MAZIO, Paolo.
– Terzo figlio maschio di Francesco e di Serafina Sartori, nacque a Roma l’11 marzo 1812.
Il padre, figlio e successore di Giacomo alla direzione della Zecca pontificia, si adoperò con il fratello Raffaele, importante prelato della Curia e poi cardinale, a migliorare le condizioni della famiglia che divenne una fra le più illustri della borghesia romana.
Mentre il primogenito Giuseppe fu predestinato alla carica di terzo zecchiere, il M. fu avviato alla vita religiosa e, compiuti gli studi al Collegio romano, entrò il 23 dic. 1827 nella Compagnia di Gesù. Al termine del noviziato fu trasferito a Spoleto, Modena, Ferrara e Reggio Emilia, dove fu docente di retorica e storia, ma nel 1840, dopo tre anni di studi di teologia, decise di uscire dalla Compagnia.
Rientrato a Roma dopo un breve soggiorno in Sicilia, si inserì presto negli ambienti della borghesia colta della città divenendo uno fra i letterati più noti per erudizione e versatilità e pubblicando numerosi opuscoli.
Tra questi si rammentino: Sabina e Ruggero, novella del secolo XIX narrata in quattro canti (Palermo 1841); Delle permutazioni della poesia (Roma 1844); Di Rinaldo Brancaccio cardinale amministratore del vescovato di Aversa e di Onorato Caetani conte di Fondi (ibid. 1845); Sopra il monumento di Andrea Palladio operato dal cav. Giuseppe di Fabris e il suo studio (ibid. 1845).
Come il cugino gesuita Giacomo, il M. fu tra i più attivi collaboratori degli Annali di scienze religiose; scrisse articoli per giornali quali l’Architetto girovago e l’Album e, nel dicembre 1846, offrì la sua collaborazione all’Illustrated London News. Intanto, entrato a far parte della Società storica romana – che comprendeva, tra gli altri, A. Gennarelli, O. Gigli, D. Pantaleoni, G. Melchiorri, A. Saffi, L. Masi –, aveva fondato con Gennarelli Il Saggiatore (1844-46) che ebbe l’adesione di C. Troya e di studiosi delle diverse parti d’Italia e che può considerarsi – secondo L. Felici e O. Majolo Molinari – il più interessante periodico storico romano della prima metà dell’Ottocento, da porre accanto all’Archivio storico italiano di Firenze quale esponente della storiografia romantica intesa a coniugare erudizione e pensiero storico. Ebbe però vita breve per il ritiro del M., forse a causa di divergenze sulla linea politica.
Il M. appartenne, infatti, a quel liberalismo moderato cattolico che, aperto al sentimento nazionale, visse con entusiasmo il riformismo di Pio IX finché non vide in pericolo il potere temporale, ritenuto necessario per il libero esercizio di quello spirituale. Clamorosa fu però il 16 ag. 1846, nella ricorrenza dell’amnistia, la sua declamazione nell’Accademia dell’Immacolata Concezione delle ottave I principj e le speranze del pontificato di n.s. papa Pio IX, che indusse prelati e cardinali a disertare la sala per la presentazione del papato di Gregorio XVI come un periodo buio di lutti e sofferenze. Il fatto, riportato nei diari del principe A. Chigi e di N. Roncalli, creò non poco disappunto nella famiglia Mazio.
In seguito il M. fu più controllato: accolse con favore la legge sulla stampa, la guardia civica, il Consiglio municipale di Roma e la Consulta di Stato, che considerò istituzione idonea alla più ampia modernizzazione nonché il limite massimo di riforma consentito al papa. Su tale linea, non lontana dal Memorandum del 1831, egli scrisse nel Fanfulla e nel Contemporaneo (che lasciò quando il foglio assunse posizioni più avanzate) e il 7 maggio 1847 fondò, insieme con F. Orioli e A. Cattabeni, La Bilancia, giornale moderato osteggiato dagli oltranzisti, che gli procurò accuse di asservimento al governo, lettere anonime e perfino affissi sui muri quale confidente di F. Del Carretto.
Quando però gli fu chiaro che il gruppo dei liberali intendeva spingere Pio IX verso soluzioni più avanzate, il M. si defilò dal giornalismo romano e iniziò la corrispondenza con altri giornali italiani e stranieri: nel maggio 1848 inviò al Rambler, periodico mensile di Londra, un’informativa ostile al ministero Mamiani; dall’aprile al novembre 1848 scrisse nel Lucifero, giornale legittimista di Napoli; dal settembre dello stesso anno al marzo 1850 fu corrispondente romano della Allgemeine Zeitung di Augusta; dal novembre 1848 del Messaggere di Modena; dal luglio al novembre 1849 dell’Omnibus di Napoli.
