PAOLO da Perugia
Letterato della corte angioina, nativo di Perugia e vissuto sempre a Napoli, dove morì nel 1348. Sappiamo che il suo protettore, re Roberto, lo investì di cariche modestamente redditizie; ma che egli abbia presieduto alla biblioteca reale di Castelnuovo, non è provato. Tuttavia il titolo di "bibliotecario di re Roberto", col quale viene comunemente designato, si fonda sulla testimonianza autorevole del Boccaccio, che in età giovanile lo frequentò. Fu chierico coniugato, pare con numerosa prole, e morì povero, mentre attendeva a un lavoro giuridico d'illustrazione del Codice giustinianeo.
Nulla rimane della sua opera maggiore, che il Boccaccio menziona più volte e lamenta come perduta nel suo trattato sulle genealogie degli dei. Il suo titolo era Collectiones, e consisteva appunto in una raccolta mitologica ordinata secondo un criterio nuovo per quei tempi, quello genealogico, come è lecito arguire da un'abbreviazione rimasta. Si possiedono integri invece, in due codici, i Commenti da lui dettati all'Ars poetica di Orazio e alle Satire di Persio, quest'ultimo importante in specie quale documento dell'indirizzo della cultura preumanistica napoletana. Esso infatti è prevalentemente materiato di erudizione medievalizzante, ma temperata da uno spirito conciliativo tra la cultura pagana e quella chiesastica, mentre anche un certo senso critico e storico s'apre qua e là il varco attraverso la selva delle glosse enciclopediche.
Bibl.: A. Hortis, Studi sulle opere latine del Boccaccio, Trieste 1879, p. 495 segg.; F. Torraca, G. Boccaccio a Napoli, in Archiv. stor. napol., XXXIX (1914), pp. 229-67; ristamp. in Rassegna crit. d. lett. ital., XX (1915); XXI (1916); F. Ghisalberti, P. da P. commentatore di Persio, in Rendic. Istit. lomb., LXII (1929), pp. 535-98; R. Caggese, Roberto d'Angiò, II (1930), p. 383 segg.