GISMONDI, Paolo (detto Paolo Perugino)
Nato a Perugia intorno al 1612, secondo quanto riferiva Pascoli, condusse il suo primo apprendistato presso il pittore perugino Giovanni Antonio Scaramuccia. Almeno dal 1633 dovette trasferirsi a Roma dove entrò in contatto con la bottega di Pietro Berrettini da Cortona e con l'entourage degli artisti che vi gravitavano: in particolare con Giovanni Francesco Romanelli di Viterbo che, protetto dal cardinale e vicecancelliere della Chiesa Francesco Barberini, tra il 1632 e il 1634 aveva presso il palazzo della Cancelleria "alcune stanze", destinate a proprio atelier, frequentato da altri pittori tra cui il G. (Merz).
Alla frequentazione di Romanelli, e della Cancelleria, si deve legare la decorazione della chiesa di S. Agata dei Goti, citata da Titi come opera del G., eseguita dal 1633 su commissione del cardinale Barberini all'interno del rinnovamento dell'antica diaconia voluto dal prelato, e concluso nel 1636.
Nel catino absidale è raffigurata ad affresco la Gloria di s. Agata. Le Storie della sua vita, dipinte su tela, si trovano sulle pareti delle navate; mentre nei pennacchi dell'arco absidale e nelle tele centinate ai lati della cantoria sono raffigurate la Speranza, la Fede, la Fortezza e l'Umiltà. Queste opere diedero una certa fama al G., nonostante il linguaggio pittorico pieno di esitazioni e di citazioni da Michelangelo al Cavalier d'Arpino, Giuseppe Cesari, nonostante che qui egli dimostri di essere ancora un pittore inesperto, e incerto sul piano formale, palesando, nel suo cortonismo acerbo, limiti evidenti nella definizione dei volti, nelle stesure cromatiche e nella costruzione dell'impianto spaziale.
La vicinanza a Romanelli dovette portare il G., che nel 1641 divenne membro dell'Accademia di S. Luca, a collaborare nel corso del quinto decennio a una delle imprese condotte dal pittore viterbese in terra di Francia. A Romanelli, forse proprio su suggerimento di Francesco Barberini, il cardinale e vescovo di Carpentras Alessandro Bichi aveva affidato la decorazione del palazzo vescovile, costruito nella cittadina francese a partire dal 1640. E il Romanelli, non è certo se a Roma nella prima metà degli anni Quaranta, o direttamente in loco, in occasione del suo primo viaggio in Francia (1646-47), aveva realizzato le tele (di soggetto mitologico, allegorico, vetero e neotestamentario) destinate a ornare le cinque stanze del piano nobile con larga partecipazione di aiuti. Tra questi si è voluto riconoscere proprio il G., anche sulla base della vicinanza stilistica delle sue opere ad affresco ai disegni, forse preparatori, riferiti all'impresa di Carpentras, già attribuiti a Romanelli e conservati a Roma nel Gabinetto nazionale delle stampe.
Prevalentemente legata a commissioni romane, pubbliche e private, come testimoniava Pascoli, l'attività del G. si svolse anche con brevi parentesi nei luoghi d'origine. Intorno al 1650 dipinse il S. Antonio benedicente, pala dell'altare maggiore della chiesa perugina di S. Antonio; al 1660 risale l'esecuzione delle due tele per gli altari laterali del santuario della Madonna dei Bagni presso Deruta: la Gloria di s. Benedetto e i Ss. Antonio da Padova e Tommaso da Villanova, quest'ultima firmata e datata "Paulus Gismondus Perusinus faciebat 1660". Nello stesso momento, o forse intorno al 1665, dovrebbe collocarsi la realizzazione dei due dipinti, raffiguranti S. Francesco e S. Ludovico, posti ai lati dell'altare nell'oratorio perugino di S. Francesco, già decorato sulle pareti dalle tele di Giovanni Antonio Scaramuccia. Perduta, invece, è un'altra opera perugina documentata dalle fonti raffigurante la Madonna con s. Filippo e angeli musicanti per la chiesa di S. Filippo.
Nel 1664, forse dopo un soggiorno napoletano ricordato solo da Pascoli, il G. è nuovamente documentato a Roma. Infatti, nell'ottobre si registrava a suo nome un pagamento di 50 scudi per i lavori da lui condotti nella sacrestia della chiesa di S. Agnese in Agone dove, su commissione del principe Pamphili, affrescò la volta con la Gloria della santa, i pennacchi con la Purezza e la Religione e, presso l'altare, la Vergine in gloria con angeli, che oggi è in cattivo stato di conservazione.