Frattanto nell’aprile 1848 aveva ottenuto dal papa l’ufficio di segretario della Controlleria generale, organo di supervisione dei mandati di pagamento dei vari ministeri, cui dedicò un opuscolo. Concesso lo statuto, il M. avversò i tentativi di T. Mamiani di limitare il potere politico del papa e, ammiratore di P. Rossi, ne deplorò con sdegno l’assassinio. Dopo la fuga di Pio IX, fu tra gli impiegati che non aderirono alla Repubblica e non prese parte alla difesa.
Dal luglio 1849 al gennaio 1850 compilò il bollettino delle notizie trasmesso a Gaeta e tenne la corrispondenza romana della Civiltà cattolica finché la redazione rimase a Napoli.
Intanto il 23 luglio 1849 si era unito in matrimonio con la figlia dell’archeologo A. Nibby, Valeria, da cui non ebbe figli e che morì prematuramente il 21 genn. 1852.
Al ritorno di Pio IX, cui aveva già espresso «la sincera ed affettuosa esultanza» per il motu proprio del 12 sett. 1849 in cui vedeva «providamente costituite tutte le parti dell’edificio» (Roma, Biblioteca nazionale, Autografi, A.167.21.1), fu tra i premiati con medaglia d’oro «fidelitati».
Già iscritto tra i Virtuosi al Pantheon (1845), entrò a far parte anche delle accademie dell’Arcadia (1850), di Archeologia (1851) e di religione cattolica. Continuò la collaborazione con gli Annali di scienze religiose e fu in corrispondenza con giornali di Bruxelles e Francoforte; oltre a offrire la collaborazione al Cattolico e ad altri giornali italiani e stranieri, dal 1854 riprese quella con la Allgemeine Zeitung. I suoi articoli, tuttavia, gli procurarono anche qualche clamoroso contrattempo, come la sospensione di un mese dall’ufficio della Controlleria, decisa dal papa che, in tema di ordine e sicurezza interna, ritenne indecorosa e compromettente per l’immagine del governo pontificio la corrispondenza fortemente critica comparsa il 31 luglio 1853 nel Messaggere di Modena. Il M. fece ammenda e richiamò i suoi precedenti di fedeltà.
Il M. morì a Roma l’11 apr. 1868 e fu sepolto nella tomba di famiglia nella chiesa di S. Agostino.
Nel 1857 aveva sposato in seconde nozze Maria Armanni, ma neppure da essa ebbe figli.
Fonti e Bibl.: Roma, Biblioteca nazionale, Autografi (per la collocazione cfr. lo schedario cartaceo); Arch. di Stato di Roma, Controllo generale (1835-1870), bb. 1, ff. 3, 4; 2, f. 5; Direzione generale di Polizia, Arch. segr., bb. 258, f. 707; 279, f. 2408; A. Chigi, Diario (1830-1855), I, Tolentino 1906, p. 180; N. Roncalli, Cronaca di Roma, I (1844-1848), a cura di M.L. Trebiliani, Roma 1972, ad ind.; III (1852-1858), a cura di D.M. Bruni, ibid. 2006, ad ind.; G. Finazzi, Le laudi di Maria. Florilegio di poeti italiani di ogni secolo, Milano 1856, pp. 170-175; G. Spada, Storia della rivoluzione di Roma e della restaurazione del governo pontificio dal 1° giugno 1846 al 15 luglio 1849, I, Firenze 1868, pp. 211, 223 s., 335; P. Galletti, Memorie storiche intorno alla provincia romana della Compagnia di Gesù dall’anno 1814 all’anno 1914, I, Prato 1914, p. 83; R. Quazza, Pio IX e Massimo d’Azeglio nelle vicende romane del 1847, I, Modena 1955, ad ind.; L. Felici, Giornali romani del Sette e dell’Ottocento: Il Saggiatore (1844-1846), in Palatino, V (1961), pp. 224-228; O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dell’Ottocento, I-II, Roma 1963, ad ind.; S. Rebecchini, P. M. e i suoi «desiderata», in Strenna dei Romanisti, XXVII (1966), pp. 395-404 (in realtà i desiderata sono da attribuire al cugino Luigi Mazio che li inviò a F. Gasparoni, direttore dell’Architetto girovago, firmandosi con il proprio anagramma, Giulio Zima: Roma, Biblioteca nazionale, Autografi, A.168.1.1); R. De Cesare, Roma e lo Stato del papa. Dal ritorno di Pio IX al 20 settembre, Milano 1970, p. 106; S. Rebecchini, Gli ultimi «zecchieri» dello Stato pontificio: i Mazio, in Strenna dei Romanisti, XXXIII (1972), p. 310; A. Piolanti, L’Acc. di religione cattolica. Profilo della sua storia e del suo tomismo, Città del Vaticano 1977, ad ind.; Ph. Boutry, Souverain et pontife: recherches prosopographiques sur la Curie romaine à l’âge de la Restauration (1814-1846), Roma 2002, pp. 426 s.; H. Wolf, Prosopographie von römischer Inquisition und Indexkongregation 1814-1917, II, München-Wien-Zürich 2005, pp. 975, 977; G. Moroni, Diz. d’erudizione storico-ecclesiastica, cfr. Indici, ad nomen.