GRECO, Paolo
Nacque a Napoli il 26 giugno 1889 da Giuseppe e da Anna Belli.
Subito dopo la laurea in giurisprudenza, si occupò di questioni di diritto commerciale: I titoli rappresentativi della merce (Napoli 1915) e Trasporto marittimo e noleggio (ibid. 1921), sono le sue prime opere di rilievo. A esse seguirono, nel corso degli anni Venti, numerosi articoli in tema di titoli di credito e di società (cfr. Studi in onore di P. G., I-II, Padova 1965, in cui è contenuta una bibliografia completa delle opere fino al 1964).
L'arco dei suoi interessi, ampio e diversificato, è testimoniato dalla monografia Delegazione e obbligazione nel diritto civile italiano (Napoli 1928), e dall'articolo Delegazione e contratto a favore di terzi (in Foro italiano, LVI [1931], 1) nei quali tali temi sono trattati in modo decisamente innovativo, così come lo saranno in seguito quelli del diritto industriale, delle invenzioni e del diritto d'autore.
In alcune fra le pagine che dedicò all'argomento in occasione della stesura della voce Delegazione per il Novissimo Digesto italiano (V, Torino 1960, pp. 327-351; sostanziale rifacimento dell'opera appena citata) il G. liberava il concetto di causa del negozio giuridico dal condizionamento di un riferimento esclusivo alla ragione giustificativa di un'attribuzione patrimoniale. Incidendo così una barriera tradizionale, configurò l'esistenza di una causa anche per quelle operazioni che determinano un'attribuzione di natura patrimoniale prescindendo dal giustificarne la ragione sostanziale, la quale rimarrebbe desumibile solo da elementi esterni. L'impostazione prospettata aprì scenari nuovi nello studio della delegazione, e consentì di ravvisare la causa tipica di un unitario negozio delegatorio nello scopo di realizzare due prestazioni, per loro natura autonome, in un'unica prestazione da parte del delegato con effetti sul patrimonio del delegante.
Nel 1931 iniziò la carriera accademica presso la cattedra di diritto commerciale dell'Università di Macerata senza, tuttavia, abbandonare la professione di avvocato; ciò influì anche sul modo con cui il G. svolse il suo lavoro di studioso e di docente: le argomentazioni contenute nelle sue opere furono apprezzate dalla dottrina anche perché condotte al di fuori di ogni dogmatismo e in base a un'interpretazione del testo normativo che non prescindeva dal riferimento continuo alla concreta realtà sociale ed economica.
Il G. passò successivamente a insegnare presso la facoltà giuridica dell'Università di Parma e all'Università Bocconi di Milano, di cui fu anche rettore; tuttavia, la quasi totalità della sua carriera accademica resta legata all'istituto giuridico dell'Università di Torino, dove si trasferì nel 1935.
Il quinquennio di vita torinese precedente allo scoppio della seconda guerra mondiale fu segnato da un'intensa attività di studio che portò alla pubblicazione di note e articoli in materia assicurativa e, soprattutto, del Corso di diritto commerciale (Torino 1936; vi riprende e approfondisce temi già affrontati in Le operazioni di banca, Padova 1930) e della monografia Il contratto di lavoro, in Trattato di diritto civile italiano (diretto da F. Vassalli, VII, t. 3, Torino 1939), un lavoro sofferto che rispecchia le difficoltà del G., liberale, nei confronti del fascismo, tanto più percepibili quanto più l'autore si avvicinava a temi della vita civile e alla normativa in cui maggiori erano state le influenze del regime.
Il saggio Sulla funzione rappresentativa delle merci nel delivery order (in Studi in memoria di B. Scorza, Roma 1940) testimonia l'attenzione posta dal G. anche alla problematica dei titoli di credito e dei titoli rappresentativi, cui dedicò una parte rilevante della sua produzione successiva.
A questo proposito si ricorda in particolare La girata del rappresentante nei titoli all'ordine (ibid. 1963), in cui il G. lamenta un eccesso di formalismo nell'interpretazione del principio della continuità delle girate sostenendo che l'intervento del falsus procurator sarebbe comunque valso a interrompere tale continuità anche nei titoli all'ordine.
Alla fine del settembre 1943 il G., che già in precedenza aveva stabilito contatti col mondo dell'antifascismo torinese, entrò nel Comitato di liberazione nazionale regionale piemontese (CLNRP) - dapprima con il nome di battaglia di Belli e poi di dott. Martini - come membro del partito liberale. Durante quello stesso mese partecipò alle prime riunioni in cui fu definita l'organizzazione del CLNRP e divenne membro del comitato esecutivo e del comitato di stampa e propaganda.
