PAOLO di Giovanni da Visso
PAOLO di Giovanni da Visso. – Nacque forse intorno al 1410 nel villaggio di Aschio, nel territorio del Comune (allora ‘terra’) di Visso.
La data esatta della nascita è ignota e si può solo ipotizzare sulla base delle prime opere datate, risalenti agli anni Trenta, e dell’ultima notizia documentaria, che è del 1481. Neppure è semplice scandire la cronologia del pittore, il cui stile subì variazioni di poco rilievo nel corso della sua lunga carriera.
Originario di un luogo di confine tra l’Umbria e la Marca, dovette avere la sua prima formazione in terra umbra, in particolare sulle opere di Bartolomeo di Tommaso da Foligno e di Lorenzo Salimbeni da Sanseverino (attivo perlopiù nelle Marche, ma autore di affreschi a Norcia e a Perugia); meno sicura è la conoscenza diretta della pittura senese, in particolare di Stefano di Giovanni detto il Sassetta, con la quale si sono spesso notate tangenze.
In Umbria si trovano le sue opere più antiche. A Cascia alcuni affreschi in S. Antonio Abate (Madonna col Bambino, S. Antonio Abate, S. Michele arcangelo) e nella pieve di S. Maria (Madonna col Bambino) vanno confermati alla sua mano nonostante insicurezze disegnative e caratteri insolitamente arcigni che hanno fatto dubitare dell’attribuzione. Nella data del quarto decennio in calce alla Madonna, variamente riportata negli studi, mancano le unità per una caduta d’intonaco. Queste pitture devono precedere di poco gli affreschi in S. Agostino nella stessa Cascia: la decorazione della cappella di Paolo di Cecco di Giolo all’angolo tra la facciata e la parete destra, datata 1439, e le figure di un Santo vescovo e di S. Antonio Abate a sinistra del portale d’ingresso, dove una nicchia coronata da una valva di conchiglia e illuminata coerentemente da sinistra nonché un’aureola scorciata (come nel S. Michele) denunciano la conoscenza di qualche incunabolo rinascimentale in zona, forse di Domenico Veneziano a Perugia.
È incerta la paternità di due affreschi staccati con S. Matteo e la Madonna col Bambino e s. Lucia in S. Andrea a Calcara di Ussita, apparentemente di qualità modesta ma molto rovinati, il secondo dei quali presenta una data forse interpretabile come 1438 (la cifra delle decine si legge con difficoltà).
La prima traccia del pittore a Visso è l’Annunciazione nella lunetta del portale maggiore della collegiata, dalle figure piuttosto atticciate, ma notevole per la ricchezza decorativa e le invenzioni che complicano la casa della Vergine. Un’iscrizione, meglio leggibile in vecchie fotografie (Archivio Sansoni, n. 2477), ricordava l’esecuzione nel 1441 su commissione condivisa tra messer Giacomo di messer Antonio, un personaggio «de Aquila» e gli esecutori testamentari di Matteo di Dono.
In S. Agostino a Cascia è sua anche la S. Monica che presenta la sua confraternita a s. Agostino affrescata sulla parete sinistra, fregiata oggi di una data 1445, probabilmente frutto di un arbitrario restauro su un originale 1444.
Le vicende dell’insediamento francescano osservante di S. Maria dell’Oro presso Terni, eretto nella prima metà degli anni Quaranta, suggeriscono, insieme ai dati dello stile, di porre intorno al 1445 la Madonna col Bambino su tavola del Musée du Petit Palais di Avignone, sola opera firmata del pittore.
La provenienza dal convento umbro è attestata da padre Antonio d’Orvieto, che nel 1717 descrisse il dipinto «a capo di questo dormitorio [principale] nella muraglia, che fa spalla alla chiesa» (Cronologia…, pp. 334 s.). La data precoce è confermata dalle aureole decorate a granitura, di tradizione gotica, un unicum per Paolo da Visso, che in seguito preferì sempre i nimbi a fitti raggi resi popolari dal Beato Angelico e cari anche, in quest’area, all’abruzzese Andrea Delitio. Anche per ciò va respinta l’ipotesi che il S. Giovanni Battista e il S. Bartolomeo della Národní Galerie di Praga appartengano alla stessa pala: è anzi possibile che la tavola avignonese, dal formato rettangolare originale, nascesse autonoma, mentre dal polittico di Praga potrebbe venire lo scomparto di predella già Bardini con le Esequie della Vergine riemerso sul mercato nel 2009 (Trinity Fine Art, Londra), con simile fondo oro lavorato a racemi e di misure compatibili.
