VIGLIANI, Paolo Onorato
VIGLIANI, Paolo Onorato. – Nacque a Pomaro Monferrato, in provincia di Alessandria, il 24 luglio 1814, figlio di Luigi, medico del paese, e di Cristina Sesti.
Rimasto orfano del padre all’età di quattro anni, compì i suoi studi sotto la guida di uno zio paterno, l’abate Ferdinando Vigliani, presso il collegio reale di Casale Monferrato. Lo zio, che era stato allontanato da Torino per le sue idee liberali dopo i moti del 1821, ebbe grande influenza sul nipote e si occupò anche dell’educazione dei suoi fratelli, Marianna e Pietro. All’età di diciotto anni Vigliani si trasferì a Torino per frequentare l’Università, conseguendo la laurea in giurisprudenza il 6 maggio del 1836. Le sue doti di giureconsulto vennero subito evidenziate dal relatore della sua tesi, Giovanni Battista Amossi, rettore dell’Ateneo, che nel discorso di presentazione dell’allievo, ne pronosticò la futura brillantissima carriera (Oratio ad iuris utriusque lauream Pauli Honorati Vigliani a pomario casalensis, coram excellentissimo rei literariae magistratu, in solenni conscriptorum pp. conventu, prid. non. Maii 1836).
Negli anni giovanili Vigliani svolse attività di collaborazione presso la redazione della rivista Annali di giurisprudenza, commentando le sentenze delle corti subalpine e pubblicando brevi testi dottrinali in materia di proprietà fondiaria e di capacità delle persone fisiche e giuridiche. Intraprese inoltre, insieme ad altri avvocati, la traduzione e il commento del Cours de droit français suivant le code civil di Alexandre Duranton, in cui veniva effettuata una comparazione del codice civile francese con quelli vigenti nel Regno Sabaudo e negli altri Stati preunitari, arricchendo il testo con un fitto apparato di note e di commenti, in aggiunta alle chiose originali dell’autore.
All’iniziale inclinazione dello studioso affiancò la professione di avvocato, che praticò dapprima presso l’avvocato Tommaso Caire a Casale e quindi presso lo studio Fraschini di Torino, di cui diventò anche il principale coadiutore, assumendo al contempo l’incarico di ripetitore presso la facoltà giuridica torinese.
All’attività forense si sostituì ben presto quella di funzionario pubblico allorché, nell’agosto del 1841, accettò di svolgere l’ufficio di segretario particolare di Fedele Avet, ministro della Giustizia presso la Grande Cancelleria del Regno di Sardegna, con il grado di applicato capo sezione, mantenendo tale incarico fino al 1848. In questo periodo entrò in contatto con esponenti del movimento liberale orientati al raggiungimento delle riforme costituzionali e allo sviluppo socioeconomico del territorio.
Ottenuta la promulgazione della Carta costituzionale, per la cui concessione si era personalmente impegnato anche dalle colonne del Costituzionale subalpino, organo del partito liberale moderato, il 21 maggio 1848 Vigliani venne inviato a Piacenza, come assessore del commissario regio Federico Colla, per coordinare l’integrazione del ducato nell’ordinamento del Piemonte, ma la sua azione si interruppe allorché, dopo l’armistizio Salasco, fu necessario provvedere alla restituzione dei ducati di Parma, Piacenza e Guastalla e quello di Modena e Reggio ai rispettivi sovrani. Dal 7 settembre 1848 Vigliani ricoprì ancora l’incarico di assessore del commissario straordinario, questa volta a Genova, affiancando l’attività di Giacomo Durando, nel tentativo di ristabilire l’ordine sovvertito da mazziniani e democratici che protestavano per l’espulsione del repubblicano Filippo De Boni dalla città. Assunse invece personalmente la responsabilità dell’ufficio di commissario straordinario a Mentone e Roccabruna, dopo la temporanea annessione di quegli stessi comuni avvenuta il 18 settembre 1848, finché il definitivo tracollo delle armi piemontesi a Novara non ne impose la restituzione al Principato di Monaco.
Dal 2 gennaio 1849 ebbe inizio la sua carriera di giudice come consigliere di corte d’appello, prima a Nizza e poi, dal 12 maggio dello stesso anno, a Casale Monferrato. Venne eletto per la prima volta al Parlamento l’11 dicembre 1849 nel corso della IV legislatura, in rappresentanza del collegio di Valenza, ma la sua elezione fu annullata per problemi procedurali.
