MEZZANOTTE, Paolo
– Nacque a Milano il 25 apr. 1878 da Antonio, notaio, ed Elisa Marazza. Studiò privatamente pittura con Vespasiano Bignami e Roberto Fontana. Nel 1900 si laureò all’Istituto superiore di ingegneria (Politecnico) di Milano e iniziò a lavorare presso gli architetti Augusto Brusconi e Angelo Savoldi.
Nel 1904 progettò l’ospedale di Luino, con la collaborazione dell’ingegnere Giacinto Campagnani che ne diresse i lavori.
L’edificio, di piccole dimensioni, presenta decorazioni esterne molto semplificate e una funzionale distribuzione degli ambienti interni secondo le diverse destinazioni d’uso.
Nel cimitero Monumentale di Milano fu progettista e direttore dei lavori dell’Edicola funeraria Giudici (1905), realizzata in marmi policromi su cartoni dell’architetto stesso, dove dominano masse semplici e una marcata separazione fra architettura e ornamento (Meeks, p. 121).
L’edicola fu realizzata in collaborazione col fratello Vittorio, ingegnere, che lavorava con lui nei calcoli strutturali, negli impianti e nei capitolati (ripr. in Edicola funeraria Giudici…, pp. 7 s.).
Nel 1906 partecipò alla I Mostra nazionale di belle arti di Milano. Fra il 1906 e il 1911, in viale Piave a Milano, su progetto del M., venne realizzata la chiesa del Sacro Cuore ai Cappuccini (Merelli - Colli, pp. 86-99).
Nella facciata in stile eclettico, realizzata in cotto, serizzo e cemento modellato, predominano le influenze del romanico lombardo e di S. Ambrogio a Milano in primis.
Il M. fu docente di disegno di architettura e ornato presso l’istituto di edilizia del Regio Politecnico di Milano, dove ebbe come assistente Giovanni Muzio. Durante la prima guerra mondiale, alla quale prese parte come ufficiale del genio, conobbe e strinse amicizia con Giò Ponti, al quale insegnò le tecniche dell’incisione, realizzando, su lastre di rame e di zinco, scene di rovine, trincee e prigionieri. Terminato il conflitto, incise vedute di Milano influenzate dalle tristi stampe parigine di Charles Méryon (ripr. in L’incisione in Italia, p. 119). Una serie completa delle sue incisioni (fino al 1939) si conserva presso il Castello Sforzesco di Milano (Raccolta Bertarelli).
Nel capoluogo lombardo ebbe molti incarichi pubblici e fu spesso presente in varie commissioni per l’edilizia. Dal 1910 fu membro del Consiglio provinciale dei monumenti e scavi; dal 1919 al 1924 fu consigliere all’Accademia di Brera e membro della Commissione d’arte municipale per i cimiteri dal 1919 al 1928.
Nel 1919 partecipò alla III Esposizione della Federazione artistica lombarda e al concorso Gariboldi (Ciucci - Muratore, p. 46). Nel 1920, insieme con Enrico A. Griffini, partecipò al concorso per il Monumento al fante sul monte S. Michele al Carso (Gorizia), indetto dalla Regia Accademia di belle arti di Milano, presentando il progetto di un’imponente opera architettonico-scultorea, secondo quanto richiesto dal bando (Savorra).
La sua idea inizialmente venne giudicata in grado di aderire alla struttura del monte e d’intonarsi con la colorazione «rugginosa» carsica (Concorso per il Monumento al fante, pp. 77 s.), ma successivamente fu bocciata dalla commissione, che ricevette veto assoluto di costruzione prima dalla Soprintendenza e poi da B. Mussolini (Savorra, pp. 365-370).
Il M. aveva pensato di scavare nel monte una cripta-ossario, con una rotonda centrale, dalla quale dovevano diramarsi le gallerie. Più in alto, collegato con una lunga scala, era stato concepito il tempio dedicato al Fante vittorioso, simbolo di tutti i soldati delle varie armi dell’Esercito italiano, secondo le intenzioni del comitato promotore (ibid., p. 365).
