MARZARI, Paolo
– Nacque a Schio, il 12 apr. 1869, da Valentino e Teresa Dall’Amico.
Ottenne la licenza elementare presso le scuole del Lanificio Rossi. L’inclinazione al disegno dimostrata dal M. spinse il padre a impiegarlo presso la tipolitografia di L. Marin, all’epoca una delle maggiori della provincia. Qui il M. divenne abilissimo nell’incisione litografica e, in seguito, nel «lavorare a fuoco coll’oro», grazie al breve apprendistato a fianco di un artista tedesco assunto e presto licenziato dal Marin.
Il settore tipografico nel Vicentino era in quegli anni in forte crescita. L’espansione dell’attività di stampa, infatti, era legata alla committenza degli enti pubblici, delle grandi industrie tessili di importanza nazionale (presenti a Vicenza, Schio e Valdagno), ma anche di un insieme di nuove industrie nascenti articolato su più settori. La tipografia Marin nel corso del penultimo decennio del secolo aumentò la propria dotazione di capitale fisso mantenendo pressoché stabile la forza lavoro impiegata: se nel 1883 con una macchina semplice e sei torchi a mano occupava 20 operai e un apprendista, nel 1890 le macchine risultavano due e gli operai erano scesi a 19.
A vent’anni, nel 1889, il salario del M. si aggirava intorno a una lira al giorno, ma il suo nome cominciava a essere noto fra gli industriali che commissionavano alla tipografia cataloghi e cartelli pubblicitari. Incoraggiato a mettersi in proprio dai Rossi, titolari della cartiera di Arsiero, e da S. Cibin, proprietario di una fabbrica di turaccioli e consigliere comunale, nel 1894 acquistò un torchio e avviò nella sua abitazione una piccola tipografia.
Presto le commesse aumentarono, costringendolo ad aggiungere un secondo torchio e a spostare il laboratorio in un appartamento più spazioso all’interno di un palazzo del centro storico di Schio, dove andò ad abitare insieme con Maria Righele, sposata nel 1895.
A partire dal 1895 il M. si applicò anche a studiare e perfezionare il nuovo metodo fototipografico – un processo di stampa fotografica che riproduce fedelmente le mezzetinte senza bisogno del retino – da poco inventato in Germania, entrando in corrispondenza con un esperto tedesco, e riuscendo a produrre alcune cartoline pregevoli.
La fototipia (o fotocollografia, per distinguerla da più recenti procedimenti di riproduzione fotografica in serie) richiedeva, per essere avviata su larga scala, l’acquisto di nuove attrezzature e di macchine a forza motrice meccanica. I capitali indispensabili al M. per passare a una dimensione industriale arrivarono grazie a un prestito di 15.000 lire concessogli da Gaetano Rossi, figlio di Alessandro e titolare all’epoca del Lanificio Rossi, cui Cibin lo presentò e raccomandò; lo stesso Cibin gli mise inoltre a disposizione parte degli ampi locali della sua fabbrica di turaccioli. Nei primi anni del Novecento la Marzari raccolse l’eredità della tipografia Marin, assumendo operatori e tecnici qualificati, spesso formatisi con antichi compagni di lavoro del M. e interessati a utilizzare la nuova tecnica di riproduzione fotografica.
La produzione restava molto diversificata (registri, modulari, campionari, etichette, cataloghi, biglietti da visita, cartelli, réclames, stampati industriali e commerciali, pubblicazioni d’occasione), e solo nel corso del secondo decennio del secolo si venne specializzando nel settore delle cartoline illustrate e degli album paesaggistici e artistici. Oltre alle commesse pubbliche e a quelle commerciali, numerosi erano anche i clienti privati della Marzari, spesso esponenti della borghesia locale che utilizzavano i servizi della tipografia in occasione di nozze, inviti e cerimonie.
Nel 1900 la ditta Marzari vinse la medaglia d’oro all’Esposizione di Perugia; nello stesso anno ricevette l’incarico di stampare le cartoline commemorative dei funerali di Umberto I.
Questa prestigiosa commessa – che ebbe inizialmente un fastidioso strascico giudiziario legato a una svista, per cui numerose cartoline furono pubblicate senza il nome del fabbricante – è peraltro indicativa dell’allargamento della committenza a livello nazionale e della capacità del M. di proiettare le salde relazioni instaurate a livello locale su scala più ampia. Nel 1909 l’azienda si aggiudicò la vittoria nel concorso europeo di settore tenutosi a Roma.
La diffusione, in quegli anni, della cartolina postale illustrata anche tra i ceti meno abbienti favorì la continua crescita dell’azienda, che, nel 1908, arrivò a contare 70 operai. Divenne a quel punto necessario trasferire nuovamente gli impianti, rinnovati, in una sede più ampia alla periferia di Schio; contestualmente la ditta individuale si trasformò in società in accomandita. La mutata dimensione d’impresa, rendendo difficile mantenere i rapporti paternalistici che avevano inizialmente legato il M. ai suoi lavoranti, portò, nel 1914, al primo sciopero operaio per motivi salariali, fallito per la dura reazione del Marzari. Durante la prima guerra mondiale la produzione dell’azienda continuò ad aumentare.
