FRISONI, Paolo
Forse originario di Laino (Riccomini, 1972), nacque intorno al 1645: la data si deduce dagli Stati d'anime della parrocchia di S. Maria degli Speroni - attuale S. Fermo - in Piacenza, dove nel 1688 il F. risulta avere quarantatré anni (Arisi, 1976, p. 18).
Sin dalla prima metà del Seicento, numerosi erano gli stuccatori di provenienza ticinese attivi nel ducato farnesiano: Bernardo Barca, per esempio, o i fratelli Reti e G.B. Barberini, anch'essi originari di Laino. Il F. risulta fra gli artisti attivi per la corte dei Farnese negli anni Ottanta e Novanta: in particolare è documentato nei ruoli dei provvigionati dal 1686 al 1692.
Nel 1688 risulta risiedere in Piacenza con la moglie Giovanna, allora quarantenne, nella parrocchia di S. Maria degli Speroni, non lungi dalla residenza farnesiana. Agli anni Ottanta del Seicento risalgono i lavori per l'ornamentazione plastica del cosiddetto appartamento della duchessa, al piano terreno del palazzo Farnese. Il F. fu responsabile dell'ornato, verosimilmente condotto su disegni dell'architetto e quadraturista bolognese A. Seghizzi. L'iter esecutivo dell'apparato ornamentale voluto da Ranuccio II Farnese nell'appartamento della residenza cinquecentesca è ricostruibile sulla scorta del Diario di Orazio Bevilacqua: i lavori si scalano fra il 1686 e il 1688; nel maggio del 1687 una parte dei quadri era già stata collocata entro le cornici a stucco; nel 1691 la serie dei dipinti realizzata da G.E. Draghi e S. Ricci con i Fasti farnesiani, celebrativi delle gesta di papa Paolo III e del nipote Alessandro Farnese, risulta inserita nelle cornici.
Si deve sottolineare la qualità compositiva e di stile degli ornati a stucco, assai sobri nei primi due ambienti, la "sala del baldacchino" e la "stanza dell'alcova", ove un ruolo marginale pare rivestire la parte figurata. Due putti reggistemma compaiono nella prima sala e quattro coppie di putti al centro del soffitto dell'anticamera. È stata giustamente osservata l'ascendenza bolognese di queste figure, per le quali si è ipotizzato di individuarne il prototipo in quello proposto da C. Cignani nei putti posti intorno ai medaglioni affrescati in S. Michele in Bosco (1665). Esuberanti, invece, gli stucchi dell'alcova e della cappellina, di una plasticità invadente e protagonistica, condotti dal F. su un gusto quadraturistico tipicamente bolognese. La particolare tipologia di questi stucchi è stata ricondotta all'invenzione del Seghizzi, architetto di teatri, quadraturista e scenografo. Pur limitandosi a eseguire quanto gli venne fornito dall'artista bolognese, il F. - che in questo lavoro si avvalse della collaborazione di Giovanni Bolla, Giulio Quaini e del lainese A.M. Ferraboschi - dimostrò grande abilità nel risolvere il complesso decorativo con "grazia" e con un fare morbido nelle figure che le apparenta a quelle eseguite in quegli stessi anni da Provino Dalmazio Della Porta, lo stuccatore ticinese documentato a Piacenza, fra gli altri, nei palazzi già dei conti Ferrari Sacchini e dei conti Rossi (Archivio di Stato di Piacenza, Notaio A.F. Bernoni, registro 1, 1716-29).
Resta ancora da chiarire se il F. sia responsabile anche della raffinatissima ornamentazione plastica, eseguita intorno al 1689, dell'arcone trionfale inquadrato da colonne libere e del retrostante vano dell'altare del Rosario nell'omonima chiesa di Finale Emilia, nei pressi di Modena. Il nome del F. ricorre in questa impresa con quello di Michele Rigoli. Non è escluso che all'invenzione del F. possano infine ricondursi i carnosi stucchi del roccolo, edificio di appostamento di uccellagione, appartenuto ai conti Scotti a Grintorto, nella campagna piacentina.
