FILIASI CARCANO, Paolo
Nacque a Napoli il 21 marzo 1911. Il padre Mariano, di antica nobiltà napoletana, divenne duca di Montaltino in seguito al matrimonio con Maria Carcano, duchessa di Montaltino. La sua prima formazione intellettuale fu caratterizzata da una forte attrazione per le scienze e la matematica; a soli ventun'anni conseguì nell'università di Napoli la laurea in matematica. Ben presto, tuttavia, l'interesse per i problemi psicologici e religiosi lo portò verso studi filosofici e. da quello che egli stesso definì "...un grave conflitto di interessi intellettuali..." (La metodologia nel rinnovarsi del pensiero contemporaneo, Napoli 1957), vennero condizionate le sue successive scelte filosofiche.
Si avvicinò allo sperimentalismo di A. Aliotta che, nell'ambito dell'ateneo napoletano, rappresentava un'opposizione all'egemonia esercitata dall'idealismo di Croce e di Gentile in nome di una più attenta considerazione delle scienze e dei metodi scientifici. Il F. condivise col maestro la necessità di una nuova metodologia filosofica che riconoscesse ai concetti scientifici valore conoscitivo. È senz'altro sotto lo stimolo del pensiero di Aliotta che si avvicinò allo studio di correnti della filosofia contemporanea allora assai poco conosciute in Italia: la fenomenologia, il neopositivismo, e, in seguito, l'esistenzialismo e la psicologia.
Il F. mise a frutto gli studi sul pensiero di Husserl nella tesi di laurea in filosofia dedicata alle Meditazioni cartesiane, nel 1934. Due anni dopo, nel 1936, pubblicò in Ricerche filosofiche (VI, 1,pp. 18-34) un importante articolo sullo stesso argomento, Da Cartesio a Husserl. Da allora la fenomenologia divenne uno degli interessi costanti del pensiero del F.: dalle pagine che le vengono dedicate in Antimetafisica e sperimentalismo (Roma 1941) alla Problematica della filosofia contemporanea (Roma-Milano 1953), a due importanti saggi degli anni 1955-1956, che saranno inseriti nel volume La metodologia nel rinnovarsi del pensiero contemporeaneo (Napoli 1957).
Gli anni immediatamente successivi alla tesi di laurea in filosofia lo videro impegnato non solo ad ampliare l'orizzonte dei suoi studi filosofici - come dimostra la recensione del 1937 a S. Kierkegaard, Traité du désespoir (La maladie mortelle) (in Sophia, V) - maanche nel campo matematico. Nell'anno accademico 1938-1939 fu assistente presso la cattedra di analisi superiore della facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali dell'università di Roma, collaborando inoltre ai lavori dell'Istituto nazionale per le applicazioni del calcolo del Consiglio nazionale delle ricerche.
L'approfondimento della cultura contemporanea. sia filosofica sia scientifica, lo portò ad avvertirne il contrasto non piò come una condizione soggettiva, ma piuttosto come un fenomeno storico caratterizzante l'attuale civiltà occidentale, rivelatore della profonda crisi intellettuale e spirituale che la percorre. Già dalla sua prima opera, Crisi della civiltà e orientamenti della filosofia contemporanea (Roma 1939), il conflitto viene ad essere definito in termini filosofici nella polemica fra metafisica e antimetafisica.
Il F., nel suo percorso filosofico, non avallerà mai una delle due posizioni, ritenendo che il compito del filosofo nel mondo d'oggi non è dare certezze ma dire "parole intermediarie e estremamente significative" quali "sincerità e consapevolezza, comprensione ed impegno... che informano concordemente (come esigenze direttive) neopositivismo e analisi del linguaggio, fenomenologia ed esistenzialismo..." (Neopositivismo, fenomenologia, esistenzialismo, in La metodologia nel rinnovarsi del pensiero contemporaneo, pp. 22 s.). Di questi diversi indirizzi filosofici il F. mise in rilievo la complementarietà, in quanto rappresentano ognuno una diagnosi compiuta con metodi rigorosi e una risposta che, seppure parziale, corrisponde a un preciso livello di analisi.
