PAOLO da Novi
Nacque tra il 1440 e il 1445 da Giacomo dei Cattanei da Novi, tintore d'indaco. Tintore di seta, ma di considerevole agiatezza, per quanto illetterato, per il senno e la prudenza congiunti alla profonda avversione contro la nobiltà si trovò portato ai posti di maggiore responsabilità nella rivolta genovese antinobiliare del 7 settembre 1506. Dopo cariche minori - notevole quella di tribuno e di commissario dell'esercito all'assedio di Monaco dove si comportò valorosamente - allorché il governatore francese fu costretto a lasciare la città, venne acclamato doge della repubblica, l'unico doge veramente popolare che Genova abbia avuto. Brevissimo il suo potere, nel quale diede prove di saggezza e di dignità pur negli atteggiamenti fieramente partigiani. Sopraggiunto l'esercito francese comandato da Luigi XII, dovette fuggire il 28 aprile 1507. A Pisa fu tradito e consegnato ai Francesi. Fu decapitato il 16 giugno.
Bibl.: M. Staglieno, Intorno al Doge Paolo da Novi e alla sua famiglia, in Atti della Soc. ligure di st. patr., XII; E. Pandiani, Un anno di storia genovese (1506-1507), ibid., XXXVII; L. Levati, I dogi perpetui di Genova, Genova 1928. Su P. da N. il Mameli tentò una tragedia della quale rimangono due abbozzi (Scritti editi e inediti di G. M., a cura di A. G. Barrili, Genova 1902), e una novella importante, anche per accenni politici, scrisse M. G. Canale (G. Passamonti, Un amico della giovinezza di G. Mameli, nel volume Goffredo Mameli e i suoi tempi, Venezia 1927).