Negli anni Venti fu corrispondente, critico e redattore della rivista Architettura e arti decorative (Burg, p. 31). Nel 1921, insieme con Giovanni Muzio e altri, presso la Famiglia artistica di Milano, organizzò la I Mostra d’architettura, prima occasione di autopresentazione del movimento Novecento. Alla manifestazione espose i suoi progetti, fra i quali si segnala uno Studio di casa rustica per il Friuli, realizzato insieme con Griffini, in parte influenzato dal linguaggio della Secessione viennese (ripr. in P. Mezzanotte, Prima mostra d’architettura…, in Architettura e arti decorative, I [1921], 3, p. 301).
Nel 1922 restaurò la palazzina della Società di belle arti ed esposizione permanente di Luca Beltrami: istituzione di cui fu vicepresidente fra il 1933 e il 1939 (D’Amia, p. 116). Nel 1923, ancora con Griffini, partecipò al concorso per la sede del giornale Chicago Tribune, con un progetto influenzato dall’architettura gotica (nelle guglie) e neoclassica (soprattutto nelle colonne sorreggenti il globo con la scritta «Plus ultra»), ma venne escluso perché il progetto non arrivò nei tempi previsti (Ritardatari del concorso, pp. 50, 53-55).
Prese parte inoltre a varie manifestazioni, fra le quali si segnalano le Biennali di Venezia (dal 1920 al 1926; nel 1930 e nel 1932) e le attività culturali del Sindacato fascista architetti, per il quale tenne conferenze pubblicate negli Atti del Sindacato provinciale fascista degli ingegneri e nei Quaderni del Sindacato fascista architetti di Milano (nel 1927, 1936, 1939 e 1942). Nel 1926, alla I Mostra di artisti milanesi, indetta dalla Famiglia meneghina, presso il Palazzo della Società per le belle arti ed esposizione permanente a Milano presentò tre opere, fra le quali si segnala Maria Vittoria, un ritratto molto realistico di una bambina con una bambola in mano su fondo monocromo (ubicazione ignota; ripr. in catal., tav. 45). Nel 1927, in collaborazione col fratello Vittorio, realizzò la Casa dei fasci milanesi in via Nirone n. 15, facendo uso dei prototipi del neoclassicismo europeo (ripr. in Raffaello Giolli, p. 25 tav. X e figg. 11-12).
Secondo C. Maltese (p. 403), nella facciata di quest’edificio sono presenti moduli linguistici derivati sia dai fratelli Robert, James e John Adam, sia da G.B. Piranesi. Grazie al cemento armato fu possibile realizzare una grande sala di rappresentanza al piano inferiore, sopra la quale, attraverso alcuni pilastri quadrati, si appoggiano tre piani dotati di vari ambienti più piccoli, nei quali l’architetto disegnò i pavimenti, i lampadari e i mobili; scelse i metalli, i vetri e le stoffe (Raffaello Giolli, pp. 24-26).
Dal 1927 il M. aveva cominciato a lavorare a quella che sarebbe diventata la sua opera più nota: il palazzo della Borsa di Milano, realizzato nel 1932, noto anche come palazzo Mezzanotte (Mezzanotte, pp. 40 s.). Studiò vari edifici europei con medesima destinazione d’uso nelle città di Amsterdam, Parigi, Zurigo, Berlino e Londra.
L’atrio, il salone centrale e la scala circolare rivelano l’influenza del linguaggio compositivo impiegato da P. Berlage nella Borsa di Amsterdam (Paganelli, p. 68). Il M. riuscì a trovare soluzioni logiche che esprimessero simbolicamente la funzione dell’edificio. La facciata rivestita di travertino, con colonne doriche che sorreggono gruppi scultorei, è fortemente ispirata all’architettura romana (Biddau). Affidò l’elegante decorazione interna, alla quale fornì vari contributi personali, a Giò Ponti della Richard Ginori (Mezzanotte, p. 58).
Nel 1930 progettò la casa del Balilla di Gallarate (Varese), caratterizzata da una pianta a forma di T e una facciata in mattoni e travertino. In tre piani il M. realizzò, con molta semplicità, i vari locali d’uso: palestra e spogliatoi nel sotterraneo, sala spettacoli e biblioteca al pianterreno, sale riunioni e sala biliardo al piano superiore.
Il M. fu molto attivo anche come storico, studioso di cultura e architettura milanese, coltivando gli studi insieme con Beltrami. Realizzò il catalogo a stampa della Raccolta Bianconi presso la Biblioteca Trivulziana (Milano 1942) ed effettuò il primo inventario del Fondo Luigi Cagnola, allora conservato nella villa dell’architetto La Rotonda, a Inverigo. Pubblicò su numerose riviste fra le quali si ricordano: Archivio storico lombardo, Rassegna d’arte, Edilizia moderna, Architettura e arti decorative, Arte cristiana, Arte sacra, Palladio.