Il 25 gennaio 1850 fu avvocato dei poveri presso la corte d’appello di Torino; dal 5 agosto 1851 divenne avvocato fiscale generale a Nizza; dal 23 ottobre 1857 passò con lo stesso incarico a Genova, dove ottenne l’apprezzamento di Camillo Benso di Cavour per la conduzione del processo contro i responsabili del moto mazziniano del 29 giugno 1857, conclusosi con la pesante condanna inflitta fra gli altri a Francesco Bartolomeo Savi, direttore del quotidiano L’Italia del popolo. Dopo essere stato anche avvocato generale e procuratore generale del re presso la corte d’appello di Genova, approdò infine all’ufficio di procuratore generale presso la corte d’appello di Torino, dal 22 settembre 1860 al 1° novembre 1864.
Contemporaneamente Vigliani svolse anche funzioni di carattere politico: nel 1859, dopo l’annessione, si trasferì a Milano come governatore generale della Lombardia, restando in carica dall’8 giugno al 30 novembre, occupandosi dell’ordinamento della guardia nazionale, dell’applicazione dei regolamenti di pubblica sicurezza e di quelli relativi alla libertà di stampa; mentre ancora come commissario regio svolse ispezioni nel maggio del 1860 presso i tribunali emiliani e condusse un’inchiesta a Mantova sull’amministrazione della giustizia.
Il 23 gennaio 1860 venne nominato senatore e subito sostituito nell’ufficio di governatore da Massimo D’Azeglio, vista la natura più diplomatica che amministrativa richiesta per quel ruolo a seguito dell’annessione della Lombardia allo Stato sabaudo. Da allora Vigliani intervenne attivamente ai lavori dell’Assemblea, nella redazione del codice della marina mercantile e soprattutto come presidente della commissione delegata alla progettazione del codice civile, di cui curò personalmente la relazione delle disposizioni preliminari e del primo libro, comprendente la regolamentazione del diritto di famiglia, in cui per la prima volta veniva riconosciuto valore giuridico al matrimonio civile.
Dopo aver retto dall’ottobre del 1864 al marzo del 1866 la prefettura di Napoli, con decreto del 4 giugno 1866 Vigliani ottenne la nomina a primo presidente della Corte di cassazione di Firenze, incarico che mantenne fino al momento del suo collocamento a riposo, all’età di settantacinque anni.
Nel 1867 venne eletto all’ufficio di vicepresidenza del Senato, restando in carica soltanto per pochi giorni, dal 23 al 27 marzo, per poi ricoprirlo invece con continuità durante la prima e seconda sessione dell’XI legislatura, dal 1° dicembre 1870 fino al 19 ottobre 1873.
Per ben due volte Vigliani assunse l’incarico di ministro guardasigilli, nell’ultima fase del terzo governo Menabrea, dal 22 ottobre al 14 dicembre 1869, e durante l’intera durata del gabinetto di Marco Minghetti, dal 10 luglio 1873 al 25 marzo 1876, dopo aver rinunciato nel febbraio 1871 alla possibilità di sostituire nello stesso dicastero il dimissionario ministro Matteo Raeli, non essendo disponibile a sostenere in nome del governo il progetto di legge per le guarentigie al sommo pontefice, che Raeli aveva preparato e su cui Vigliani dissentiva in alcuni importanti passaggi.
La prima esperienza di Vigliani come guardasigilli fu segnata dalla promulgazione del codice penale militare marittimo, e servì soprattutto a stemperare, con la sua figura di integerrimo rappresentante della magistratura, gli attacchi portati al ministero dall’opposizione e dalla stessa categoria dei giudici, a causa del comportamento del ministro Michele Pironti, che si era contraddistinto per le sue posizioni estremamente rigide e conservatrici.
