CASTAGNOLA, Paolo Emilio
Nacque a Roma da Antonio e da Camilla De' Rossi il 7 maggio 1825.
Il padre, già ufficiale dell'esercito pontificio rimasto in servizio durante l'occupazione francese, aveva dovuto abbandonare la carriera dopo il crollo dell'Impero napoleonico, e si era dato al commercio degli spartiti musicali aprendo un negozio al centro di Roma. Era poi morto nell'epidemia di colera scoppiata nell'ottobre 1837, quando il C. aveva iniziato gli studi presso la scuola degli scolopi.
Nel 1840 entrò in seminario per completare la propria- istruzione; nel 1846 ottenne un impiego nell'amministrazione della provincia. Aveva intanto stretto amicizia cm Fabio Nannarelli e Giovanni Torlonia, coi quali partecipò a quel cenacolo di giovani letterati che ebbe il nome di scuola romana o scuola dei classicisti romani, sviluppatasi intorno al 1850 e influenzata dalle idee dell'ex gesuita L. M. Rezzi, propugnatore di una restaurazione formale di ispirazione umanistica. A partire dal 1844 datano i primi tentativi poetici del C. raccolti poi nel volume Versi (Firenze 1854), cui seguirono Concento (ibid. 1855). composto da tre canzoni, e Poesie (ibid. 1856) che comprendeva anche la ristampa di Concento e la novella storica in ottava rima Emellina.
Questa produzione giovanile è caratterizzata da una molteplicità di tentativi, unificati però sotto il segno dei rispetto della struttura ritmico-sintattica tradizionale in cui prevale l'utilizzazione dei sonetto. La scelta dei modelli si compie nell'ambito dell'area classicistica, attraverso la sperimentazione di un'ampia gamma dei suoi topoi poetici, dal genere erotico a quello encomiastico, epigrammatico o gnomico. In stretta coerenza con la scelta del genere si colloca l'impiego di un linguaggio ispirato a un rigoroso purismo lessicale e sintattico. Non mancano tuttavia di manifestarsi indubbie suggestioni di natura romantica, quali, oltre la sperimentazione di un genere come la novella di rievocazione storica in versi (Emellina), l'utilizzazione di certi tipici temi ricorrenti, come ad esempio la rievocazione della prigionia del Tasso oppure la ripresa del motivo della solitudine e della malinconia interpretate come contrapposizione tra individuo e comunità. È qui che già ha modo di manifestarsi l'influenza della lettura del Leopardi - destinata a caratterizzare l'intero arco della produzione poetica del C. - anche attraverso il recupero e l'inserimento di alcuni stilemi da quello sicuramente derivati. Un accento più personale, nell'ambito di questi primi versi, è rintracciabile nell'elaborazione colta dello stornello in cui la tendenza gnomica del proverbio contadinesco alleggerisce, con la sua elementare contabilità, la persistente tendenza al quadretto arcadico di maniera. Un'altra componente di questa poesia è il recupero di moduli espressivi di derivazione stilnovista, evidenti in alcuni ritratti femminili dai contomi rarefatti, di un nitore decisamente prossimo alla stilizzazione: ma in questo caso, più che di una ulteriore suggestione di scuola tradizionalista, si potrebbe parlare di un riflesso del gusto "primitivo" o "preraffaellita" non estraneo a certi ambienti culturali della Roma pontificia della metà del secolo, che aveva assistito al fiorire di un'esile ma persistente corrente di "purismo" figurativo. Nulla più che un'esercitazione lètteraria, come calco decisamente stilnovista, secondo il modello delle partì in versi della Vita nova, sia lessicalmente che nella struttura ritmico-sintattica e logico-discorsiva, sono le tre canzoni che compongono Concento.
Negli anni immediatamente successivi a queste prime prove, il C. partecipò, con alcune poesie, a diverse raccolte collettive dei poeti della scuola romana: Omaggio a Giannina Milli (Firenze 1857); I fiori della campagna romana (Roma 1857); Strenna romana per l'anno 1858 (Firenze 1858). Nel 1862, dopo molti anni di elaborazione, termino una commedia in versi, Gliceria, o il secolo di Augusto (Firenze 1864) che, proposta dall'autore a vari capocomici, come il Salvini, il Morelli, il Pierantoni, il Bellotti Bon, non venne mai rappresentata.