Il M. morì a Inverigo (Como) il 9 ott. 1969.
Fra le sue pubblicazioni, tutte edite a Milano, si segnalano: Il borgo nuovo (1945), insieme con E. Sioli Lignani; Itinerari sentimentali per le contrade di Milano (in quattro volumi, 1954-58, in cui raccolse vari schizzi e disegni sulla città); Milano nell’arte e nella storia (1948) e Il duomo di Milano (1965), entrambi in collaborazione con Giacomo C. Bascapè. Redasse anche contributi per alcune opere edite dall’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani: per la Storia di Milano (nel 1958 e nel 1959); per l’Enciclopedia italiana e per i primi volumi del Dizionario biografico degli Italiani negli anni Sessanta. Curò, inoltre, un archivio contenente migliaia fra schizzi e disegni architettonici, su carta e su carta da lucido, relativi alla sua attività (fra il 1901 e il 1969), tutelato dalla Soprintendenza archivistica della Lombardia e attualmente conservato presso la famiglia. La maggior parte dei suoi carteggi e molte incisioni su rame conservati in via Bianca di Savoia n. 6 e in corso d’Italia n. 50 sono andati distrutti durante il bombardamento di Milano del 13 ag. 1943.
Fonti e Bibl.: Alcune notizie sono state fornite dal figlio Gianni Mezzanotte. Banca dati del Cimitero monumentale di Milano <www.monumentale.net/artisti.aspx>, s.v.; Edicola funeraria Giudici nel cimitero Monumentale di Milano, in L’Architettura italiana, I (1905), pp. 7 s.; Concorso per il Monumento al fante sul San Michele, ibid., XV (1920), pp. 77-79; Ritardatari del concorso per la Chicago Tribune, ibid., XVIII (1923), pp. 50-56; La Casa dei fasci a Milano, in Politecnico, LXXVI, genn. 1928, pp. 4 s.; C.L.V. Meeks, The real liberty of Italy: the Stile floreale, in The Art Bulletin, LXIII (1961), pp. 117, 120-122; Raffaello Giolli. L’architettura razionale, a cura di C. De Seta, Bari 1972, ad ind.; D.P. Doordan, The political content in Italian architecture during the Fascist era, in Art Journal, XLIII (1983), 2, p. 123; M.T. Fiorio, Le chiese di Milano, Milano 1985, ad ind.; M. Boriani - C. Morandi - A. Rossari, Milano contemporanea, Torino 1986, ad ind.; F. Merelli - A. Colli, Il convento dei cappuccini e il tempio del Sacro Cuore, Gorle 1987, pp. 86-99; A. Burg, Novecento milanese, Milano 1991, p. 31; R. Gamba, Il Palazzo della Borsa di Milano: tra restauro e tecnologia, in L’Industria delle costruzioni, XXVI (1992), 248, p. 60; C. Maltese, Storia dell’arte in Italia 1785-1943, Torino 1992, p. 403; L’incisione in Italia nel XX secolo (catal.), a cura di P. Bellini, Milano 1992, pp. 118 s.; G. Mezzanotte, in La Borsa di Milano, Milano 1993, pp. 18, 40 s., 46-65, 68-70 (con bibl. e documenti); C. Paganelli, Un simbolo per la città. Renovation of Milan Stock Exchange, in Arca, 2002, n. 174, pp. 68, 70 s.; N. Biddau, P. M., Torino 2003; G. D’Amia, P. M., in Gli archivi di architettura in Lombardia. Censimento delle fonti, a cura di G.L. Ciagà, Milano 2003, p. 116; G. Ciucci - G. Muratore, Storia dell’architettura italiana. Il primo Novecento, Milano 2004, ad ind.; L. Rotti, Gio Ponti a palazzo Mezzanotte, Milano 2004, pp. 20 s., 87-93 (con documenti) e passim; M. Savorra, La rappresentazione del dolore e l’immagine dell’eroe…, in L’architettura della memoria in Italia. Cimiteri, monumenti e città 1750-1939, a cura di M. Giuffrè et al., Milano 2007, pp. 364-466 (con bibl. e documenti nelle note).