D'ANCONA, Paolo
Nacque a Pisa il 7 nov. 1878 da Adele Nissim e da Alessandro, l'insigne storico della letteratura, che lo indirizzò agli studi letterari; frequentò il liceo e l'università di Pisa, dove, nell'anno accademico 1900-1901, conseguì la laurea in lettere. Fu avviato quindi alla storia dell'arte da A. Venturi, nell'ambiente di studio e di ricerca che il maestro aveva creato intorno alla rivista L'Arte. Qui collaborò al settore dedicato alla bibliografia artistica sulle cui colonne firmava, sin dal primo fascicolo del 1901 (p. 48), la recensione allo studio di G. Folgari sul Museo Settala (Milano 1900) e, in successivi fascicoli dello stesso anno (pp. 278 e 279) le recensioni ad alcuni scritti sulla vita e l'opera di Benvenuto Cellini, curati da J.B. Supino (Firenze 1901), O. Bacci (ibid. 1901), A. Rusconi-A. Valeri 'Roma 1901). Il suo impegno sulle pagine dell'Arte continuò con Le rappresentazioni allegoriche delle arti liberali nel Medio Evo e nel Rinascimento (V [1902], pp. 137-55, 211-28, 269-89, 370-85), La miniatura alla mostra senese d'arte antica (VII [1904], pp. 377-86), Gli affreschi del castello di Manta nel Saluzzese (VIII [1905], pp. 94-106) e quindi con altri saggi che testimoniano l'assiduità dei suoi interessi per lo studio della miniatura.
Sin da questi primi lavori si delineano i suoi orientamenti metodologici, indirizzati secondo un costante ricorso alla minuziosa ricerca sulle fonti documentarie, punto di riferimento privilegiato, ma continuamente sottoposto ad attento vaglio, per risolvere problemi sia di datazione sia d'interpretazione iconografica. Nel 1904 sposò Mary Cardoso (V. Cian, Un nuovo Trionfo d'Amore di G.B. Puteolano. Per le beneaugurate nozze del dott. P. D'Ancona con la signorina Mary Cardoso ..., Pisa 1904). Trasferitosi a Milano, tenne, dal 1909, i corsi di storia dell'arte presso la Regia Accademia Scientifico-Letteraria e, nel 1915, divenne ordinario di storia dell'arte medioevale presso la facoltà di lettere dell'università.
In questo ambiente, particolarmente sensibile ai problemi della storiografia artistica, trovò l'humus favorevole per sviluppare i suoi interessi di docente e di studioso. Ebbe, infatti, il merito di inserire la storia dell'arte tra le discipline impartite sin dai primi anni dei corso di laurea in lettere e condusse una approfondita ed intensa attività di ricerca sulla miniatura, in cui integrò con equilibrio i documenti d'archivio ad una sorvegliata e puntuale analisi stilistica.
Nel marzo del 1914 diede alle stampe a Firenze i risultati di quasi un decennio di lavoro in una delle sue opere fondamentali, La miniatura fiorentina.
Un'indagine senza precedenti in questo settore, dove mancava uno studio complessivo e difettavano persino studi parziali. I due monumentali volumi raccolgono un vastissimo materiale che va dalla metà del Trecento sino agli inizi del Cinquecento. Mentre il primo contiene un saggio che segue lo svolgimento e delinea i caratteri delle scuole, delle botteghe e degli artefici più rappresentativi, il secondo offre un catalogo descrittivo di ben 1.717 codici correlati da quattro indici sui luoghi, sulle opere, sulle materie e sui nomi dei miniatori, dei calligrafi, degli amanuensi.
Con L'uomo e le sue opere nelle figurazioni italiane nel medioevo (Firenze 1923), indagò la fioritura delle genuine forme profane dell'idioma volgare e le commistioni nate dal suo innesto sulle figurazioni tradizionali dell'arte sacra. Uno studio iconologico che, attraverso la comparazione delle rappresentazioni nelle diverse scuole e periodi, non solo penetra nelle profondità del complesso pensiero medioevale ed illumina problemi di letteratura e di costume, ma trae spunti anche per chiarire problemi di stile. L'esperienza di studio e di ricerca raccolta fino a quel momento costituì il materiale per un'altra opera monumentale: La Miniature Italienne du Xe au XVIe siècle (Paris-Bruxelles 1925).
Qui il D., pur ritenendo che di miniatura italiana vera e propria non si potesse parlare prima del XII sec., muove la sua trattazione dal X sec., poiché sostiene che nelle opere di questa fase iniziale si possono cogliere quei caratteri distintivi, enucleabili dagli innumerevoli elementi bizantini, carolingi, irlandesi e francesi, che permangono nella produzione più tipicamente italiana e sono riconducibili ad una chiara tendenza alla monumentalità e ad un'acuta osservazione della natura e del vero. Di notevole interesse è anche l'individuazione delle aree e dei tempi d'influenza del gotico internazionale sulla miniatura italiana.