Il C. ambientava la sua commedia nella epoca romana, molto prima, come egli stesso sottolineava in una successiva avvertenza ai lettori. che questa formula venisse adottata dal Cossa nei suoì drammi; tuttavia, se la ricostruzione storica è, nella Gliceria, precisa e puntuale, manca poi alla commedia l'indispensabile strutturazione tecnica in senso drammatico della materia.
Negli anni successivi, mentre collaborava ad altre raccolte collettive dei poeti della scuola romana (Nel patrio festeggiar del sesto centenario di Dante Alighieri, Firenze 1865; Per le nozze di Virginia Napoli col cav. Saverio Cecchini, ibid. 1866; In morte di Giulia Cagiati, Roma 1866; A nostra Signora del Buon Consiglio il Municipio di Genazzano, ibid. 1867; Poesie per Bettina Alessandretti, Imola 1868) e pubblicava un nuovo volume di versi, Nuove poesie (Firenze 1867), il C. volle sperimentare anche la prosa. Il primo risultato fu un racconto lungo, La Vanità (Milano 1865); successivamente nasceva il romanzo storico L'Ironia, pubblicato sulla Nuova Antologia dal 1867 al 1868 con lo pseudonimo di Paolo D'Alba.
Anche nel campo della prosa il C. trasferiva l'indecisione nella scelta dei modelli che già caratterizzava la sua poesia: la novella La Vanità si rifaceva infatti al filone di quella letteratura di consumo ispirata a un generico umanitarismo che intrecciava vicende di umili e di potenti in un'atmosfera, di dominante sentimentalismo di maniera.
Il romanzo invece, ristampato poi con il titolo Leopoldina, romanzo storico 1846-49 (Imola 1871), ripeteva tardivamente i moduli del genere storico-risorgimentale ambientato com'era tra la morte di Gregorio XVI e l'ingresso dei Francesi a Roma nel 1849. Intreccio, procedimenti narrativi, tipizzazione dei personaggi, ambientazione ricalcavano stancamente i modi della precedente produzione narrativa a sfondo storico senza alcun tentativo di ravvivare un materiale già abbondantemente sfruttato.
Probabilmente perché nel romanzo storico aveva rappresentato lotte e idee del movimento risorgimentale, il C. fu costretto ad allontanarsi da Roma nel 1869, recandosi prima in Umbria, nella villa del conte Paolo di Campello e poi, nel novembre, a Firenze. Nel dicembre ottenne però di rientrare a Roma riprendendo il posto nell'amministrazione. Dopo il '70 il C. iniziò una feconda attività giornalistica, collaborando dal 1871 al '72 a La Nuova Enciclopedia italica, fondando, e redigendo da solo durante l'intero primo semestre, Il Novellatore, un periodico mensile uscito a Roma dal gennaio al dicembre 1872, su cui comparve a puntate il dramma in cinque atti Sibilla, composto dal C. in collaborazione con G. Tirinelli. Alla fine del 1873 era nominato insegnante di lettere nella scuola superiore femminile di Roma fondata da E. Fuà Fusinato.
In questi anni il C. venne intensificando l'interesse, se pur eterogeneo, per gli studi eruditi, già rivelato con le Osservazioni intorno ai Pensieri di Giacomo Leopardi (Torino 1863), la Sposizione dei primi due canti della Divina Commedia (ibid. 1865), Intorno agli scritti di Ignazio Ciampi (Roma 1866), Sei lettere intorno alla lingua e allo stile (Firenze 1867). Pubblicò infatti Delle presenti condizioni del teatro e della poesia drammatica in Italia (Assisi 1873); La popolazione e la teorica di Malthus (ibid. 1873); Intorno al valore del principio di contraddizione (ibid. 1875); Storia di Roma (Roma 1876); Sopra il Canzoniere di Francesco Petrarca (Assisi 1876); Saggio di filosofia popolare (monologhi, ibid. 1876); Cenno biografico di Giuseppe Maccari (ibid. 1876); Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio (ibid. 1877); oltre a volumi di uso scolastico come Sguardo sulla letteratura tedesca (Imola 1874), e Istituzioni di belle lettere (Firenze 1880-8 i).
