MASOTTI, Paolo
MASOTTI (Massotti), Paolo. – Nacque a Roma intorno al 1604 da Francesco e Lucia. I genitori, che avevano una merceria in piazza della Rotonda, sopravvissero entrambi al figlio.
Della formazione del M. non si hanno notizie; è però probabile che abbia conosciuto L.A. Soldi, che abitava sulla stessa piazza, e che con lui (o con uno dei compositori che Soldi frequentava per la propria attività di cantore e di curatore di edizioni musicali) abbia studiato musica. Sempre da adolescente dovette fare apprendistato in qualche tipografia, probabilmente in quella di B. Zannetti, all’epoca la maggiore di Roma; ivi la sua preparazione musicale fu utile per le frequenti stampe di opere di maestri di cappella della città. Quando Soldi, alla fine del 1618, avviò in una propria tipografia una lunga serie di edizioni di musica, certamente si avvalse del M., come risulta dai Varii scherzi op. 5 di G. Veneri, usciti nel settembre 1621: alla sottoscrizione «per Luca Antonio Soldi» segue infatti «ad istanza di Paulo Masotti».
Può sorprendere che l’adolescente M. appaia come promotore di tale raccolta, ma va notato che anche il compositore Veneri aveva solo 18 anni; inoltre, la duplice competenza del M. in campo musicale e in campo tipografico era ben apprezzata nella Roma dell’epoca, dove l’editoria di musica pratica era in fortissima crescita.
Morto intanto Zannetti (27 febbr. 1621), in parte le sue dotazioni tipografiche passarono al fratello Alessandro, titolare di una rinomata libreria nell’attuale via del Piè di marmo; anche il M. passò al suo servizio, abitando presso di lui dapprima come «garzone» (fino al 1623), poi come «lavorante», di fatto come responsabile dei lavori tipografici; curò così una quantità di edizioni, tra cui numerosi testi per musica. Nel gennaio 1624 fu testimone al testamento del suo nuovo padrone, che morì il 16 dicembre di quell’anno. L’attività fu proseguita dalla vedova e dai generi e il M. rimase a vivere con gli Zannetti; ma intanto proseguiva il rapporto con Soldi, che proprio alla fine del 1624 aveva ottenuto per la propria officina un’onorevole sede all’interno del complesso dell’arcispedale di S. Spirito.
Soldi era vecchio e nel 1626 giunse a cedere la stamperia al M., che così avviò una propria autonoma attività, sottoscrivendo le edizioni che produceva.
A prescindere da un’orazione latina di P. Faraudi per la morte del cardinale Alessandro Orsini stampata a nome del M. nell’agosto 1626, la prima fu la ristampa di un’antologia di messe a quattro voci di G. Pierluigi da Palestrina e G.F. Anerio, ripresa dall’edizione fattane da Soldi nel 1619 e uscita il 1° ottobre «ad istantia» di Soldi, che ne firmò la dedicatoria. Nei due mesi successivi il M. stampò le Arie op. 2 del cantore pontificio F. Severi e le Litaniae di G.F. Anerio; l’opera di Severi ebbe una tormentata vicenda a causa della lite tra la Cappella pontificia e la Compagnia dei musici di Roma (sequestro giudiziario di tutte le copie, poi revocato dal papa), mentre quella di Anerio era una ristampa fatta per conto dell’editore A. Poggioli.
Il passaggio dell’attività da Soldi, scomparso nel gennaio 1627, al M. è confermato dall’uso del medesimo materiale tipografico, in particolare della caratteristica marca: una mano che regge un melograno e il motto «hinc nosce imperium». L’affermazione del M. nell’ambiente musicale romano fu perciò immediata; la sua posizione fu presto consolidata dalla stima riservatagli dalla famiglia di Urbano VIII, in particolare dal cardinale Francesco Barberini: il M. ne ottenne il favore tramite il famoso tiorbista Giovanni Girolamo Kapsperger, del quale stampò molte opere. Intanto la convivenza con la famiglia Zannetti lo aveva portato alle nozze con l’appena dodicenne Plautilla, figlia del defunto Alessandro (31 ott. 1627); la dote della sposa consentì al M. maggiori ambizioni per la propria officina, che in tal modo succedeva non solo a quella di Soldi ma in parte anche alla grande attività degli Zannetti.
