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EMILIANI-GIUDICI, Paolo

di Giuseppe Toffanin - Enciclopedia Italiana (1932)
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EMILIANI-GIUDICI, Paolo

Giuseppe Toffanin

Nato a Mussomeli il 23 giugno 1812, esulò dalla natia Sicilia per insofferenza d'angherie borboniche, e nel 1849 passò a vivere a Firenze dove, dal 1859, fu segretario e poi professore d'estetica nella R. Accademia di Belle Arti. Fu deputato al parlamento; morì mentre viaggiava in Inghilterra, a Tunbridge, l'8 settembre 1872. Un sentimento di reazione alla rigida educazione religiosa impostagli in famiglia (il padre avrebbe voluto farne un domenicano) lo indusse ad aperta simpatia per la riforma protestante. Scrisse molto e, tranne un infelice romanzo a tesi (Beppe Arpia, Firenze 1852), per lo più di letteratura e di storia.

L'opera in cui meglio è attuato il proposito di "trattare la storia delle nostre lettere con critica filosofica derivata dai fatti", reagendo al metodo dei puri eruditi (Tiraboschi, ecc.), è la Storia delle Belle lettere in Italia (1844), riscritta nel 1855 "da cima a fondo" e divenuta Storia della letteratura italiana (1ª ed., Firenze 1855).

In quest'opera, pur con animo ghibellino, egli risente largamente l'influsso del neo-guelfo Gioberti: e giobertiano rimane in quel suo cercare nella letteratura italiana il "principio incivilitore che quasi supremo fondamento la sostiene"; giobertiano nell'altra opera sua, la Storia politica dei Municipî italiani (1ª edizione, Firenze 1851), concepita come storia di "forme politiche antichissime che tra le procelle di barbariche invasioni serbarono le reliquie della sapienza civile dei Romani". Vero è che perciò egli aveva anche ragione di richiamarsi al Vico e al Foscolo. Se un certo gusto delle forme retoriche non impedì in lui un serio amore dell'erudizione, questa rimase staccata dalla sostanza del suo pensiero, specie nella incompiuta Storia del teatro d'Italia (Milano 1860, Firenze 1869) della quale abbiamo soltanto la lunga Introduzione, con appendice di sacre rappresentazioni.

L'E-G. tradusse la Storia d'Inghilterra di T.B. Macaulay (1ª ed., Firenze, 1852-53).

Bibl.: E. Camerini, Nuovi Profili letterari, II, Milano 1875, p. 226 segg.; E. Scolarici, P. Emiliani-Giudici, Palermo 1917; G. A. Borgese, Storia della critica romantica, Milano 1920, pp. 312-14; P. Chiminelli, La fortuna di Dante nella cristianità riformata, Roma 1921, p. 145 segg.

Vedi anche
Muratóri, Ludovico Antonio Storico e letterato (Vignola 1672 - Modena 1750). Ecclesiastico, M. orientò tutta la sua opera di storico entro un'intuizione e concezione del mondo adeguata alle esigenze della sua fede. Compilò la monumentale raccolta Rerum italicarum scriptores (24 voll., 1723-38; 25º vol. di indici nel 1751) che, ... Ugo Fóscolo Poeta (Zante 1778 - Turnham Green, presso Londra, 1827). Tra i massimi esponenti della letteratura italiana del neoclassicismo e del primo romanticismo, nella sua produzione si distinguono due linee letterarie principali: una di indirizzo romantico (i sonetti In morte del fratello Giovanni, A Zacinto, ... letteratura In origine, l'arte di leggere e scrivere; poi, la conoscenza di ciò che è stato affidato alla scrittura, quindi in genere cultura, dottrina. Oggi s'intende comunemente per l. l'insieme delle opere affidate alla scrittura, che si propongano fini estetici, o, pur non proponendoseli, li raggiungano comunque; ... filosofia Attività di pensiero che attinge ciò che è costante e uniforme al di là del variare dei fenomeni, con l’ambizione di definire le strutture permanenti della realtà e di indicare norme universali di comportamento. Definizioni La f. può definirsi come una forma di sapere che, pur nella grande varietà delle ...
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Vocabolario
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giudicare
giudicare (letter. ant. iudicare) v. tr. e intr. [lat. iūdĭcare, der. di iudex -dĭcis «giudice»] (io giùdico, tu giùdichi, ecc.; come intr., aus. avere). – 1. a. assol. Esercitare la facoltà del giudizio: essere capace, incapace di g.;...
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