CICALA, Paolo di
Apparteneva a un ramo collaterale dei signori di Castelcicala presso Nola che avevano sostituito il loro nome originale "de Molino" con quello dei castello. Non si conoscono i suoi genitori. Suo Eratello Giovanni verso il 1194-95, cioè poco dopo la conquista dei Regno di Sicilia da parte di Enrico VI, fu nominato vescovo di Cefalù, e ciò fa pensare che anche il C. si fosse schie, rato assai presto dalla parte dell'imperatore tedesco. Fu compensato, pare, con feudi sicliani. Sposò Sica, figlia del nobile campano Riccardo Musca, il quale è stato spesso identificato erroneamente con il tedesco Corrado di Lützelinhart, detto Muscaincervello.
Il nome dei C. è ricordato direttamente per la prima volta nel 1201:il 4 gennaio di quell'anno papa Innocenzo III indirizzò una lettera a lui e al fratello Giovanni vescovo di Cefalù. Allora il C. era già conte di Alife. Visto, che nel dicembre del 1197 Alife risulta ancora in mano a Giovanni di Ruyocanina, è molto probabile che il C. sia stato investito di questa contea dal Consiglio dei familiari, che dopo la morte dell'imperatrice Costanza esercitava il governo nel Regno e di cui faceva parte sin dall'inizio del 1200 anche il fratello Giovanni. Il C. stesso, in un privilegio a favore della cattedrale di Cefalù, dichiara di essere stato elevato al rango comitale il giorno della festa di S. Salvatore (16 agosto), e quindi si può supporre che l'investitura sia avvenuta il 16 ag. 1200. Oltre alla contea in Campania, il cui possesso in un momento di generale anarchia doveva essere di valore piuttosto dubbio per un nobile che risiedeva prevalentemente nell'isola di Sicilia, il C. ottenne prima del marzo 1202 anche la contea di Golisano (od. Collesano) presso Cefalù e il castello di Caccamo.
Come aveva già sottolineato Innocenzo III nella sua lettera del gennaio 1201, il C. fu tra i più fedeli partigiani del papa e si era opposto alla fine dell'aunmno 1200 all'accordo del cancelliere Gualtieri di Palearia con Marquardo di Annweiler che assicurava a quest'ultimo la partecipazione al governo dell'isola. Perciò fu nominato, probabilmente dai familiari rimasti fedeli al papa, "regie private masnade magister comestabulus", cioè comandante della guardia di corte e capo delle loro truppe. Non pare che il C. si sia distinto in questa veste nella difesa contro gli avversari tedeschi, pisani e genovesi dei familiari filopapali; è tuttavia significativo che dopo il 1205, quando cioè con Gualtiero di Palearia e Dipoldo di Acerra altre forze politiche avevano preso il sopravvento a Palermo, e a Messina, non risulti più in possesso di questo titolo.
Nel marzo del 1202 il C. indennizzò la chiesa di S. Maria nel suo feudo di Caccamo della demolizione di una casa resasi necessaria a causa dei lavori per l'ampliamento del castello. Nel febbraio 1205 si recò a Cefalù con un grande seguito di cavalieri del continente e baroni siciliani e donò alla cattedrale locale la località di Roccella presso Collesano per la salute dell'amma della famiglia reale e imperiale. Il Vescovo Giovanni di Cicala istitui a Roccella, con il consenso del fratello, un ospedale per i poveri.
Dipoldo di Acerra teneva occupata Alife già negli anni intorno al 1205 e sembra aver ottenuto in seguito l'infeudazione del fratello Sigfrido di questa contea, cosicché d'ora in poi il C. si dovette accontentare dei suoi feudi siciliani. Non è noto quale ruolo abbia avuto negli ultimi anni della reggenza pontificia. Si sa invece che egli, insieme al conte Ruggiero di Gerace Siculo, con il quale si era riconciliato solo dietro pressione del re, nel 1209 fu Uno degli esponenti più in vista della congiura di nobili siciliani contro il giovane re Federico II, il quale, con l'appoggio dei cavalieri catalani venuti in Sicilia al seguito della moglie Costanza, aveva inaugurato una politica di revoca dei feudi di chiara impronta antinobiliare. Allora, in seguito alla rivolta fallita, il C. sembra aver perso il feudo di Caccamo che Federico II nel 1215 donò alla Chiesa di Palermo.
