MANUZIO, Paolo
Terzo figlio di Aldo, nato a Venezia il 12 giugno 1512, morto a Roma il 6 aprile 1574. Morto Andrea Torresani, a cui fino dal 1515 era stata affidata la direzione dell'azienda, la tipografia aldina fu chiusa e soltanto quattro anni dopo, nel 1533, essa riprese diretta da Paolo, il quale aveva compiuto la sua educazione letteraria sotto gli auspici dei numerosí amici di suo padre e particolarmente di G. B. Egnazio. Versatissimo nella letteratura latina, volle occuparsi specialmente di quei classici, ristampandone continuamente i testi e curando sempre di migliorarli. A cominciare dal 1558 diresse anche una nuova tipografia messa al servizio dell'Accademia Veneta, fondata dal senatore Badoaro, ma chiusa per mancanza di denaro nel 1561. In questo anno accettò l'invito rivoltogli dal papa Pio IV di recarsi a Roma per dirigervi una grande tipografia, di cui si conservano ancora i libri dei conti per gli anni 1561-1563. Ebbe 300 ducati per il trasloco, e un contratto di 12 anni gli assicurava 500 ducati d'oro l'anno e la metà degli eventuali utili. Fu protetto anche dal nuovo papa Pio V, ma stanco volle rinunciare a quell'impiego e gli riuscì di lasciarlo nel settembre 1570. La corrispondenza col figlio Aldo rende conto di una sua dimora a Piove di Sacco, forse luogo natio della moglie "Catheruzza" (sposata nel 1546), di un lungo soggiorno a Milano, del suo ritorno a Venezia e di un nuovo viaggio a Roma, dove prima il matrimonio di sua figlia Maria e poi le lusinghe del nuovo papa Gregorio XIII, lo trattennero ancora e questa volta fino alla morte.
La fama ch'ebbe Paolo di gran latinista fu mantenuta e diffusa, oltre che dalle sue opere, anche dalle raccolte delle sue lettere e prefazioni latine preposte ai testi stampati durante i quarant'anni della sua carriera di editore: quella curata da suo figlio, apparsa a Venezia nel 1580, fu poi aumentata da G. Kirchmann (Lipsia 1669) e da G. Krause (Lipsia 1720). I suoi lavori principali sono gli abbondanti commenti ai varî scritti di Cicerone, da lui pubblimti negli anni 1540, 1547, 1557, 1562, e quelli sulle Orazioni dello stesso autore, apparsi postumi in tre voll. in-folio (Venezia 1578-1579). Tradusse le Filippiche di Demostene (1549) e del suo studio sulle antichità romane ci restano: De Legibus (1557); De Senatu (1581); De comitiis (1585); De Civitate Romana (1585). Oltre le lettere latine, abbiamo di lui un centinaio di lettere in volgare, pubblicate già nel 1560, e moltissime altre edite dal Renouard e da altri. E ancora molte, per la maggior parte inedite, sono nel carteggio del cardinal Seripando conservato nella Biblioteca Nazionale di Napoli.
Bibl.: A.-A. Renouard, Annales de l'imprimerie des Aldes, ecc., 3ª ed., Parigi 1834; Lettres inédites de Paul Manuce, a cura di P. De Nolhac, in Mélanges d'archéologie et d'histoire, Parigi 1883; Pauli Manutii epistulae selectae, a cura di M. Fickelschrer, Lipsia 1892; M. Fickelscherer, P. M. der venetianische Buchdrucker und Gelehrte, Chemnitz 1892; bibl. in E. Pastorello, Bibliografia storico-analitica dell'arte della stampa in Venezia, Venezia 1933, s.v. (cfr. indice).