In queste opere degli anni Sessanta il G., che il 19 febbr. 1668 divenne membro della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon, dimostrava di aver raggiunto una sostanziale maturità artistica e un linguaggio ormai pienamente barocco, grazie soprattutto alla compiuta meditazione sulle più recenti imprese di Pietro da Cortona. A ulteriore testimonianza sta un altro dipinto realizzato in seguito a una commissione perugina, la Nascita della Vergine, destinata a ornare una delle lunette dell'oratorio della Congregazione degli artisti (posto al di sotto della zona absidale della chiesa del Gesù), ed eseguita forse nella seconda metà del decennio, plausibilmente intorno al 1669, quando venivano decorate da Pietro Montanini le altre lunette con la Visitazione e la Presentazione al tempio della Vergine.
Risale a questo periodo l'altra grande impresa romana del G., pressoché completamente perduta. Nel 1668 il cardinale Cesare Rasponi faceva realizzare nella chiesa di S. Giovanni a Porta Latina un soffitto con intelaiatura piana di legno a nascondere le capriate preesistenti. Nell'occasione, si commissionava al G. l'esecuzione del grande riquadro centrale con la Gloria di s. Giovanni Evangelista (rimane un disegno a penna nel Département des arts graphiques del Louvre di Parigi, già attribuito a Pietro da Cortona) e delle tele destinate a decorare le porzioni di muro tra le finestre della navata centrale, dipinte "di figure al naturale, d'ovati, di medaglioni, di spartimenti d'architettura, e d'ornati di chiaroscuro" rappresentanti episodi della vita del santo titolare o allusivi alle sue virtù (Crescimbeni).
I dipinti del G. sono andati tutti perduti (eccetto la Condanna di s. Giovanni Evangelista ancora conservata in chiesa, sulla quale si intervenne sommariamente nel 1912) in occasione del restauro del 1940-41, che condusse al ripristino delle strutture medievali anche in seguito alla decisione di riportare alla luce gli affreschi del XII secolo, già riscoperti nel 1913.
Il G. morì probabilmente a Roma nel 1685 (Pascoli, p. 204).
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. dell'Ac-cademia nazionale di S. Luca, Verbali delle congregazioni, voll. 28; 43, c. 37; 44, cc. 46, 49, 58, 61, 65 s., 68, 98; 45, cc. 1, 24, 26, 33; G.F. Morelli, Brevi notizie delle pitture e sculture che adornano l'augusta città di Perugia, Perugia 1683, pp. 176 s.; F. Titi, Ammaestramento utile, e curioso di pittura, scoltura et architettura nelle chiese di Roma…, Roma 1686, pp. 59, 110, 248; Id., Nuovo studio di pittura, scoltura, et architettura nelle chiese di Roma…, Roma 1708, p. 59; G.M. Crescimbeni, L'istoria della chiesa di S. Giovanni avanti Porta Latina titolo cardinalizio, Roma 1716, pp. 83-86; L. Pascoli, Vite de' pittori, scultori et architetti perugini, Roma 1732, pp. 202-204; R. Longhi, Lettera aperta al prof. G. Giovannoni (rec. a C. Huelsen et al., S. Agata dei Goti, Roma 1924), in L'Arte, XXVIII (1925), pp. 224 s.; V. Golzio, Pittori e scultori della chiesa di S. Agnese a piazza Navona in Roma, in Archivid'Italia, I (1933-34), p. 302; G. Matthiae et al., S. Giovanni a Porta Latina e l'oratorio di S. Giovanni in Oleo, Roma s.d. (ma 1962), p. 59; Quellen aus dem Archiv Doria Pamphilj zur Kunsttätigkeit in Rom unter Innocenz X., a cura di J. Garms, Roma-Wien 1972, p. 160; M.A. Pedetti, Un seguace perugino di Pietro da Cortona: P. G., tesi di laurea, Università degli studi di Perugia, anno accademico 1979-80; F.F. Mancini, Deruta e il suo territorio, Deruta 1980, p. 99; L. Barroero, in La pittura in Italia. Il Seicento, II, Roma 1988, p. 768; S. Prosperi Valenti Rodinò, in G. Fusconi - S. Prosperi Valenti Rodinò, Note in margine ad una schedatura: i disegni del fondo Corsini nel Gabinetto nazionale delle stampe, in Bollettino d'arte, LXVII (1982), 16, pp. 95 s.; U.V. Fischer Pace - A. Brejon de Lavergné, Un décor inédit de Romanelli et de son atelier au Palais de Justice de Carpentras, in Seicento. La peinture italienne du XVIIe siècle et la France (Rencontres de l'École du Louvre), Paris 1990, pp. 81-99; J.M. Merz, Pietro da Cortona…, Tübingen 1991, p. 333; V. Ti-beria, in Pietro da Cortona, 1597-1669 (catal.), a cura di A. Lo Bianco, Roma 1997, pp. 271-274; U.V. Fischer Pace, Eine Zeichnung P. G., in Gedenkenshriftfür Richard Harprath, München-Berlin 1998, pp. 323-330; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, pp. 199 s.; The Dictionary of art, XII, p. 749.