In quel periodo il G., che curava il giornale La Riscossa italiana, organo del Comitato piemontese, raccolse giorno per giorno una serie di appunti che poi pubblicò, insieme con altre notizie tratte dai documenti sopravvissuti alla guerra, nel contributo Cronaca del Comitato piemontese di liberazione nazionale(8 sett. 1943 - 9 maggio 1945) (in Aspetti della Resistenza in Piemonte, [Torino] 1950, pp. 107-154). Si tratta di un documento prezioso, contraddistinto da una prosa scarna, in cui i fatti vengono meticolosamente elencati in successione cronologica senza alcun commento; emergono in particolare i contatti del G., nel corso dell'estate 1944, con gli esponenti delle varie correnti antifasciste nel tentativo di superare le difficoltà d'intesa sulla questione valdostana. Dal novembre 1943 ai primi mesi del 1944 il G., inoltre, prese posizione in favore della costituzione di un comando unico, sia per ottenere fondi sia in quanto consentiva di mettere le forze partigiane sotto la tutela delle leggi internazionali di guerra (cfr. P. Greco, L'opera del Comitato piemontese di liberazione nazionale, in Il Ponte, V [1949], 8-9, pp. 1078-1087).
Agli anni della guerra risalgono i primi studi del G. su temi di diritto industriale che sistematizzò poi nel Corso di diritto commerciale e industriale (Torino 1948).
La bibliografia delle opere che il G. dedicò ai beni immateriali, alle invenzioni industriali e al diritto d'autore è assai vasta (cfr. Studi in onore di P. G.). Fra di esse ve ne furono alcune di rilievo particolare: oltre al Corso del 1948, che pubblicò in due volumi, le monografie Le invenzioni e i modelli industriali, ibid. 1968, e I diritti sulle opere dell'ingegno, in Trattato di diritto civile italiano, cit., VII, t. 3, scritto insieme con P. Vercellone e pubblicato postumo (Torino 1974).
Nel pensiero del G. - che accolse nella sostanza la nota e maggiormente accreditata teoria della coesistenza nel diritto d'autore di due autonomi diritti, uno morale e l'altro patrimoniale - il diritto morale, al pari del diritto patrimoniale, avrebbe avuto a oggetto l'opera dell'ingegno, atteso che l'offesa alla personalità dell'autore si sarebbe potuta verificare solo mediante taluni comportamenti che i terzi tengono rispetto all'opera nella quale questa è riflessa, e che solo con l'inibizione e la repressione di tali usi si sarebbe potuto realizzare una tutela erga omnes. Ciò comportò l'accoglimento di una conseguenza ardita che riposa nell'ambito del dibattito dottrinale su quale sia, se vi sia, un oggetto dei diritti della personalità. Accanto alle tesi che oscillavano tra l'individuazione di quest'ultimo nel corpo stesso del soggetto o negli attributi che sono per natura inseparabili dalla persona, il G. ritenne configurabile anche l'esistenza di un diritto che, pur conservando un carattere stricto sensu personale, riponesse l'oggetto in un'entità esterna, conclusione che implicò una sottile separazione concettuale tra l'ambito dell'interesse che qualifica un diritto e l'ambito dell'oggetto che è destinato a realizzarlo.
Il G. elaborò anche l'impostazione originale della natura giuridica del diritto patrimoniale come diritto assoluto su un bene immateriale. Questa strada, che fu percorsa anche da T. Ascarelli e da V. De Sanctis, nettamente distinta dalla concezione del diritto patrimoniale come diritto di monopolio (R. Franceschelli), sebbene presentasse delle analogie con la diffusa concezione del diritto patrimoniale d'autore come diritto di proprietà, presentava nondimeno caratteristiche sue proprie e partiva dall'assunto che tra i diritti reali il modello della proprietà fosse proprio il meno adatto per i diritti sui beni immateriali, visto che la mancanza di un'ubicazione fisica nello spazio e l'idoneità delle opere dell'ingegno a essere utilizzate in più luoghi contemporaneamente da soggetti diversi, ne rendeva impossibile l'acquisto per usu capione in virtù di un possesso esclusivo.
Il G. morì a Torino il 24 maggio 1974.
Fonti e Bibl.: Necr. in La Stampa, 25 maggio 1974; F. Catalano, Storia del CLNAI, Bari 1956, p. 220; M. Giovana, La Resistenza in Piemonte, Storia del CLN regionale, Milano 1962, pp. 31, 153; G. Quazza - L. Valiani - E. Volterra, Il governo del CLN, Torino 1965, p. 71; G. Cottino, P. G., in Riv. delle società commerciali, LXV (1976), pp. 147-162; Novissimo Digesto italiano, VIII, Torino 1962, ad vocem.