DEMI, Paolo Gaspero Scipione (Paolo Emilio)
Nacque a Livorno il 23 ag. 1798 da Gaspero, bottaio, e Maria Domenica Nardi (Archivio della cattedrale di Livorno, Libro di battezzati, copia nell'Archivio dell'Accademia di belle arti di Firenze, Documenti, lettere e carte diverse delle belle arti di Firenze dell'anno 1820, filza 9, inserto 33). Il D. incominciò lo studio della scultura prima a Pisa e poi a Firenze perfezionandosi in seguito a Roma con il patrocinio del livornese Carlo Michon.
Del periodo fiorentino documenti dell'Accademia attestano che il D., nel 1818, fu premiato per l'Accademia del nudo in creta, e che nel 1820 partecipò, senza esito, ad un concorso per un posto di studio a Roma (vinse Leopoldo Lori), mentre nel 1825 sua madre chiese un sussidio per mantenere il figlio allora all'Accademia di S. Luca a Roma (Firenze, Acc. d. belle arti, 1820, f.9, ins.33; 1825, f.14, ins. 45). A Roma ebbe inizio la breve e poco fortunata carriera del D. quando nel 1824 il suo bassorilievo, Agar che conforta Ismaele nel deserto, vinse il primo concorso Clementino. Il bassorilievo, come tanti altri suoi lavori, è purtroppo perduto. Infatti, mentre la letteratura, a lui contemporanea, ricorda circa venticinque opere, solo una decina è attualmente reperibile.
Dopo la sua partenza da Livorno a seguito dei tumulti del 1849 (Pera, 1867, p. 407), abbiamo scarse notizie sui suoi viaggi in Francia, Inghilterra ed Egitto da dove rientrò definitivamente nel 1861. Da alcune lettere, scritte mentre era a Parigi a G. Montanelli "ultimo di febbraio" [sic?] e nel 1851 (24 genn. e 28 luglio; cfr. Firenze, Bibl. nazionale, Carte varie, 480, 146) si apprende soltanto delle sue ristrettezze economiche.
Così la carriera del D. si esaurisce nella prima metà del secolo, come quella di altri suoi connazionali toscani del periodo, ed è legata a quattro statue che egli realizzò fra il 1829 e il 1842.
Nel 1829, in occasione delle opere urbanistiche intraprese a Livorno dal granduca, nacque l'idea di una statua in onore di Leopoldo II che, come risulta dal Diario Vivoli (Bibl. Labronica), il D. si apprestò a disegnare (A. Guerrieri, in Rivista di Livorno, VII [1957], p. 92).
Il 22 dic. 1831 il D. stipulò il contratto per la statua che si inseriva nel progetto della Deputazione civica, consigliere L. Cambray Digny, per la risistemazione della piazza Grande (Firenze, Bibl. Marucelliana, Carteggio Cambray Digny, 18, anni 1830-34: esiste anche un disegno del monumento). Il D., che in un primo momento intendeva raffigurare il granduca vestito con l'abito di gran maestro dell'Ordine di S. Stefano, come è testimoniato dal disegno nella Bibl. Labronica (Guerrieri, p. 95), lavorò poi ad una statua in piedi affinché apparisse più "rettorica" e dignitosa e rispondesse alle esigenze espresse dai professori dell'accademia fiorentina (ibid., p. 105). La statua completata nel 1842 (ibid., p. 104) fu inaugurata nel 1847, rotta nel 1848 (come scrive il D. al Municipio nel 1861, Bibl. Labronica, Carte Mangini, f. 5, ins. 30), tolta nel corso dei tumulti del maggio 1849 e posta nei sotterranei della vecchia darsena. Sul basamento (con bassorilievo del D. rappresentante Leopoldo consolatore della Maremma) rimasto sulla piazza fu eretto nel 1858, il monumento a Leopoldo II di Emilio Santarelli.
Nel 1861 il D. richiese al Comune di restaurare la statua e di trasformarla nel "Dio del commercio cioè Mercurio" (ibid.). Solo nel 1957 però, ad un secolo di distanza, l'opera fu recuperata dai magazzini e collocata nella piazza XX Settembre (su tutta la vicenda cfr. i numerosi articoli di A. Guerrieri apparsi in IlTelegrafo, 12 dic. 1954; NuovoCorriere - La Gazzetta, ed. di Livorno, 23 apr. 1955; La Nazione, 30 marzo, 4 giugno, 27 e 30 dic. 1956; 11 e 13 genn., 3 apr. 1957, e in Rivista di Livorno, VII [1957] pp. 90-106, e di F. Falli, in La Nazione, "Cronaca di Livorno", 18 genn. 1957). Nella stessa piazza, sui peducci di sostegno della cupola della chiesa di S. Benedetto, si vedono quattro angeli di stucco di mano del Demi.