Per dieci anni il M. svolse un importante ruolo nel campo delle edizioni musicali, in diretta concorrenza con la ditta di G.B. Robletti; tra gli autori da lui pubblicati, oltre quelli già ricordati, spiccano G. Frescobaldi (edizione in partitura delle Canzoni, 1628, con privilegio di vendita), S. Landi (il quarto libro di Arie, 1629, e il famoso melodramma S. Alessio, 1634) e il suo allievo F. Manelli (Ciaccone op. 3, 1629), P.F. Valentini (composizioni in stile canonico, 1629 e 1631), i ronciglionesi D. Massenzio (varie opere dal 1627 al 1636) e T. Cima (Salmi op. 5, 1636). Il ruolo non puramente artigianale del M. risulta dalle dedicatorie e avvisi al lettore da lui sottoscritti a partire dalle citate Arie di Severi; in particolare, riproponendo un «classico» come i Madrigali di J. Arcadelt in un’edizione a cura del celebre C. Monteverdi (1627), sfruttò con garbo e intelligenza un topos platonico, chiarendo la destinazione didattica di quelle composizioni del secolo precedente come «primo indrizzo» nello studio della musica. La sua preparazione musicale, comprovata da edizioni di opere di complessa polifonia contrappuntistica, come la Missa a 16 voci di A.M. Abbatini (1627), trova inoltre una bella conferma nella diciottesima «Canzona» della citata raccolta frescobaldiana del 1628, intitolata la Masotti.
Casa e stamperia rimasero al Piè di marmo fino al 1633, quando il M. si trasferì in piazza di Pietra. Tuttavia il trasferimento non sembra dovuto alla volontà del M.: nel 1633 tutti i superstiti Zannetti lasciarono l’antica sede e queste vicende ebbero forse un riflesso sull’attività del M. che, dopo aver raggiunto il massimo nel 1630 e 1631 con undici edizioni all’anno, scese a più modesti livelli negli anni successivi. Nel 1635, morto lo stampatore G. Facciotti che aveva monopolizzato il settore delle intavolature per chitarra, il M. tentò di succedergli nel ruolo ristampando il Quarto libro d’intavolatura di chitarra spagnola dell’affermato P. Millioni, ma dovette subire la concorrenza di Robletti che intanto pubblicava un nuovo chitarrista alla moda, G.B. Abbatessa. Qualche edizione del M. fu ancora dovuta al favore del cardinale Barberini e di suo fratello, il principe Taddeo: in particolare, la splendida partitura dell’Erminia sul Giordano di M.A. Rossi su versi di G. Rospigliosi, uscita all’inizio del 1637.
Il M. morì a Roma il 5 giugno 1637 e fu sepolto il giorno seguente nella chiesa della Confraternita delle Stimmate di S. Francesco.
Lasciò la vedova Plautilla e tre figli: Giuseppe, Rosalia e Giulia Assunta. La casa di piazza di Pietra rimase di proprietà dei Masotti, mentre l’azienda e l’officina furono cedute a Francesco Zannetti, fratello di Plautilla, che dal 1638 avviò una propria attività editoriale in campo musicale, succedendo di fatto al cognato; del resto, torchi e caratteri del M. provenivano almeno in parte dalla famiglia Zannetti. Plautilla, pur essendo ancora giovane, non si risposò; nel 1650 abitava presso la sorella Marta in via della Purificazione; ma il figlio Giuseppe visse a piazza di Pietra. Non se ne conosce l’attività; si sposò con una Cecilia e ne ebbe il figlio Paolo Antonio, morto in tenera età nel 1658. Il fratello del M., Pietro (n. 1615), che aveva ereditato la bottega paterna di merceria al Pantheon, era morto nel 1647; fu anch’egli sepolto alle Stimmate. Nessuna parentela lega il M. al fiorentino Z. Masotti (1607-88), che fu titolare della Stamperia camerale di Roma.
La produzione editoriale del M. consiste di 81 titoli noti, usciti a suo nome; alcuni di essi riguardano edizioni perdute, ma attestate da fonti dell’epoca. Solo pochi titoli (una decina) furono stampati per conto di librai-editori (soprattutto A. Poggioli e G. Cesareo), per cui si può parlare di una sostanziale autonomia imprenditoriale del Masotti. La maggior parte delle opere pubblicate sono in prima edizione; fanno eccezione dieci titoli, ripresi da precedenti edizioni, per lo più di B. Zannetti o di Soldi, ma anche dei veneziani R. Amadino e B. Magni. Nel complesso, si tratta di un’attività specializzata in edizioni di musica: le eccezioni sono poche (14 titoli) e riguardano in prevalenza opuscoli d’occasione (orazioni funebri e relazioni); veri e propri volumi sono un saggio del genovese V. Alsario della Croce, professore alla Sapienza, sulla prevenzione della peste (Providenza metodica, 1630) e un trattato in folio del milanese G.B. Novati, teologo della Congregazione dei ministri degli infermi (De eminentia Beatae Virginis Mariae, 1632) entrambi dedicati a Urbano VIII. Per la monacazione di Silvia Costacci sono i versi del Choro di virtù di N. Ricci, segretario del cardinale Borghese (1630); di formato minuscolo i Tristia di Ovidio (1628, a uso scolastico) e un’opera spirituale di un altro chierico camillino, M. Morruelli (Apparecchio dell’anima, 1629), che sarà ristampata a Roma e altrove per quasi un secolo.