Prossimi alla Madonna di Avignone sono gli affreschi votivi in S. Maria Assunta a Nemi di Fiordimonte che, sotto una Madonna col Bambino, recano la data 1447, la medesima di un S. Martino e il povero affrescato sulla parete destra della collegiata di Visso. In questa chiesa altri dipinti possono riferirsi allo stesso momento o ad anni poco più avanzati: la Madonna col Bambino tra s. Sebastiano e s. Nicola da Tolentino, resto di una distrutta cappella in controfacciata, e la dimezzata Assunzione della Vergine sulla parete sinistra, di insolito respiro spaziale.
Fino al 1470 le altre tracce sicure del pittore sono tutte documentarie: nel 1453 fu pagato per la «taula dell’altare grande» dei benedettini di S. Catervo a Tolentino, scomparsa o non identificata (Aleandri, 1905); il 22 dicembre 1456 il Comune di Fermo concesse a «magistro Paulo dal’Aschio de Visso pictori» un salvacondotto per sé e due servitori (Crocetti, 1985); nell’aprile-maggio 1462 il Comune di Ussita versò 14 lire a «maistro Paulo pictori» per la pittura di un Crocifisso, una Vergine Maria e un s. Nicola di Bari nella chiesa di S. Nicolò (Pirri, 1920).
Si possono ricondurre agli anni Sessanta alcune opere nelle quali i volumi più torniti indicano un interesse per la coeva pittura camerinese: tra queste, gli affreschi in S. Nicolò di Valcaldara di Montecavallo, il Miracolo di s. Antonio da Padova in S. Francesco a San Ginesio e la pala della Pinacoteca civica di Ascoli Piceno con la Madonna col Bambino tra i ss. Giacomo Maggiore, Caterina da Siena, Domenico e Stefano, posteriore al 1461 per la raffigurazione della santa senese. Un’affascinante ipotesi propone di collegare l’affresco detto della Madonna del Voto (Pietà tra i ss. Agostino e Nicola da Tolentino) in S. Agostino a Visso con una lettera del 1466 che attesta la volontà di decorare una cappella della Madonna delle Grazie, eretta in quella chiesa per volontà di Francesco Sforza al tempo delle sue imprese marchigiane (Cordella, 1987).
L’anno 1470 si legge in calce a un Crocifisso tra la Vergine e s. Venanzio affrescato nella pieve di Ussita su commissione di Giovanni d’Angelo di Paolo. Il 13 dicembre di quell’anno Paolo da Visso figura come teste in tre atti notarili stipulati nel chiostro del convento francescano osservante di S. Maria del Castellare a Nocelleto (Castelsantangelo sul Nera) ed è definito «nunc pictore in dicta ecclesia» (Sensi, 1993). Sebbene alcuni affreschi nella chiesa spettino alla sua cerchia (e forse in parte a quel Benedetto di Marco da Castelsantangelo citato nei tre rogiti), è difficile rintracciare la mano dello stesso Paolo, che potrebbe aver lavorato nello scomparso chiostro. Certamente suo e di questi anni è il polittico per l’altar maggiore, ora nel Museo civico e diocesano di Visso, di stupenda conservazione nella pittura e nella carpenteria. Un affresco nello stesso museo con il Crocifisso tra i ss. Andrea e Michele arcangelo, proveniente dalla chiesa di S. Andrea a Villa Sant’Antonio (Visso), reca la data [14]74.
Al 1478 risale il finto polittico su tela del Museo arcidiocesano di Camerino, dipinto per S. Biagio a Capriglia di Pieve Torina.
La scelta di questa alternativa economica al polittico tradizionale si può spiegare con la difficoltà nel reperimento dei fondi, attestata dal puntiglio con cui i singoli contributi sono registrati nelle iscrizioni. Gli archi trilobati inflessi di gusto veneziano nella cornice sono in tutto simili a quelli veri presenti in un trittico di ubicazione ignota con la Madonna col Bambino tra i ss. Giovanni Battista e Girolamo (Zeri, 1976). Due tavole di collezione privata riprendono con minime varianti i laterali di quel trittico e sono state pubblicate come opere di Paolo da Visso (Todini, 1989), ma la loro autenticità pare dubbia.
Gli ultimi documenti attestano il pittore all’opera nel Palazzo dei priori di Visso nel 1481: nel maggio-giugno ricevette sei fiorini per un’Annunciazione, nel luglio il saldo per una Madonna dipinta «in sala superiori palatii», in agosto sei bolognini per gli stemmi di Castelsantangelo dipinti su pallii (Gnoli, 1923). La seconda di queste opere, una Madonna col Bambino in trono, si è conservata nella sala consiliare.