Il neopositivismo, che per il F. è strettamente collegato ai recenti sviluppi della logica matematica e della attuale filosofia della matematica, ha reso possibile l'elaborazione di una nuova metodologia scientifica come analisi del linguaggio.
Resi più consapevoli dei taciti presupposti e del potere suggestivo che viene dall'uso acritico del linguaggio ordinario, possiamo, per il F., domandarci cosa realmente arriviamo a comprendere ed entro quali limiti avviene la comunicazione intersoggettiva. Sarà, poi, la fenomenologia ad affrontare il problema del significato, "non da un punto di vista formale ma contenutistico, in rapporto al concreto criterio di un'esperienza significante" (ibid., p. 29). La fenomenologia toglie le illusioni dell'idealismo e dello stesso positivismo tradizionale, risospingendoci al problema dell'essere e della sua possibilità di manifestarsi. Quest'ultima tematica ritorna nel pensiero esistenzialista come trascrizione in chiave esistenziale del rapporto soggetto-oggetto, e drammatica consapevolezza dell'impossibilità di "voler stringere l'esistenza nell'essenza, o l'individuo nella dialettica ... L'esistenzialismo è, da questo punto di vista, a sua volta, il prodotto di una delusione, e l'espressione più viva della sete di sincerità e autenticità proprie dell'anima contemporanea ..." (ibid., p. 32). Per merito di tali contributi la crisi della cultura occidentale è giunta alla consapevolezza di sé: lo stesso sapere scientifico implica uno sradicamento dell'uomo. L'astrazione, il meccanicismo, l'oggettività rigorosa sono espressione di una profonda frattura tra uomo e mondo, tra io e ambiente, come anche sono espressione del distacco ormai totale dal valore, dall'essere e dall'assoluto.
Il nesso tra l'attuale evoluzione scientifica e i mutamenti della coscienza e dell'esperienza umana fu sempre sottolineato dal F., che nutrì grande attenzione per i problemi relativi alla filosofia della scienza e, tra le scienze umane, soprattutto per la psicologia e la psicoanalisi. Fu vicepresidente della Società italiana di logica e filosofia delle scienze, partecipando inoltre alle riunioni della Société internationale de logique et philosophie des sciences e della Union internationale de philosophie des sciences e fu anche membro titolare de L'Association de psychologie scientifique de langue française. Fu senz'altro come filosofo della scienza che il F. ebbe maggiori riconoscimenti, ma i suoi interessi analitici vanno iscritti in un ampio orizzonte storico-filosofico come tentativo di contribuire al chiarimento della crisi che ha investito la civiltà occidentale. Egli sottolineò il ruolo del cristianesimo nell'erosione dei concetti metafisici e nella formazione della scienza moderna, perché il dogma della creazione e della trascendenza divina avrebbe dissacrato e temporalizzato il mondo e favorito la libera manipolazione dell'oggetto da parte del soggetto.
Il F. si dedicò costantemente all'insegnamento. Fu nominato professore straordinario di filosofia teoretica nell'università di Napoli nel 1953 e nel 1958 passò alla cattedra di filosofia della facoltà di magistero di Roma. Morì il 24 febbr. 1977 a Roma.
Oltre alle opere ricordate nel testo, si segnala La filosofia d'oggial Congresso di Amsterdam (Roma 1950). Per gli altri scritti del F. si veda: M. L. Gavuzzo, in La figura e l'opera di P. F. C., in Incontri culturali, XII (1979), pp. 211-240.
Bibl.: Una bibliografia completa sul F. si trova in M. L. Gavuzzo, cit.; vedi inoltre A. Aliotta, Il nuovo positivismo e losperimentalismo, Roma 1954, pp; 132-135, 238 ss.; Scienza emetafilosofia. Scritti in memoria di P. F. C., Napoli 1980.