Dopo la partenza di Federico II per la Germania il C. appare ancora una volta in primo piano. La reggente Costanza gli conferi la carica di "regie private masnade magister comestabulus"; lo ricordano con questa qualifica due documenti del giugno 1216 e del marzo 1218. Nel giugno 1216, circondato da una grande follá di nobili e alla presenza della moglie Sica e dei figli, donò al monastero di Montevergine la località di Roccella presso Collesano, insieme con un mulino e una rendita in denaro. Nel marzo del 1218 il vescovo Aldoino di Cefalù dette il suo, consenso a questa donazione, visto che il C. in precedenza aveva donato Roccella alla Chiesa di Cefalù, e permise anche la costruzione della chiesa di S. Filippo a Collesano che dipendeva dal monastero, di Montevergine.
Dopo il 1218 non si hanno più notizie dirette del Cicala. Sembra essere stato vivo ancora nel 1224, visto che i documenti di quest'anno che ricordano il suo nome non lo qualificano ancora come defunto. Nel 1231 invece il figlio Andrea risulta signore di Golisano. Nel necrologio di Montevergine il nome del C. è ricordato alla data del 29 agosto.
Dal matrimonio con Sica erano nati tre figli: Andrea, che ereditò il feudo di Golisano; Matteo, signore di Monteferrante (provincia di Chieti), il cui nome è ugualmente ricordato nel necrologio di Montevergine (24 luglio); e Simone, ricordato una sola volta nel 1216. Una figlia, di cui non è tramandato il nome, sposò prima del 1216 Rainaldo, figlio di Berardo de Acarino che nel 1201 aveva consegnato il minorenne Federico II a Marquardo di Annweiler.
Fonti e Bibl.: Cefalù, Arch. capitolare, Pergamene, 1201 genn. 4, 1205 aprile; Montevergine, Arch. del'Abbazia, Pergamena n. 3787 (ins. del 1218 marzo); Cod. 18, pars IV (Necrol. Vergin.). ff. 52, 61; Palermo, Bibl. com., Qq H 7 [Dipl. della Chiesa di Cefalù], ff. 217 s., 223-231; A. Mastrullo, Monte Vergine Sagro, Napoli 1663. pp. 365-70; R. Pirri, Sicilia sacra.... II, Palermo 1733, p. 805; J.-L.-A. Huillard-Bréholles, Hist. diplom. Friderici Secundi, 1, 2, Paris 1852, pp. 631 ss.; II, 1, ibid. 1852, pp. 197 s., 205, 414; 2, ibid. 1852, p. 920, J. F. Böhmer-J. Ficker-E. Winkelmann, Regest Imperii, V, Innsbruck 1881-1901, nn. 12.282, 12.497, 14.648; A. Potthast, Regesta Pontif. Romanorum, II, Berlin 1875, n. 3525a; G. Battaglia, Idiplomi ined. relativi all'ordin. d. proprietá fondiaria in Sicilia sotto i Normanni e gli Svevi, Palermo 1895, pp. 35 s. n. 9, 125-29 n. 42; Ryccardi de Sancto Germano Chronica, in Rer. Ital. Script., 2 ed., VII, 2, a cura di C. A. Garufi, pp. 29 s.; C. A. Garufi, Per la storia dei mm ast. di Sicilia nel tempo normanno, in Arch. stor. per la Sicilia, VI (1940), pp. 29, 93 s. n. 13; Abbazia di Montevergine. Regesto delle pergamene, a cura di G. Mongelli, II, Roma 1957, pp. 83 n. 1399, 88 s. n. 1419, 102 n. 1470, 218 n. 1933; Rollus Rubeus. Privil. Eccl. Cephaleditane..., a c. di C. Mirto, Palermo 1972, pp. 106-09; P. Collura, Addiz. e correzioni al Potthast..., in Annali della Scuola speciale per archivisti e bibl. d. univers. di Roma, XII(1972), p. 171 n. 11; F. Baethgen, Die Regentschaft Papst Innozenz III. im Königreich Sizilien, Heidelberg 1914, p. 46; P. M. Tropeano, Montevergine nella storia e nell'arte, Napoli 1973, pp. 96, 106, 161, 234-37; E. Mazzarese Fardella, I feudi comitali di Sicilia dai Normanni agli Aragonesi, Milano 1974, pp. 24 ss.; N. Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien, 1, 3, München 1975, p. 1051.