BENSA, Paolo Emilio
Nacque a Genova, da Maurizio, il 27 marzo 1858.
Il padre, nato a Porto Maurizio il 22 sett. 1813, laureatosi in legge a Genova nel 1839, aveva proseguito gli studi universitari così da essere aggregato alla facoltà giuridica genovese nel 1845, e in seguito da divenirvi titolare della cattedra di diritto e procedura penale. Oltre a ricoprire vari incarichi amministrativi, tra cui quello di provveditore agli studi, fu in relazione coi Niccolini, collaborando alle Letture popolari promosse a Torino dal Valerio, e fu membro dell'Accademia di filosofia italica, ai cui lavori partecipò con numerose memorie. È ricordato anche per avere, nel marzo 1851, assieme all'avv. A. Caveri, patrocinato la difesa di N. Bixio nel processo intentatogli per violenza e resistenza alla forza pubblica, a seguito dei disordini verificatisi al Teatro dell'Opera di Genova nel gennaio di quell'anno. Morì a Genova il 27 nov. 1883.
Il B. si avviò anch'egli agli studi giuridici presso l'università genovese; nel 1885 vi diveniva titolare della cattedra di contabilità dello Stato per passare nel 1887 a quella di introduzione alle scienze giuridiche e di istituzioni di diritto civile; nel 1889 assumeva anche l'incarico di diritto civile, di cui doveva poi divenire titolare (1898).
Dalla consuetudine con l'insegnamentouniversitario traggono origine i due primi lavori del B.: il Compendio d'introduzione allo studio delle scienze giuridiche e d'istituzioni di diritto civile italiano. Introduzione parte generale (Torino 1897)e il corso monografico Delle servitù prediali (Siena 1899), raccolta di lezioni curata da G. Amadeo. In esse già il B. palesava apertamente il suo indirizzo metodologico, inserendosi in quella corrente "sistematica" che, sulla scia della elaborazione pandettistica tedesca, si era affacciata nella dottrina italiana fin dal 1880 (Vassalli, 1928, p. 16).
Il B. occupa un posto di rilievo nella prima elaborazione della scienza giuridica italiana soprattutto con le "note" apposte, assieme a C. Fadda, alla traduzione italiana del Diritto delle Pandette di B. J. H - Windscheid, che cominciò ad uscire a Torino nel 1887e che, rimasta interrotta, venne continuata in seguito dal Bonfante e dal Maroi.
Anche se non sempre è possibile distinguervi l'opera del B. da quella del Fadda, questo commentario alle Pandette del Windscheid ègeneralmente riconosciuto, per l'insieme dei problemi metodologici e degli accostamenti dottrinali, come un contributo e un punto d'arrivo decisivo nella elaborazione scientifica del diritto italiano. Con esso veniva definitivamente ad essere recepita per la scienza giuridica italiana quella vasta opera di rielaborazione sistematica che in Germania aveva preso le mosse dagli studi dei Savigny e del Puchta. La tradizione italiana, tagliata fuori da ogni moderna elaborazione delle fonti romanistiche a seguito dell'adozione della legislazione napoleonica come base del proprio sistema norinativos si orientava così verso nuovi orizzonti e prospettive. Negli anni della formazione culturale del B. risorgeva su basi nuove la scienza romanistica, mentre si avviavano le prime ricerche di diritto intermedio. Di questi nuovi tramiti metodologici sembra essere pienamente consapevole il B., che contribuì a sua volta ad avviare quel processo di osmosi tra scienza romanistica e civilistica che, negli anni seguenti, caratterizzò appunto in Italia il rinnovamento delle premesse scientifiche del diritto civile.
Non mancò tuttavia al B. la sensibilità di intendere come l'acquisizione del nuovo indirizzo metodologico dovesse trovare un terreno di incontro con la tradizione giuridica vigente: le "note" risentivano di questa esigenza per l'equilibrio delle prese di posizione e degli accostamenti dottrinali e legislativi, e costituirono da questo punto di vista un argine alle intempersine interpretative dello stesso indirizzo sistematico, richiamando sempre l'indagine giuridica nell'ambito d'una concezione rigorosamente normativa del diritto. Sono tuttora importanti punti di riferimento storici e metodologici le "note" su "l'autorità dei lavori preparatori nella interpretazione delle leggi", su "i principi generali del diritto" in cui si formulava un'importante interpretazione dell'artic0lo 3 delle preleggi del cod. civ. 1865, nonché, solo per fare alcuni esempi, quelle sulla distinzione tra diritti reali e diritti di obbligazione, sul concetto di patrimonio, e quelle numerose sulle persone giuridiche.