Il 15 novembre 1478 aveva fatto testamento donna Battista del fu ser Antonio «Botrognesis», moglie «magistri Pauli Iohannis de villa Aschii comitatus terre Vissi», nel villaggio di Gabbiano presso Appennino di Pieve Torina (Archivio di Stato di Macerata - Sezione di Camerino, Archivio notarile di Camerino, 4118 [notaio Marco di Conforto da Casavecchia], c. 111rv, segnalato da Rossano Cicconi). La donna eleggeva come sepoltura S. Giovanni di Aschio o S. Maria (la collegiata) di Visso, a seconda del luogo in cui fosse avvenuta la sua morte. Nessun legato era destinato al marito, cui fu preferito un figlio avuto da un precedente matrimonio.
Ignoti sono il luogo e la data di morte del pittore.
Fonti e Bibl.: Antonio d’Orvieto, Cronologia della Provincia serafica riformata dell’Umbria, o d’Assisi, Perugia 1717, pp. 334 s.; V. Aleandri, Documenti per la storia dell’arte nelle Marche (Secolo XV), in Rassegna bibliografica dell’arte italiana, VIII (1905), pp. 149-157. P. Pirri, Ussita. Notizie storiche con illustrazioni e documenti, Roma 1920, pp. 120, 131, 318 doc. XXXVI; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell’Umbria, Spoleto 1923, pp. 233-235; R. van Marle, The development of the Italian schools of painting, VIII, The Hague 1927, p. 306; XIV, 1933, pp. 9-14; L. Serra, L’arte nelle Marche. Il periodo del Rinascimento, Roma 1934, pp. 354-356; A. Fabbi, Visso e le sue valli, Spoleto 1965, pp. 139-164; G. Vitalini Sacconi, Pittura marchigiana. La scuola camerinese, Trieste 1968, pp. 164, 244 n. 350, 249 n. 412; G. Donnini, Un P. da V. a Sanginesio, in L’appennino camerte, 5 settembre 1970, p. 1; G. Vitalini Sacconi, P. da V.: proposte per un catalogo, in Commentari, XXIII (1972), pp. 31-43; M. Laclotte - É. Mognetti, Peinture italienne. Avignon - Musée du Petit Palais, Paris 1976, n. 201; F. Zeri, Diari di lavoro 2, Torino 1976, pp. 51-54; G. Crocetti, La pittura di Fra Marino Angeli e dei suoi continuatori, Urbino 1985, p. 74 n. 97; R. Cordella, Un sodalizio tra Bartolomeo di Tommaso, Nicola da Siena, Andrea Delitio, in Paragone, XXXVIII (1987), 451, pp. 89-122; F. Todini, La pittura umbra dal Duecento al primo Cinquecento, I, Milano 1989, pp. 256 s.; M. Sensi, P. di G. e Benedetto di Marco da Visso «pittori a S. Maria del Castellare» dei frati minori conventuali (Castelsantangelo di Visso), in Bollettino storico della città di Foligno, XVII (1993), pp. 103-118; A. Venanzangeli, P. da V. pittore del ’400, Roma 1993; Id., Visso: città d’arte, Camerino 2001, pp. 19-25, 41, 54-57, 144 s., 166, 195-197; R. Cordella, Pittori del ’400 in Valnerina e rapporti con le Marche, in I da Varano e le arti. Atti del Convegno, Camerino… 2001, a cura di A. De Marchi - P.L. Falaschi, Ripatransone 2003, pp. 655-188; E. Bairati, in Matteo da Gualdo. Rinascimento eccentrico tra Umbria e Marche (catal., Gualdo Tadino), a cura di E. Bairati - P. Dragoni, Milano 2004, pp. 169-171 n. 39; M. Minardi, Lorenzo e Jacopo Salimbeni. Vicende e protagonisti della pittura tardogotica nelle Marche e in Umbria, Firenze 2008, pp. 116, 118 fig. 93, 124 s., 127 fig. 99; O. Pujmanová, National Gallery in Prague. Italian Painting c. 1330 - 1550, I, National Gallery in Prague, II, Collections in the Czech Republic. Illustrated summary catalogue, Prague 2008, pp. 168 s. catt. 102 s.; A. Delpriori, Produzione figurativa a Spoleto e in Valnerina nel XIV secolo. Problemi, contesti, casi esemplari, tesi di dottorato in storia dell’arte, Università degli studi di Firenze, 2010, p. 7; A. Marchi, in Girolamo di Giovanni. Il Quattrocento a Camerino… (catal.), a cura di A. Marchi - B. Mastrocola, Camerino 2013, pp. 102-104 n. 10; V. Cenci, in Museo di Palazzo Santi. Chiesa di S. Antonio Abate. Circuito museale di Cascia, a cura di G. Gentilini - M. Matteini Chiari, Prato 2013, pp. 182 s. n. 258.