CAROSIO (Carrosio), Paolo Giuseppe
Nato a Genova, in una famiglia agiata, da Girolamo e Maria Maddalena, l'11 sett. 1771, vestì l'abito degli scolopi nella casa di noviziato di Paverano il 14 sett. 1788, e fece la solenne professione nelle mani del provinciale, p. Girolamo Laura, il 27 sett. 1789. Mentre compiva il cursus studiorum consueto per quanti intendevano abbracciare la vita sacerdotale, seguì, nel 1791, i corsi teologici di G. B. Molinelli, che fu il maestro e l'educatore di molti giansenisti liguri della fine del XVIII secolo. Compiuti gli studi, il C. rimase per tre anni a Genova come maestro nelle scuole primarie; quindi passò a Chiavari, ove insegnò umanità e grammatica. Debole di costituzione e malato di tisi, fu inviato a Pavia affinché si ristabilisse e si riposasse dalle fatiche dello studio; da Pavia passò a Finale, nella casa dell'Ordine, per insegnarvi filosofia dal 1793 al 1796. Riapparsi i sintomi della malattia, che non lo abbandonò più, per consiglio dei medici, nel 1798, venne trasferito nella casa di Carcare (presso Savona), in cui, dapprima come prorettore, poi come rettore del collegio e superiore della casa, rimase fino alla morte. Questo istituto, benché fosse il più antico della provincia ligure, fondato dallo stesso s. Giuseppe Calasanzio, era allora il più povero e il più abbandonato fra tutti quelli delle Scuole pie: il C. lo fece rifiorire. Infatti, benché nel 1798 venissero soppressi dal governo della Repubblica ligure gli ordini religiosi, quello degli scolopi poté continuare a svolgere, in alcune case, la propria attività d'insegnamento: il C. cominciò proprio allora ad accogliere a Carcare come alunni interni alcuni giovani, che in breve tempo aumentarono notevolmente di numero in conseguenza della fama e della considerazione che il collegio e i suoi metodi educativi acquistarono.
Amico del Vignoli, del Degola, del Carrega e della maggior parte degli esponenti del giansenismo ligure della fine del XVIII secolo e dell'inizio del XIX, il C. era assai influenzato, data anche la sua formazione culturale giovanile, dalle idealità e dalle concezioni del mondo di impronta giansenistica; tuttavia egli non ebbe mai parte nelle numerose polemiche ecclesiastico-politiche del momento, ma si dedicò interamente all'attività pedagogica, volgendosi al rinnovamento dei metodi educativi e del curriculum scolastico. Alle cure del collegio di Carcare il Degola e il Descalzi, poi maestro di G. Mazzini, affidarono l'educazione dei loro nipoti; ancora sotto la guida del C. e dei suoi collaboratori si formò Giuseppe Elia Benza, il quale fu condiscepolo del Mazzini, e che secondo E. Codignola (I, p. CCXLII), avrebbe esercitato un'indubbia influenza.
Fin dai primi anni della sua permanenza a Carcare il C. ebbe quale stretto collaboratore ed amico il confratello Domenico Maurizio Buccelli, e con lui poté avviare l'opera di trasformazione dei metodi dell'insegnamento, incontrando non pochi ostacoli anche fra gli stessi correligionari delle altre case dell'Ordine, e, in particolar modo, della casa di Savona. Nel 1824, quando il Buccelli pubblicò a Torino La ragion della lingua per le prime scuoli composta da un individuo delle Scuole Pie, tanto il libro quanto tutta l'attività scolastica del collegio di Carcare furono posti sotto accusa, a Torino, dal magistrato della Riforma degli studi, Gian Carlo Brignole.
Nonostante la difesa dell'opera del Buccelli assunta dal C., che scrisse più volte in questo senso al Brignole, quest'ultimo, appoggiato dagli ambienti cattolici più retrivi e tradizionalmente ostili all'attivismo pedagogico degli scolopi - quasi costantemente sospettato di eterodossia religiosa, in direzione giansenistica, ma anche di pericolose simpatie politiche liberaleggianti -, proibì, nel 1826, l'uso della grammatica buccelliana, e impose al C. di uniformarsi, nel suo collegio, ai metodi e ai testi d'insegnamento regolamentari.
Il dissidio da molti anni esistente tra la casa di Carcare e quella di Savona relativamente alle questioni dell'insegnamento, si manifestò anche nel campo più strettamente disciplinare-religioso, in quanto erano note le simpatie rigoristico-giansenisteggianti tanto del C. quanto del Buccelli: e infatti il C. fu costretto a giustificarsi col confratello Gatti, appunto della casa di Savona, per aver adottato nel proprio collegio il catechismo del giansenista francese Mésenguy.
Nel 1827 il C. venne nominato provinciale della Liguria, carica che tenne fino al 1833. Subito dopo la nomina egli stabilì di promuovere una riforma disciplinare nella provincia, volta a ricondurre l'Ordine, mediante una serie di minuti "prescritti", alla primitiva osservanza delle costituzioni. Redattore dell'Istruzionee prescritto per la Provincia delle Scuole Pie di Liguria, lettera circolare stampata a Firenze nel 1828, fu, ancora una volta, il Buccelli. Ma il Prescritto venne attaccato dai confratelli di Savona che fecero ricorso al padre generale, accusando esplicitamente il Buccelli di giansenismo; nonostante le lettere di difesa scritte al generale dal Buccelli e dal C., quest'ultimo venne costretto a ritirare la circolare.
Il C. morì a Carcare il 10 febbr. 1836.
Fonti e Bibl.: Carteggi di giansenisti liguri, a cura di E. Codignola, I, Firenze 1941, pp. CCXLIV s. e passim;III, ibid. 1942, ad Indicem;G. Manara, Cenni stor. di G. C.…, Torino 1837; P. Savio, Devoz. di mons. A. Turchi alla S. Sede. DCLXXVI doc. sul giansenismo ital. ed estero, Roma 1938, p. 910 (ma all'indice il C. viene erroneamente confuso col fratello Vincenzo Raffaele); ReligiosiScholarum Piarum qui Provinciae Liguri et Pedemontanae ab anno 1750 ad annum 1800adscripti fuerunt, III, Romae 1941, pp. 102-105; L. Picanyol, Un pedagogista insigne: P. D. M. Buccelli delle Scuole pie, Roma 1943, passim.