrimonio artistico bresciano: erroneamente gli è stato attribuito il nome di Pietro.
Alla scarsità di notizie è da aggiungere lo stato quasi illeggibile di molte sue opere gravemente rovinate, anche in epoca recente, da cattivi "restauri". La prima opera nota è il medaglione con la Trasfigurazione nella volta della parrocchiale di Vissone, firmato "P. Corbellini Fecit 1745", malamente restaurato nel 1964; pure suoi sono la Crocifissione, Isacco e l'angelo, l'Assunta (in parte rifatta), la Predicazione del Battista e altri riquadri.
Nel 1748 eseguì affreschi nella navata della chiesa di Ono Degno in Vallesabbia, e, per un suo altare, dipinse l'Immacolata, firmata (1 1748 P. Corbellini", mentre nella sagrestia sono suoi i Misteri dolorosi e alcuni Santi, entro comici ovali in stucco, pure firmati e datati con lo stesso anno. Due anni dopo dipinse a fresco nella parrocchiale di Monticelli Brusati, sulla controfacciata, il Martirio dei ss. Tirso ed Emiliano (firmato e datato); pure suo è nel battistero il Battesimo di Gesù.
Da documenti dell'archivio parrocchiale risulta che nel 1753 eseguì affreschi nel santuario della Via Crucis di Cerveno, a cui seguì la vasta sua prestazione nella chiesa dei Ss. Fabiano e Sebastiano di Monno.
La volta della navata con gli affreschi della Trinità, della Madonna, dei Ss. Fabiano, Sebastiatto, Ignazio, Luigi e Rocco;nel presbiterio S. Fabiano in gloria e, nella lunetta, il Martirio di s. Sebastiano sono opera sua, così come la pala dell'altare maggiore con il Martirio di s. Sebastiano. La pala con S. Rocco, s. Ignazio e s. Luigi, all'altare di destra, S. Rocco fra gli appestati nella lunetta sovrastante, l'Adorazione dei Magi nella lunetta dì sinistra sono pure opere sue, così come la tela ad olio con la Madonna, il Bambino e s. Rita per l'altare di sinistra, firmata e datata 1755.
Purtroppo l'imponente opera pittorica di questa chiesa è gravemente rovinata da cattivi restauri (1955), e così i lavori della chiesa di S. Fedele a Vico di Cortenedolo, con le Storie di Maria e di s. Giovanni Battista;nella lunetta sopra l'altare si legge la data, 1756, e la firma. Segue la decorazione in P. Giuseppe a Tu di Vezza d'Oglio, firmata e datata 1762, con affreschi fortunatamente ancora bene conservati: lo Sposalizio della Vergine, la Morte e la Gloria di s. Giuseppe (nella volta della navata), la Visitazione, l'Adorazione di Gesù da parte del santo, la Presentazione al Tempio, l'Apparizione dell'angelo, la Fuga in Egitto (nelle lunette).
Nella parrocchiale di S. Gregorio di Cortenedolo il C. firmò - 1766/P. Corbellini Pinx./L. Mottinelli Rec./De proprio solvit" - l'affresco nella volta del presbiterio, con S. Gregorio, che è una delle sue opere migliori, mentre i dipinti della navata (con la Fede, l'Apoteosi di s. Gregorio, i Dottori della Chiesa, l'Incoronazione di Maria fra i ss. Carlo e Lorenzo) sono stati in parte rifatti nel secolo scorso.
L'ultima opera del C., gli affreschi per la chiesa di Doverio di Corteno (1769) con i Fatti della vita dei ss. Fabiano e Sebastiano, è pure irriconoscibile per i cattivi restauri che rendono difficile valutare quanto vi sia ancora di suo e quanto del suo collaboratore Giacomo Antonio Corbellini (forse suo figlio). Altre sue opere sono nella chiesa di S. Rocco a Grano di Vezza (medaglioni con Episodi della vita del santo, dipinti ad affresco e malamente ridipinti), nella chiesa parrocchiale di Ono San Pietro, sempre in Valcamonica (affreschi della navata con la Consegna delle chiavi, la Guarigione dello storpio, le quattro Virtù cardinali, un Miracolo e la Predica di s. Pietro), nel santuario della Madonna a Piazze di Corteno (affreschi con l'Adorazione dei pastori, l'Adorazione dei Magi), nella parrocchiale di Gandos di Galleno (Corteno: una Adorazione dei pastori, tela già in una "santella" [cappelletta]).
Morì a Doverio di Corteno in Valcamonica (Brescia) il 12 luglio 1769, mentre dipingeva la chiesa, nella casa del cappellano don Savardi.
Nelle condizioni sopra indicate è difficile dare un giudizio critico sul pittore che viene definito "insigne" nel registro dove è stato redatto il suo atto di morte, e che svolse la sua opera in zone del tutto periferiche e appartate, nelle quali la modestia delle sue capacità, ma forse anche delle sue pretese, poteva essere accettata senza difficoltà.
Ancora legato a forme alquanto enfatiche e salde, con un colorito piuttosto forte e con un modellato notevole, ma con scorrettezze e ingenuità che possono giungere al caricaturale gustoso, nelle sue opere più antiche, deriva certamente da Giulio e Domenico Quaglio, pure della Valle d'Intelvi e operosi ambedue in Valcamonica; ma poi schiarisce la sua gamma cromatica, assume nelle scene un senso compositivo più mosso (anche se non dirado slegato), ambientandole entro paesaggi e architetture di sfondo, ammorbidisce il modellato con gioco di caldi riflessi e con fattura più disgregata. Caratteristiche le sue figure spesso scorciate dal sotto in su, che assumono forme allungate con ampi panneggi, ma anche con pieghe strizzate e cartacee.
Nelle opere della maturità è evidente il richiamo, sia pure a grande distanza, a I. C. Carloni, tanto da far dire al Passamani che le sue opere sono "rette da vivace senso decorativo e condotte con pennellate veloci e ricche di colore", Non privo di qualità è infine come decoratore nelle inquadrature architettoniche, nelle prospettive che incorniciano, con elementi fioreali, le pale d'altare o collegano i medaglioni delle volte assai spesso entro modanature in stucco: il richiamo al Sassi, al Lecchi, ai Galliari è d'obbligo.
Fonti e Bibl.: F. Murachelli, II e III supplemento a "La Pittura a Brescia nel Seicento e Settecento", in Commentari d. Ateneo di Brescia, CLIX (1960), p. 335; CLXVIII (1969), p. 320; B. Passamani, La pittura dei secc. XVII e XVIII, in Storia di Brescia, Milano 1964, III: p. 658; U. Vaglia, Storia della Valle Sabbia, Brescia 1964, I, p. 445; G. Bianchi, Le suggestive Valli Cortenesi e l'Aprica, Brescia 1967, passim;Id., La parrocchia arcipretale di S. Maria Assunta... in Corteno Golgi, Brescia 1968, pp. 47, 57, 176; A. Frandi-G. Cagnoni-F. Roiter, Tempo e arte in Valcamonica, Breno 1970, p. 133; C. Masero, Alta Valle Camonica, Ponte di Legno, Passo del Tonale, Milano 1971, pp. 150, 157; G. Bianchi, L'antica comunità di Cortenedolo e Vico in Alta Val Camonica, Brescia 1972, p. 88; A. Fappani, I santuari bresciani, Brescia 1972, III, pp. 15, 19; Id., in Enc. bresciana, III, Brescia 1978, pp. 15 s.