Accanto all'interesse preminente e specifico per la miniatura, finalmente riscattata dall'ingiusto ruolo di "arte minore", il D. dedicò parte della propria attività alla stesura di manuali per l'insegnamento della storia dell'arte.
Con F. Wittgens pubblicò l'Antologia della moderna critica d'arte (Milano 1927), dedicata a Lionello Venturi, dove portò alla conoscenza degli studenti delle scuole superiori gli aspetti più significativi della storiografia artistica, attraverso una scelta di passi che prende le mosse dal XVIII secolo per ampliarsi nell'arco del XIX e giungere sino ai contemporanei. Diede poi alle stampe, insieme con I. Cattaneo e F. Wittgens, L'arte italiana (Firenze 1930-32), un manuale in tre volumi, corredato da numerose illustrazioni, sul quale più di una generazione di studenti ha formato le proprie conoscenze di storia dell'arte. Nel 1935 pubblicò a Parigi Les Primitifs Italiens du XI au XII siècle, dove affrontò l'interpretazione critica di uno dei problemi più controversi della storia dell'arte italiana, alla cui chiarezza si frapponevano, a suo avviso, due osta coli. Dopo che L. Venturi nel 1926, con Il gusto dei primitivi aveva abbattuto il primo, sgombrando il campo dai pregiu dizi derivati dall'impostazione critica vasariana, il D. sviscerò il secondo, dovuto alla scarsa conoscenza della vivacità e vitalità dell'arte bizantina, proponendo così una nuova e più corretta lettura cri tica del periodo. In collaborazione con E. Aeschlimann, nel 1940, pubblicò a Milano il Dictionnaire des miniaturistes du Moyen Age et de la Renaissance, dans les différentes contrées de l'Europe (il solo Aeschlimann appare come autore: questi, nella prefazione, ringrazia il D. per il "secours précieux dans la formation de ce Dictionnaire"). Nel dopoguerra riprese i suoi studi su Botticelli, Donatello e Raffaello, già trattati negli anni Venti, e accanto a nuovi studi di impostazione monografica quali, tra gli altri, Leonardo da Vinci (Milano 1952), Rembrandt (ibid. 1952) Duccio (ibid. 1956), si dedicò ad opere che abbracciano un panorama più vasto sul piano sia cronologico che tematico. È il caso di Modigliani, Chagall, Soutine, Pascin. Aspetti dell'espressionismo (Milano 1952), ma soprattutto di I mesi di Schifanoia in Ferrara. Notizie critiche sul recente restauro di C. Gnudi, ibid. 1954 e degli importanti volumi Dieci secoli di pittura italiana (ibid. 1953) e La pittura dell'Ottocento (ibid. 1954), in cui, ancora una volta, il D. dispiega la sua analisi sugli aspetti più salienti dell'arte sintetizzandone le linee di sviluppo. Tornò ancora sul tema della miniatura, nel 1962, con la pubblicazione di alcuni documenti dell'archivio fiorentino della basilica di S. Lorenzo (Contributo alla storia della miniatura del sec. XV, in Scritti di storia dell'arte in onore di M. Salmi, Roma 1962).
Morì a Milano il 30 apr. 1964. La sua biblioteca e la sua collezione di quadri, tra i quali numerosi di Vito D'Ancona suo zio, sono ora a Tel Aviv.
Per un elenco degli scritti sino al 1937 si veda Samek Ludovici, 1942, e Arte lombarda, 1963. Oltre alle opere più impegnative, già citate, sono da ricordare anche: Michelangelo, Milano 1951; Piero della Francesca. Il ciclo affrescato della s. Croce nella chiesa di S. Francesco ad Arezzo, ibid. 1951; Michelangelo: gli affreschi della cappella Paolina in Vaticano, ibid. 1952; Beato Angelico, ibid. 1953; Mantegna, ibid. 1953; Giotto, ibid. 1953; Gli affreschi della Farnesina a Roma, ibid. 1955; Il Cenacolo di Leonardo, ibid. 1955; Tiepolo a Milano. Gli affreschi di palazzo Clerici (con la collaborazione di F. Leoni), ibid. 1956; Paolo Uccello, ibid. 1959; in collaborazione con E. Aeschlimann, The Art of Illumination: an Anthology of Manuscriptsfrom the Sixth to the Sixteenth Century, London 1969.
Bibl.: Per la bibliografia sino al 1937 vedi S. Ludovici [Samek Ludovici], Storici, teorici e critici delle arti figurative (1800-1940), Roma 1942, ad vocem; Necrol., in L'Arte, LXII (1963), p. 434; [G. Nicodemi], Arte lombarda, VIII (1963), 2, dedicato al D. ma con solo la bibliogr., per altro inesatta, a pp. 13-17. In F. Aghib Levi D'Ancona, La giovinezza dei fratelli D'Ancona, Roma 1982, si legge (p. 13) che il D. scrisse dei Ricordi di famiglia che sono rimasti inediti.