Mentre era ancora impegnato nell'esecuzione del colosso, il D., in rßposta alla commissione ottenuta da A. Costoli per la statua di Galileo da porsi nella omonima tribuna in costruzione a Firenze (pal. Torrigiani), si volle cimentare in un soggetto analogo.
La statua, il cui modello era finito nel 1834 (cfr. Bibl. naz. di Firenze, Carteggio Gonnelli, cartella 11, n.250; Gazzetta di Firenze, 4 ott. 1834), rappresenta il filosofo seduto, diversamente da quello del Costoli; fu acquistata dal Comune di Pisa e inaugurata il 2 ott. 1839 nella aula magna dell'università di Pisa, dove tuttora si trova, in occasione del primo congresso degli scienziati italiani (cfr. Gazzetta di Firenze, 5 ott. 1839, pp. 10 s.; Per l'inaugurazione della statua di Galileo ... ai cultori delle scienze naturali congregati per la prima volta in Italia nella città di Pisa, Firenze 1839. Sull'opera vedi anche la descrizione e il commento di F. Moisè, in L'Apeitaliana, III[1837], pp. 51 s., tavv. XXVII; gli articoli apparsi nel Giornale del commercio, I [1838], 3 gennaio, p. 25, 2 Maggio, p. 70, 6 giugno, pp. 90 s.; e sulla Gazzetta di Firenze del 4 ott. 1834 e del 14 apr. 1838; Zanobetti, A Emilio D.... [1838]; Opere di F. D. Guerrazzi, Livorno 1848; Orlandini, 1838).
In quegli stessi anni il D. realizzò anche il gruppo in gesso raffigurante la Madre educatrice.
Terminato già nel 1836 (F. Moisè, Della Madre educatrice..., Firenze 1836), fu esposto a Livorno insieme al Galileo nel 1838, come attesta un opuscolo di F. S. Oriandini pubblicato in quell'anno (vedi anche Giorn. d. commercio, 1838). L'opera fu tradotta in marmo, su commissione del Comune di Livorno, solo nel 1861 al rientro dell'artista in patria (cfr. Bibl. Labronica, Carteggio Mangini, filza 5, ins. 30) e collocata nella sacrestia della chiesa del Soccorso (Saltini, 1862, p. 23). Trasferito nel 1865 nell'asilo "Grabau" (Pera, 1867, p. 406; Piombanti, 1903, p. 291), il gruppo si trova attualmente nel Museo F. D. Guerrazzi, villa Fabbricotti, Livorno.
Il Dante del portico degli Uffizi, quarto lavoro monumentale del D., fu scolpito in seguito alla proposta del tipografo fiorentino V. Batelli, approvata dal granduca il 6 marzo 1835 (Arch. di Stato di Firenze, Acquisti-Doni 103, n. 13), di riempire le ventotto nicchie della loggia con statue di illustri toscani, secondo quella che nell'Ottocento si riteneva fosse l'intenzione del Vasari.
Il D. fu chiamato insieme con A. Costoli, E. Santarelli e L. Pampaloni per eseguire i primi lavori del programma: il 1º nov. 1836 il D. firmò il contratto per la statua di Andrea Cesalpino promettendo di presentare il modello entro il mese di giugno dell'anno seguente ed il marmo finito entro il gennaio successivo (ibid., n. 119). Poco dopo, però, il D. scrisse a Batelli affermando che nonostante avesse letto e riletto la vita di Cesalpino non riusciva neppure a terminare il modello ("la ripugnanza in me cresce per tal soggetto") e chiedeva di poter eseguire invece la statua di Dante (ibid., n. 120): ottenne il cambiamento e l'opera fu inaugurata nel 1842 (ibid., 115, n. 4; per altre notizie sulla statua vedi ibid., Registri, ad vocem).
Meno conosciute sono le commissioni granducali che il D. ebbe per la tribuna di Galileo: un busto di Benedetto Castelli, ed un medaglione di Vincenzo Viviani. Sottoscrisse il contratto per il medaglione il 4 maggio 1840 e quello per il busto il 28 giugno dello stesso anno; il busto sarebbe stato poi completato da P. Freccia, in quanto il D. era ormai "evaso dalla città" (C. Bradley, Le Commissioni granducali per la scultura dal 1814 al 1848, tesi di laurea, Università degli studi di Firenze., facoltà di lettere, a.a. 1976-77, pp. 143, 194, 206, 208, 213, 215 s., 219).