Nel 1877 aveva pubblicato il volume Novelle romane (Firenze 1877) in cui raccoglieva racconti già pubblicati (La Vanità, del 1965; Andreina, edita a Firenze nel 1874; Sorella di latte, del 1875) e il racconto autobiografico inedito (poi rifuso in Reminiscenze)dal titolo Reminiscenze d'uno scrittorello. La produzione in prosa proseguì, nel suo consueto solco tematico e stilistico, con la novella Storia di un'educanda (Assisi 1877), mentre tornava alla poesia con Melos, libri tre (Assisi 1878), Nembrot, elegia drammatica (Imola 1881); nel 1882 raccolse in volume (Poesie, Roma-Torino-Firenze 1882) tutte le sue liriche e la sua produzione in versi (Melos - Stornelli - Concento - Nembrot - Gliceria -Emellina).
La lirica più matura del C., che continuava a muoversi nel solco di un classicismo di maniera e nell'ambito di quell'eterogeneità di ispirazione che già aveva caratterizzato la sua prima produzione, risente di una più accentuata ripresa di moduli romanticheggianti, evidenti nell'impiego degli usurati stereotipi di un esasperato psicologismo, legato soprattutto al motivo topico del raffronto tra passato e presente, speranza giovanile e disillusione della maturità. È di nuovo questa, assieme ad una ripresa di moduli paesaggistici tipici, la via attraverso cui la lettura del Leopardi si fa più fortemente avvertire in questa poesia priva in generale di una ispirazione autonoma e personale.
Tra il novembre del 1882 e il marzo del 1887 il C. dette vita, insieme a G. Cugnoni e G. Codronchi, al periodico mensile La Scuola romana con un programma di restaurazione classicistica. Qui pubblicò, in tre puntate, tra il giugno e l'agosto del 1884, il romanzo incompiuto Dov'è l'Italia?, finto saggio di versione dall'inglese e tra il luglio e l'agosto del 1887 le due novelle Vita d'un giorno (poi Firenze 1891) e La prima tempesta (poi Imola 1896). Uscirono poi il volume di liriche Versi inediti e ultimi canti (Imola 1886), il romanzo In villa, prima a puntate sulla Rassegna nazionale (1888-89) poi in volume a Firenze 1889, il volumetto di liriche Tristium (Imola 1889), il volume di memorie Reminiscenze (ibid. 1891), i racconti Storia d'un'anima (Firenze 1893), Un jeune homme comme tant d'autres, nouvelle (Rome 1894) e Corrado: storiella (Imola 1898).
Divenuto direttore della scuola superiore femminile e della scuola tecnica "Cola di Rienzo", venne nominato nel 1895 socio corrispondente dell'Accademia della Crusca. Si era andata intanto arricchendo anche la produzione di scritti eruditi e morali: Notizia della vita e delle opere di Ignazio Ciampi, Imola 1881; Saggi di filosofia popolare (di cui alcuni già pubblicati), ibid. 1887; Ipoeti romani della seconda metà del secolo XIX, prima a puntate sulla Rassegna nazionale dal 1890 al 1893 e poi in estratto, Firenze 1893; La norma della vita (dialoghi filosofici), Imola 1892; Fabio Nannarelli, poeta romano, ibid. 1895; Il Dramma (saggi critici), ibid. 1897.
Il C. morì a Roma il 13 marzo 1898.
Bibl.: oltre ai necrol. Ricordo di P.B.C., Imola 1898; Rapporto dell'anno acc. 1897-98 e commem. dell'accad. residente M. Tabarrini e degli accademici corrisp. P. E. C. e G. E. Gladstone lette dal segretario Guido Mazzoni, in Atti della R. Accad. della Crusca, Firenze 1899, pp. 9-10;cfr.: R. De Cesare, Roma e lo Stato del papa, Roma 1907, I, pp. 315 ss.;D. Gnoli, I poeti della scuola romana, Bari 1913, pp. 1-46, 65-68; F. Picco, L. M. Rezzi maestro della "Scuola romana", Piacenza 1917, pp. 48-70; A. Sterlini, Un dimenticato, P. E. C., Roma 1927;G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1956, pp. 1001 s., 1376 s.; A. Greco, Echi leopardiani nei poeti della Scuola romana, in Rassegna di cultura e vita scolastica, settembre 1957, pp. 1-3; I Poeti della Scuola romana dell'Ottocento, a cura di F. Ulivi, Bologna 1964, pp. 26-28, 49-64;G. Cusatelli, La Poesia dagli scapigliati ai decadenti, in Storia della letter. italiana Garzanti, VIII, Dall'Ottocento al Novecento, Milano 1968, pp. 555 s.