Le edizioni musicali coprono tutto il ventaglio dei generi dell’epoca, dalla musica sacra (messe, mottetti, salmi, litanie) ai componimenti profani (madrigali, arie, villanelle, ciaccone), dalle partiture di melodrammi ai lavori dialogici di tipo oratoriale, da musiche per gruppi strumentali a opere in stile canonico di valenza teorica, didattica e sperimentale. Tra le edizioni di messe, oltre quelle già citate, fu felice scelta del M. di ripubblicare a sé stante la Missa pro defunctis di Anerio (1630, già edita in raccolta da Robletti nel 1614): ristampata più volte nel corso del secolo, fu accompagnata da fama crescente («è stimata e ricevuta la più singolare di questo genere, opera di molta sodisfazione», Pitoni). Numerose le raccolte di salmi: ben 8 quelle di Massenzio, cui si affiancano opere di P.P. Sabbatini, A. Diruta, C. Rossi, T. Cima. In molte si adotta la disposizione a 8 voci, altre sono a 4-5 e solo quella di Diruta è a 3 voci; tutte sono con il basso continuo per l’organo. A 8 voci sono anche le litanie di G.F. Anerio (1626) e di Kapsperger (1631), mentre le raccolte di mottetti, scritti da vari maestri (Kapsperger, D. Campisi, G. Talone, C. Rossi, Diruta, F. Vitali, il francescano osservante Tomaso da S. Agata, N. Stamigna), adottano la più moderna formazione di «small force polyphony» a 1-4 voci e continuo. Nella serie di edizioni di composizioni vocali profane (non poche perdute), spiccano le opere di Kapsperger, tutte uscite in edizioni privilegiate. L’eclissi della fortuna di quel musicista (1633) fu certo un danno per il Masotti. Particolarmente accurata appare la veste tipografica della Scelta di madrigali di Massenzio (1629), ma davvero magnifica fu l’edizione in formato «atlantico» della Missa di P. Tarditi per il cardinale Girolamo Colonna seniore (1630), ricca di belle iniziali figurate. Non mancano incisioni sui frontespizi di alcune edizioni; i due melodrammi barberiniani (S. Alessio di Landi ed Erminia di Rossi) contengono numerose tavole con le scenografie delle rappresentazioni.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. del Vicariato, Parrocchia di S. Stefano del Cacco, Stati delle anime, anni 1623-32; Parrocchia di S. Maria ad Martyres (Pantheon), Stati delle anime, anno 1635, c. 12; Libri dei morti, anni 1618-65, ad diem 3 sett. 1647; Arch. di Stato di Roma, Atti dello Stato civile, Appendice, Libri parrocchiali, Parrocchia di S. Maria in Aquiro, Stati delle anime, anno 1634; Ibid., Libri dei morti, anni 1597-1644, ad diem 5 giugno 1637; Trenta notai capitolini, Uff. 11, vol. 4, c. 670; G.O. Pitoni, Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica [1713], a cura di C. Ruini, Firenze 1988, p. 237; R. Giazotto, Quattro secoli di storia dell’Acc. nazionale di S. Cecilia, Roma 1970, I, pp. 102, 105; S.P. Michel, Répertoire des ouvrages imprimés en langue italienne au XVIIe siècle, Firenze 1970, I, p. 102; S. Bulgarelli - T. Bulgarelli, Il giornalismo a Roma nel Seicento, Roma 1988, nn. 243 s., 248, 252; S. Franchi, Le impressioni sceniche, Roma 1994, pp. 330, 540, 781, 795 s.; F. Petrucci Nardelli, Fra stampa e legature, Manziana 2000, pp. 47 s.; S. Franchi, Annali della stampa musicale romana dei secoli XVI-XVIII, I/1, Roma 2006, pp. 116, 417-419, 540, 606, 743-745 e passim (con riferimenti bibliogr., cui si rinvia, e descrizione analitica di tutte le edizioni musicali).