BRUSCO, Paolo Gerolamo
Nacque a Savona l'8 giugno 1742 da Giovanni Battista e Anna Maria Romè, fratello di Giacomo Agostino, ingegnere, e di Angelo Stefano, pittore. Dopo una formazione umanistica avuta, pare, dai gesuiti, studiò pittura a Roma sia con P. Batoni, sia con A. R. Mengs. Tornato verso il 1770 a Savona, a trent'anni perdette il padre e dopo di lui la moglie Nicoletta Rochella, dalla quale aveva avuto due figli, Giulio, promettente pittore che morì giovinetto, e Tommaso, che andò a Lione come uomo d'armi.
Dagli studi umanistici il B. aveva ritenuto un vivace amore alla lettura: di brillante conversazione, proverbiali rimasero nel popolo savonese il suo amore al vino, che pareva aguzzargli l'estro e il gusto della beffa, che a volte traspose nelle sue opere, giungendo, per i contemporanei, all'irriverenza. Questo gusto della beffa, che lo rese uno dei più ameni spiriti del suo tempo, gli derivava sia dalla sua natura sia dall'ambiente nel quale viveva, la popolare via Untoria. L'arguzia era tuttavia unita in lui a una grande generosità e alla noncuranza per il denaro.
A Savona e fuori il B. produsse un numero enorme di opere: i suoi studi erano stati in verità poco profondi; la sua natura, incapace di un'applicazione metodica e di un costante progredire, era portata più all'improvvisazione, all'estro del momento, coadiuvati da una facilità spontanea; questa e il desiderio di accontentare il maggior numero di committenti sono causa spesso di una frettolosa trascuratezza: il soprannome "Bruschetto" veniva scherzosamente riferito da lui stesso a indicare, come se si trattasse di un'altra persona, l'autore di certe opere meno riuscite.
Pittore popolare, euforico, il B. fu impacciato nella sua facilità spontanea dalle teorizzazioni della pittura dell'epoca, che egli non riuscì a superare se non per quel vivo senso del colore e per la penetrazione psicologica delle figure, per il gusto della caratterizzazione e dell'aneddoto che giunge ad essere caricaturale. Nonostante il suo carattere faceto e burlone, ebbe a soffrire per la rivalità del suo concittadino Carlo Giuseppe Ratti che, fedele seguace delle teorie neoclassiche, gli rimproverava, oltre la fretta, anche una certa vena imprevedibile e casuale. Il Ratti tuttavia si ricredette quando fu chiamato a giudicare l'affresco con L'Immacolata e Adamo ed Eva dipinto dal B. sulla volta della cappella Sistina adiacente al duomo di Savona.
Questo fu uno dei suoi primi lavori: tuttavia nessuno si è curato di stabilire l'esatta cronologia delle opere per l'inesistenza di uno sviluppo logico nella sua produzione. Nel 1779 dipinse sulla torre Pancaldo di Savona una figurazione del Tempo, che gli valse l'omaggio poetico della locale colonia arcadica, di cui il B. faceva parte col nome di "Niso Letimbrico". Nell'attuale chiesa di S. Giovanni Battista dipinse le Storie di s. Domenico. Nel 1783, probabilmente seguendo il fratello Giacomo, ingegnere, era a Genova, dove, nella chiesa di S. Maria delle Vigne, dipingeva, con un gagliardo colorito, Il transito della Vergine e S. Elena che ritrova la Croce; nella chiesa di Nostra Signora della Pace, ora distrutta, dipinse un Mosè, ispirato, pare, a quello michelangiolesco; nel pal. Vivaldi Pasqua Pallavicino dipinse armoniose Scene di Giuditta. A Savona nel 1786 dipinse Le storie di s. Nicolò, in cui risente dell'accademismo del Ratti, nonostante la presenza di una grande fantasia. Dipinse nel duomo di Savona le Storie del b. Ottaviano,S. Francesco che riceve le stimmate, e per l'oratorio di S. Giovanni Battista, dei gesuiti, Gesù che libera s. Giovanni Battista; sempre ad affresco decorò altri oratori della città (Nostra Signora di Castello, la SS. Trinità). Nel 1798, a Celle Ligure, affrescò un S.Michele Arcangelo di sapore raffaellesco; a Savona, nella chiesa di S. Andrea, dipinse S.Vincenzo de' Paoli tra beneficati e miracolati, e si misurò con il Ratti nelle Storie di s. Caterina, nella chiesa dei SS. Pietro, e Caterina. Nel 1801 dipinse nella chiesa della SS. Trinità del Sassello; nel 1807, nella collegiata di Finalmarina, affrescò Le storie di s. Giovanni Battista;nel 1810 era a Stella San Martino con il fratello Angelo Stefano. Altre opere non databili esistono nelle chiese di Lavagnola, di San Bernardo in Valle, di Carcare; nella chiesa di Pieve di Teco sono sue le 14 stazioni della Via Crucis.
