PAOLO I Petrovič, imperatore di Russia
Figlio di Pietro III e di Caterina II, nato il 20 settembre 1754, morto di morte violenta la notte tra l'11 e il 12 marzo 1801. Crebbe, nei primissimi anni, sotto le cure dirette dell'imperatrice Elisabetta; ma nel 1760 la sua educazione e istruzione furono affidate a Nikita Ivanovič Panin. Ben presto concepì l'aspirazione, alimentata in lui anche da Panin, d'occupare il trono russo alla sua maggiore età, allontanandone sua madre o dividendo il potere con lei. Ma si opponeva risolutamente Caterina, i cui rapporti col figlio peggiorarono, fino a diventare reciproca repulsione e ostilità. Fra le persone che circondavano Caterina, P. odiava i fratelli Orlov, che avevano preso parte all'uccisione di suo padre Pietro III. Ed egli stesso temeva di essere ucciso. Più tardi, attirò il suo odio Potemkin. Nel settembre 1773, P. sposò la Guglielmina di Darmstadt (in Russia Natalia Alekseevna), morta nel 1776. Sposò allora Sofia Dorotea di Württemberg (Maria Fedorovna). Caterina II gli tolse i figli maggiori, Alessandro e Costantino, e prese cura essa della loro educazione, rendendo con ciò ancora più tesi i suoi rapporti col figlio. Nel 1781 P. e sua moglie, sotto il nome di conti del Nord (Severnyj), visitarono l'Austria, l'Italia (Venezia, Napoli, Roma, Firenze e Torino), la Francia, i Paesi Bassi, la Svizzera e la Germania meridionale; sembra che P. mai nascondesse, nei suoi incontri con regnanti esteri, la sua disapprovazione della politica materna. Tornato in Russia si allontanò completamente dalla corte di Caterina, stabilendosi a Gatčina regalatagli da sua madre, dove egli fece vita a sé, con la sua corte e i suoi soldati. Tenuto lontano dagli affari dello stato, egli dava corso qui alle sue simpatie per il regime militare prussiano: gli esercizî militari e le riviste erano e rimasero le sue occupazioni predilette. Impedito da Caterina II di partecipare alla spedizione contro la Turchia nel 1787, poté tuttavia trovarsi nel 1788 nella guerra con la Svezia. Durante gli ultimi anni di Caterina II, che mirava sempre più a tagliargli i diritti di successione, in favore del figlio di lui Alessandro, P. visse segregato in Gatčina, sotto l'influenza della dama di corte E. I. Nelidova, oggetto della sua adorazione platonica fin dal 1785. Diventato imperatore il 6 novembre 1796 (incoronato il 5 aprile 1797), P. si volse subito contro tutto ciò che era collegato con l'opera di Caterina. I "Gatčincy" ebbero i primi posti attorno a lui e lo spirito di Gatčina informò di sé la capitale; la salma di Pietro III fu trasportata nel palazzo ed ebbe solenne sepoltura; N. I. Vovikov, A. N. Radiščev e altri, esiliati in Siberia sotto Caterina, furono fatti ritornare; un'amnistia solenne fu data ai Polacchi carcerati e T. Kościuszko ebbe il permesso di recarsi in America. Invece colse male agli antichi amici di Caterina II. Fra l'altro, P. si mostrò contrario alle carte di privilegio conferite alla nobiltà e alle città; emanò il giorno dell'incoronazione una legge che escludeva le donne dalla successione al trono. Anche la divisa militare introdotta da Potemkin fu sostituita da quella prussiana. Sebbene P. non fosse uomo irriflessivo, pure non diede l'impressione che egli avesse un programma determinato. Il 5 aprile 1797 emanò un decreto, per cui i proprietarî terrieri dovevano esimere dal lavoro dei campi i contadini nei giorni di domenica e d'altre feste, e limitare a tre giorni la settimana l'obbligo delle prestazioni di lavoro dei loro servi. Ma, nel tempo stesso, P. aumentò il numero dei servi della gleba, donando a privati più di 530.000 contadini appartenenti allo stato, nella credenza che dovessero essere amministrati meglio. Egli considerava i proprietarî privati come "gestori locali" del principe, ed esigeva dai loro servi assoluta obbedienza ad essi, soffocando con durezza qualunque atto di ribellione. P. si dimostrò molto benevolo verso i bisogni della chiesa ortodossa. Due accademie furono aperte sotto il suo regno, e la scuola ecclesiastica fu sostenuta da elargizioni dello stato; al tempo stesso egli trattava bene anche la Chiesa cattolica in Russia e prendeva sotto la sua suprema protezione l'Ordine dei cavalieri di Malta. Si mostrò benevolo anche ai vecchi credenti. P. condannava in modo assoluto la cultura laicale dei suoi tempi e odiava ogni corrente e moda che venissero dalla Francia rivoluzionaria. Vietò anzi l'ingresso in Russia degli stranieri e fece ritornare dall'estero tutti i giovani che facevano i loro studî in Europa; in ultimo vietò l'importazione dei libri e della musica dall'Europa.