Il D. morì a Livorno il 7 marzo 1863 e fu sepolto nel cimitero di Salviano. Ebbe onoranze dalla città nel 1898 quando il corpo fu traslato al santuario di Montenero (Piombanti, 1903, p. 80, n. 1) e una strada fu a lui dedicata a ridosso della chiesa del Soccorso (in questa chiesa si trovano due statue del D., S. Giov. Battista e la Maddalena, originariamente nella chiesa armena).
Fonti e Bibl.: Oltre a quanto cit. all'interno della voce si veda: Arch. di Stato di Firenze, Carteggio Bonaini, filza III, lettera D; Firenze, Bibl. naz., Carteggio Gonnelli, cartella 11, nn. 249-254; Livorno, Bibl. Labronica, Sala Bastogi, ad vocem;Ibid., Avvenimenti livornesi 1800, II, Collezione di memorie storiche livornesi e pisane, raccolte da O. Minutelli, necrologio; Ibid., Sala Livorno, Misc., V, n. 29 (targa sulla casa natale nel 1876); Ibid., C. Soggiu, L'opera di P.D. ..., tesi di laurea, Univ. degli studi di Pisa, fac. di lettere e filosofia, a.a. 1978-79; Gazzetta di Firenze, 2 nov. 1830 (Amore in grembo all'Armonia); ibid., 29 ott. 1831; M. Missirini, Quadro delle arti toscane..., Milano 1836, p. 23; F. S. Orlandini, Del Galileo e della Madre educatrice..., Livorno 1838; A Emilio D. Raccolta..., a cura di G. Zanobetti, Livorno 1838, Gazzetta di Firenze, 10 ott. 1840 (Raffaello con la Fornarina); ibid., 7 ott. 1841 (Danzatrice);F. Fantozzi, Nuova guida ovvero descrizione storico-artistico-critica della città e contorni di Firenze, Firenze 1842, p. XIII; G. E. Saltini, Le arti belle in Toscana da mezzo il secolo XVIII ai di nostri, Firenze 1862, p. 33; F. Pera, Ricordi e biografie livornesi, Livorno 1867, pp. 402-408; [C.T. Cavallucci], Notizie storiche intorno alla R. Accademia delle arti del disegno in Firenze, Firenze 1873, p. 76; G. Piombanti, Guida storica ed artistica della città e dei contorni di Livorno, Livorno 1873, p. 162; F. Pera, Appendice ai ricordi e alle biografie livornesi, Livorno 1877, pp. 25, 44, 222; Id., Nuove biografie livornesi, Livorno 1895, p. 167; G. Piombanti, Guida storica ed artistica della città e dei dintorni di Livorno, Livorno 1903, pp. 80, 208, 223, 291; Gitt [G. Targioni Tozzetti], Livorno: guida storico-artistica, Livorno 1912, pp. 38, 43, 67, 126; P. Vigo, Italia artistica, Bergamo [1915], pp. 104 s.; U. Ojetti, Cronaca d'arte - Un panteon sopra un monte, in Corriere della sera, 29 dic. 1920; Id., Raffaello e altre leggi, Milano 1921, pp. 172 s.; A. Guerrieri, Cronaca della città. Il dramma di P.E.D. (commenti a un quaderno di G. Saviotti), in Il Telegrafo, 12 dic. 1924; G. Saviotti, Artisti italiani dell'Ottocento, P.E.D. scultore, in L'Esame, III (1924), 7-8, ripubblicato in L'arte e la critica, Palermo-Roma 1925, pp. 91-105 (cita un numero unico pubbl. a Livorno nel 1898, oggi introvabile); Id., Un grande scultore livornese, P.E.D. (1798-1863), in Liburni civitas, VI (1933), pp. 59-69; G. Razzaguta, Livorno nostra, Livorno 1948, pp.48, 62, 65, 67; E. Lavagnino, L'arte moderna dai neoclassici ai contemporanei, I, Torino 1960, pp. 335 (ill.), 336 s.; A. Del Lucchese, Stradario storico della città e del comune di Livorno, Livorno 1973, p. 82; P. Caprile, Vita scomoda e avventurosa dei concittadini sul piedistallo, in La Canaviglia (Livorno), II (1977), 4, pp. 131-138; G. Wiquel, Dizionario, P.E.D., ibid., V (1980), 1, p. 200; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IXp. 55; Enc. Ital., XII, p. 590.