Nel 1810 il B. veniva chiamato dal prefetto del dipartimento, conte Chabrol, a dipingere, nell'attuale palazzo della prefettura, l'Apoteosi di Napoleone, composizione freddamente accademica, dura di modellato, che molti considerano un pubblico atto di ravvedimento impostogli per avere dipinto un quadro, Misogallo (seminario di Savona), nel quale aveva dato libero sfogo ai suoi spiriti antifrancesi. Oltre agli affreschi, lasciò moltissimi quadri a olio, ritratti e quadri di devozione, pregevoli per la pennellata fluida, ricca, resa scultorea dal chiaroscuro. Tipici i quadri raffiguranti Nostra Signora della Misericordia; famosi i due Ritratti di Pio VII (cattedrale e collez. priv. ) che il B. fece al papa prigioniero a Savona durante un'udienza. Del pontefice fece altri ritratti (in coll. priv.): Pio VII riceve ipp.serviti e Pio VII torna trionfalmente a Savona, composizione libera e distesa, a piani paralleli. Dipinse facciate di case, maioliche per G. Boselli e per il fratello, caricature, quadri di bestiame, insegne di osterie, paesaggi, fregi di altare in bistro e fuliggine. L'ultima sua opera è del 1818 (S.Giovanni della Croce in S. Pietro).
Morì a Savona il 30 marzo 1820, compianto da tutta la città: fu sepolto con grandi onori alla Consolazione.
Il B. fu il solo a creare una scuola pittorica in Savona: suoi scolari furono Gaspare Domenico Rastellino, Agostino Oxilia detto il Ballarino, autore di un ritratto del B. alla Pinacoteca di Savona, G. B. Magliani da Dolcedo, Camillo Naselli-Feo Vincenzo Macchioli, Giacomo Gavotti.
Angelo Stefano, fratello del B., nacque a Savona il 18 apr. 1745. Seguì il padre nella pittura delle maioliche savonesi, che esercitò poi nella bottega di Giacomo Boselli e del suo successore Bernardo Ferri. Studiò pittura, specializzandosi in vedute prospettiche, finte architetture, paesaggi, decorazioni floreali e fregi trompe-l'oeil, che dipingeva con un impasto coloristico ricco e morbido: suo intento era di collaborare con il più celebre fratello Paolo Gerolamo, completando le opere di lui, secondo un tipo di tradizione artigiano-familiare. Ornò di affreschi la villa degli scolopi a Monturbano, nel duomo di Savona dipinse alcuni Angeli con lo stemma di Pio VII, vedute prospettiche nella chiesa di S. Giovanni Battista e nella cappella del seminario di Savona; completò con fregi floreali ed eleganti decorazioni l'opera di Antonio Novaro nella chiesa di Nostra Signora della Pace in Albissola, e quelle del fratello nella chiesa di Stella San Martino (1810). Decorò esternamente le facciate della parrocchiale di Spotorno, di S. Nicolò ad Albissola ed il palazzo della prefettura a Savona. Sua è la macchina del giovedì santo conservata in duomo, usata ancor oggi. Spirito arguto, anch'egli, come il fratello, amante del vino, morì a Noli il 10 genn. 1831, in estrema miseria.
Bibl.: F. Alizeri, Guida di Genova, I, Genova 1846, p. LXI; II, 1, ibid. 1847, pp. 333, 339, 518, 831; Id., Not. dei prof. del disegno..., II, Genova 1865, pp. 253-338 (anche per An. Stefano); Id., Guida illustr. del cittadino e del forestiero per la città di Genova, Genova 1875, p. 115; F. Brunengo, Sulla città di Savona, Savona 1868, I, p. 100; II, pp. 307, 326; F. Noberasco, Artisti savonesi, Savona 1931, pp. 14-18, 25 (dà notizie anche per Angelo Stefano); F. Martinengo, Pio VIIa Savona, Savona 1936; L. A. Gaibissi, Catalogo della mostra di P. G. B., Savona 1942; T. da Ottone, P. G. B., Savona 1942 (pp. 53 s. per Angelo Stefano); O. Grosso, Genova e le due Riviere, Roma 1951, pp. 233 s., 239 s., 242-248; P. Rotondi, La Madonna nell'arte della Liguria (catal.), Bergamo 1952, p. 36; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V.p. 149.