La decorazione del piccolo edificio, eretto nella seconda metà del Seicento dal conte Domenico Scotti di Sarmato, dovette essere ultimata entro il 1693, anno delle nozze con Laura Arrivabene, il cui stemma compare nella decorazione a stucco della sala terrena. L'ornamentazione della sala terrena e di quella al piano superiore - strutturata entro una griglia di sicuro effetto decorativo proposta sulla scorta dei più raffinati modelli di area lombarda - è stata ricondotta per ragioni di stile al catalogo di Provino Dalmazio Della Porta (A. Còccioli Mastroviti, I motivi conduttori di una cultura di decorazione a Piacenza…, in Strenna piacentina, 1991, pp. 81-95); ma potrebbe essere stata realizzata dal F., che qui denuncia più di un debito verso gli stucchi di palazzo Ferrari Sacchini, documentati al medesimo Della Porta (G. Fiori, Notizie per lo stuccatore Provino della Porta, in Boll. stor. della Svizzera italiana, LXXIX [1976], pp. 84-90). La ricca documentazione d'archivio non menziona, tuttavia, la paternità dell'apparato plastico, la cui esecuzione dovrebbe cadere negli anni immediatamente successivi ai lavori di palazzo Farnese.
Ignoto è l'anno della morte del Frisoni.
Fonti e Bibl.: C.N. Cochin, Voyage d'Italie, ou recueil des notes sur les ouvrages de peinture et de sculpture, I, Paris 1773, p. 63; A. Ghidiglia Quintavalle, Premesse giovanili di S. Ricci, in Riv. dell'Istituto naz. di archeologia e storia dell'arte, n.s., VI (1957), p. 395; F. Arisi, Il Museo civico di Piacenza, Piacenza 1960, p. 50; Id., in Il palazzo Farnese di Piacenza, Piacenza 1965, pp. 3, 20; G. Fiori, Pittori e stuccatori ticinesi a Piacenza nei secoli XVII e XVIII, in Boll. stor. della Svizzera italiana, LXXXI (1969), p. 134; Id., Lavorarono anche a Piacenza artisti e stuccatori ticinesi, in Libertà, 26 febbr. 1969; Id., Architetti, scultori e artisti minori piacentini, in Boll. stor. piacentino, LXVI (1971), p. 70; E. Riccomini, Ordine e vaghezza. La scultura in Emilia in età barocca, Bologna 1972, pp. 52 s.; F. Arisi, Quadreria e arredamento di palazzo Farnese, Piacenza 1976, pp. 11, 18, 37 s., 43, 54, figg. 11-17; Id., Cose piacentine d'arte e di storia, Piacenza 1978, pp. 57, 65, 73; A.M. Matteucci, Palazzi di Piacenza…, Torino 1979, pp. 16, 267; F. Arisi, in Società e cultura nella Piacenza del Settecento (catal.), I, Piacenza 1979, p. 105; R. Arisi Riccardi, ibid., pp. 137 s.; S. Pronti, La decorazione artistica dell'appartamento stuccato, in Strenna piacentina, 1985, pp. 55, 59; D. Pagano, in Fasti farnesiani: un restauro al Museo archeologico di Napoli, Napoli 1988, p. 32; Il palazzo Farnese di Piacenza…, Piacenza 1988, p. 193, figg. 155-158; Il Museo civico di Piacenza. Il palazzo Farnese, a cura di S. Pronti, Piacenza 1988, p. 46; S. Pronti, I Farnese visti da vicino: cronaca e storia nel Diario di Orazio Bevilacqua (1665-1689), in Archivi per la storia, I (1988), pp. 115-121; A.M. Matteucci, Tipologie architettoniche e strutture narrative nella devozione rosariana, in Guercino a Cento. La chiesa del Rosario, a cura di B. Giovannucci Vigi, Bologna 1991, p. 17; A. Coccioli Mastroviti, in I beni artistici, a cura di G. Adani - J. Bentini, Milano 1993, pp. 140, 142, 144, figg. 40, 49; S. Pronti, in La pittura in Emilia e in Romagna. Il Seicento, a cura di J. Bentini - L. Fornari Schianchi, II, Bologna 1993, p. 154; Id., I Farnese nelle immagini, in Il palazzo Farnese a Piacenza… (catal., Piacenza), Milano 1997, p. 70.