La maggior parte dell’attività era concentrata su cartoline e almanacchi, ma lo stabilimento ospitò anche i cartografi militari del V corpo d’armata addetti alla stampa di carte topografiche. Nel frattempo, il M. iniziava alcuni esperimenti con i colori, producendo, nel 1915, le prime diapositive a colori su vetro.
Nel dopoguerra, la ditta era ormai la maggiore del Veneto nel settore e una fra le più importanti d’Italia. Il periodo di difficoltà attraversato dall’industria poligrafica italiana tra 1920 e 1921, legato soprattutto all’aumento dei prezzi della carta, con la conseguente necessità di contenere gli acquisti, comportò anche per il M. la sospensione di alcuni lavori, una riduzione degli occupati e numerosi scioperi operai, in una fase di conflittualità molto forte. Il successivo graduale ribasso dei prezzi della carta e la repressione delle rivendicazioni operaie attuata dal governo fascista a partire dal 1922 consentirono una rapida ripresa del settore. Alla Marzari la produzione ripartì sin dalla prima metà degli anni Venti.
Grazie a innovazioni di processo e di prodotto – con l’applicazione su scala industriale della fototipia a colori e con l’introduzione negli anni Trenta del sistema offset per la stampa in rotativa (che al posto delle lastre di vetro o di metallo utilizzava rulli di caucciù) – l’azienda riuscì, nel periodo tra le due guerre, a consolidare la propria presenza sul mercato italiano ed estero, passando da 79 a 140 dipendenti.
La seconda guerra mondiale comportò un ridimensionamento dell’intero comparto, in seguito a nuove difficoltà nell’approvvigionamento della carta; la Marzari, in particolare, vide notevolmente ridotta la forza lavoro impiegata; gli impianti non subirono danni nel corso del conflitto, ma nel dopoguerra divenne necessario rinnovare completamente l’archivio fotografico. Negli anni Cinquanta l’azienda si distinse per la stampa di guide artistiche di numerose località italiane ed estere.
Il M. morì a Schio il 25 marzo 1955.
Gestita dai figli del M., Silvio (nato nel 1904, che curò il settore commerciale) e Mario (1914, cui restò affidata la parte tecnica), la Marzari fu trasformata in società a responsabilità limitata con nuovi apporti di capitale che permisero di ammodernare completamente gli impianti e di decuplicare, nel giro di quattro anni, la produzione, allargandone la presenza ai mercati europei e mediorientali.
Fonti e Bibl.: A Schio, presso la famiglia, sono conservati la sezione fotografica dell’archivio del M. (da cui proviene il materiale della mostra: Schio. Immagini del primo ’900 dall’Arch. fotografico P. Marzari [catal.], a cura di P. Bertoli et al., Schio 1982) e alcune carte e pergamene ufficiali e celebrative, in parte riprodotte in G.L. Fontana, P. M., in Industria vicentina, V (1986), 2, pp. 42-47. Appunti biografici sul M. di A. Dalla Ca’, cronista e storico locale, sono conservati a Schio, Biblioteca civica, Fondo Dalla Ca’, b. 14/C. Vedi anche il saggio biografico di G. Baice, P. M.: la Marzari dalle origini alla metà del ’900, in Schio…, cit., pp. 24-28. Per un’interpretazione critica della vicenda del M. nel contesto dell’economia locale: G.L. Fontana, Mercanti, pionieri e capitani d’industria: imprenditori e imprese nel Vicentino tra ’700 e ’900, Vicenza 1990, pp. 345-352. Sullo sviluppo del settore poligrafico in provincia e a Schio nella prima metà del Novecento: Statistica industriale: riassunto delle notizie sulle condizioni industriali del Regno. Parte 2ª, Roma 1905, pp. 390 s.; Ministero di Agricoltura, industria e commercio, Censimento degli opifici e delle imprese industriali al 10 giugno 1911, V, Roma 1916, pp. 406 s.; Camera di commercio e industria della Provincia di Vicenza, Le industrie e i traffici della provincia di Vicenza negli anni 1914-1922, Vicenza 1923, pp. 99-102; Censimento industriale e commerciale al 15 ott. 1927, I, Roma 1928, p. 672; V, ibid. 1929, p. 160; Censimento industriale e commerciale 1937-1940, Prima serie (Risultati generali), I, Industrie, 2, Roma 1942, p. 251; Terzo censimento generale dell’industria e del commercio: 5 nov. 1951, I, 1, Roma 1954, p. 628; X, 2, ibid. 1955, p. 101. Vedi anche: E. Trivellato, Tipografie artigianali scledensi del primo Novecento, in Schio XXIX giugno (numero unico), Schio 1981, pp. 83-87.