L'opera del B. rimase per altro sempre strettamente legata agli sviluppi giurisprudenziali, trascurando le elaborazioni istituzionali ed organiche, se si fa eccezione ai suoi primi corsi universitari. Oltre alle "note" al Windscheid, di cui lo stesso B. non nascondevanella prefazione il carattere "frammentario", i suoi scritti più importanti sono da ricercarsi infatti nei saggi An iuratum sit. Appunti critici di diritto civile italiano (in Onoranze a F. Serafini, Firenze 1902, pp. 13 ss.), Sul concetto di cose fungibili nel diritto italiano (in Studi in onore di C. Fadda, Napoli 1905, pp. 43 ss.) e nelle sei note a sentenze comparse nel periodico La corte di Cassazione tra il 1924 e il 1927.
Il B., che era stato nominato senatore il 3 giugno 1908, ebbe modo., nel corso della sua attività parlamentare, di portare il contributo tecnico della sua esperienza di giurista in varie iniziative legislative, partecipando ai lavori di commissione, intervenendo in numerose discussioni, sull'ordinamento del notariato, sulle borse di commercio, sull'ordinamento giudiziario, sul giudizio di delibazione delle sentenze straniere, sull'assistenza degli orfani di guerra, sulla capacità giuridica della donna (fu relatore del progetto di legge del 1919), sull'adozione degli orfani di guerra.
Di poco rilievo la sua partecipazione alla vita politica. Genericamente liberale, come si riscontra anche nei suoi scritti giuridici, condivise assieme a larga parte dei giuristi della sua stessa formazione' accanto ad un forte senso della legalità e della continuità delle istituzioni, una scarsa sensibilità per i grandi mutamenti sociali ed economici della sua epoca, e dei riflessi istituzionali che essi comportavano (cfr., in Atti parlamentari, l'intervento del B. nella discussione del 26 giugno 1924sulla riforma della legge elettorale). Per questa via accentuò il suo conservatorismo, non privo di suggestioni nazionalistiche ed autoritarie, senza tuttavia mai qualificarsi distintamente nel giuoco politico e parlamentare. Interventista, sostenne in Senato con lo Scialoja la nomina dell'Albertini a senatore, nella seduta del 25 marzo 1916, contro l'opposizione che ad essa sarebbe stata fatta da un gruppo di senatori giolittiani (Albertini, I, p. 446);pur essendo di età avanzata volle arruolarsi e prestò servizio come ufficiale. Il 12 genn. 1918venne chiamato a far parte della Reale Commissione di inchiesta sulle cause e le responsabilità di Caporetto, presieduta dal gen. Caneva, i cui lavori si chiusero nel settembre 1919 con la Relazione della Commissione d'inchiesta, Dall'Isonzo al Piave. 24 ottobre-9 nov. 1917 (Roma 1919). Candidato della lista nazionale a Genova, nelle amministrative del 1921, il B. riuscì primo eletto: seguiva di lì a poco la sua adesione al fascismo. che, come ebbe a dichiarare in Senato il 3 dic. 1924, se per molti aspetti non si incontrava con le sue "convinzioni di impenitente liberale individualista", aveva guadagnato tuttavia la sua fiducia col ristabilimento dell'"ordine pubblico" e del "sentimento nazionale".
Il B. morì a Genova il 17 gennaio del 1928.
Fonti e Bibl.: Atti Parlam. Senato. Discuss., legislatura XXIII, tornate del 9 maggio, dei 26 giugno 1912, del 19 marzo 1913; legislatura XXIV, tornate dei 29 giugno 1914e dell'11 dic. 1916; legislatura XXV, tornate del 14luglio e del 28 luglio 1919; legislatura XXVII, tornate del 3 dic. 1924e del 7 febbr. 1928;necrologio, in Riv. di dir. comm., XXVI (1928), p. 72;necrologio di A. Ascoli, in Riv. di dir. civ., XX, 1 (1928), pp. 68 ss.; F. Vassalli, Discorso su G. P. Chironi, in Memorie dell'Ist. giur. della R. Univ. di Torino, s. 2, I (1928), p. 16; Id., P. E. B. Orazione commemorativa, in Ann. dell'Univ. di Genova, 16 maggio 1929, pp. 299-320(con bibl. completa); P. Cogliolo, P. E. B. Orazione commemor., Genova 1929; L. Albertini, Venti anni di vita polit., parte II, L'Italia nella guerra mondiale, I, Bologna 1951, p. 446; III, ibid. 1953, pp. 56, 142;B. De Giovanni, Fatto e valutaz. nella teoria del negozio giuridico, Napoli 1958, pp. 24. 30, 57;V. E. Orlando, Memorie (1915-1919), a c. di R. Mosca, Milano 1960, pp. 507, 516; Nuoviss. Dig. Ital., II, p. 372; Encicl. Ital., App. I, p. 263.
Per Maurizio cfr.: necrologio di G. Bruzzo in Ann. della R. Univ. degli studi di Genova (1883-84), Genova 1884, pp. 95-105;A. Neri, Un episodio della vita di N. Bixio, Genova 1912, pp. sz n. 2, 51, 58, 6n.