Nei rapporti con l'estero P. si propose inizialmente una politica di pace. E pace concluse con la Persia; revocò la deliberazione di inviare un esercito ausiliario contro la Francia rivoluzionaria, presa da Caterina; fece ritornare le navi russe, mandate in aiuto all'Inghilterra. Ma la presa di Malta da parte di Napoleone, nel 1798, lo spinse a entrare nella lotta contro la Francia. E, sebbene monarca ortodosso, capo della chiesa ortodossa, egli accettò il 2 novembre 1798 la nomina a gran maestro d'un ordine cattolico. Alleato con l'Austria e l'Inghilterra, con la Sarglegna e la Turchia, con la quale concluse un accordo importante circa il passaggio degli stretti, P. cominciò la lotta contro la repubblica francese, per terra e per mare. La Russia occupò le Isole Ionie (rimaste in suo possesso fino al 1807); le truppe russe, sotto il comando di Suvorov, cacciarono dall'Italia settentrionale i Francesi, finché il rifiuto dell'Austria di continuare la lotta costrinse P. a richiamare l'esercito russo. Dopo il 18 brumaio, P. entrò in trattative d'alleanza e di pace con Napoleone, prese misure contro il commercio inglese in Russia, volse il pensiero a una possibile spedizione contro gli Inglesi nell'India. Pietro incarnava in modo pieno il tipo del monarca assoluto; ma l'esercizio di questo potere nelle sue mani mancava di continuità e di metodicità. Col suo carattere, con la sua irritabilità, con le sue esigenze, egli produceva un'impressione penosa sulle persone che lo circondavano. Spesso non lo potevano calmare né l'imperatrice né la sua ultima favorita, la Lopuchina (Gagarina). Le persone cadute in disgrazia si contarono a migliaia, sotto il regno di P. Nessuna meraviglia perciò se, con la consapevolezza del principe ereditario, i più alti dignitari della capitale, il conte N. P. Panin, i fratelli Zubov, il generale Beningsen e altri, con gli ufficiali della guardia imperiale tramassero per rovesciare P. dal trono. Nella notte fra l'11 e il 12 marzo 1801) congiurati penetrarono nella camera da letto dello zar, nel castello Michailovskij a Pietroburgo. Nell'accesa disputa che seguì per costringerlo ad abdicare, P. fu ucciso dagli ufficiali eccitati.
Bibl.: Schilder, Imperator Pavel I, ego žizn′ i carstvovanie, Pietroburgo 1901; Šumigorskij; Imperator Pavel. Zizn′ i carstvovanie, ivi 1907; id., un articolo nel Russkij Biografičeskij Slovar′, 1902; V. Kločkov, Očerki pravitelstvennoj dejatel′nosti vremeni Pavla I, Pietrogrado 1916; Kobeko, Cesarevič Pavel Petrovič (1754-1796), 3ª ed., Pietroburgo 1887; P. Maurand, Paul I avant l'événement (1754-1796), Parigi 1907; traduzione russa, Mosca 1912; Čečulin, Pavel I, nella raccolta Gosudari iz doma Romanovych, II, Mosca 1913, pp. 128-155; Waliszewskij, Paul I de Russie, Parigi 1911; traduzione inglese, Londra 1913; traduzione russa, Pietroburgo 1912; Šumigorskij, E. I. Nelidova, Pietroburgo 1897; Šumigorskij, Imperatrica Marija Fedorovna, I, ivi 1892; Careubijstvo 11 Marta 1801 goda, Zapiski učastnikov i sovremennikov, ivi 1907; Brikner, Smert′ Pavla I, ivi 1907 (l'originale in lingua tedesca fu pubblicato nel 1897 a Stoccarda sotto lo pseudonimo R. R.).