Ben più importante fu invece il contributo fornito durante l’ultimo governo della Destra storica, nel quale Vigliani venne affiancato da Giacomo Giuseppe Costa, anch’egli magistrato e futuro guardasigilli, in qualità di segretario generale del dicastero della Giustizia. Durante il suo mandato, il 24 febbraio 1874, Vigliani presentò al Senato un primo progetto di codice penale unificato, che fondeva in un unico testo due distinti progetti precedentemente elaborati, e introduceva nuovi criteri per l’umanizzazione delle pene e il recupero sociale dei condannati. Promosse inoltre la compilazione del nuovo codice di commercio, presentò un progetto di legge per la precedenza del matrimonio civile su quello religioso, introdusse garanzie per l’inamovibilità e la promozione dei funzionari pubblici, definì il funzionamento delle corti d’assise, disciplinò l’ordinamento professionale di avvocati e procuratori, istituì l’Avvocatura erariale, uniformò in tutto il Regno l’esercizio del notariato, riformò l’istituto del pubblico ministero nei giudizi civili, e compilò una graduatoria unica nazionale per il ruolo della magistratura. Nel 1875 ottenne anche l’approvazione della legge che istituiva due sezioni temporanee di Corte di cassazione a Roma, senza peraltro sopprimere quelle di Torino, Firenze, Napoli e Palermo. Si trattava di un passaggio decisivo nella direzione dell’unificazione e della centralizzazione di questo importante istituto dell’ordinamento giudiziario, in quanto alla Corte romana venivano per la prima volta assegnate funzioni e prerogative di rilievo nazionale.
Sul piano politico Vigliani intervenne pesantemente nella repressione del movimento democratico; la sua azione culminò con l’arresto di alcuni esponenti repubblicani radunati a villa Ruffi, nei pressi di Rimini, e con la proposizione di leggi restrittive per l’attività delle opposizioni. Sul piano della politica ecclesiastica l’azione di Vigliani risultò incisiva per la composizione delle ostilità in atto con la S. Sede: a lui fu dovuto l’avvio di consultazioni con il cardinale Giacomo Antonelli, realizzate per il tramite di don Giovanni Bosco, volte a individuare soluzioni alternative per la richiesta del regio exequatur.
Terminata l’esperienza di governo Vigliani tornò a svolgere le sue funzioni di magistrato a Firenze, ma continuò a partecipare ai lavori del Senato, facendosi portavoce nel 1876 di un’interpellanza contro le iniziative adottate dal nuovo governo della Sinistra allorché, per il tramite del guardasigilli Pasquale Stanislao Mancini, venne intrapresa una campagna di trasferimenti punitivi di magistrati esattamente speculare a quella che a suo tempo era stata attuata dai governi della Destra storica. Nel 1888 venne chiamato a presiedere la commissione incaricata di esaminare il progetto di codice penale presentato da Giuseppe Zanardelli, contribuendo in maniera significativa alla sua definitiva approvazione.
Nel frattempo, nel 1882, Vigliani era rimasto vedovo della moglie, Corinna Crowley, dalla quale non aveva avuto figli. Dopo il collocamento a riposo come magistrato rimase comunque a Firenze, dove prese parte all’amministrazione locale della città come membro del Consiglio comunale e in particolare come presidente, più volte eletto, del Consiglio provinciale del capoluogo toscano, dal 1889 al 1896. Nel 1895, in età ormai avanzata, gli venne affidato il compito di condurre a termine l’arbitrato tra Gran Bretagna e Portogallo per una contesa riguardante l’applicazione di un trattato internazionale relativo al confine tra i possedimenti coloniali dei due Stati europei nell’Africa australe.
Morì a Firenze il 12 febbraio 1900.
Opere. Corso di diritto civile secondo il codice francese, Torino 1839-1850; Discorso “Dei doveri imposti dalla Promulgazione del Codice di procedura civile alla Magistratura ed al Foro”, Nizza 1854; Allocuzione pronunciata pel solenne insediamento del nuovo Tribunale di Commercio di Porto Maurizio, Nizza 1857; Del progresso nell’amministrazione della Giustizia: discorso detto nella solenne apertura dell’anno giudiziario, Genova 1858; Rendimento di conto dell’amministrazione della Giustizia per l’anno giudiziario 1859-60, Torino 1860; Rendimento di conto dell’amministrazione della Giustizia per l’anno giudiziario 1862, Torino 1862; Allocuzioni pronunciate nell’occasione del solenne insediamento di S. E. il senatore Paolo Onorato Vigliani nella carica di Primo presidente della corte di cassazione di Firenze il dì 4 giugno 1866, Firenze 1866; Governo di S.A.S. il Bey di Tunisi e Società commerciale industriale ed agricola per la Tunisia, Firenze 1872; Statistica giudiziaria penale del Regno d’Italia per l’anno 1870, Roma 1873; Modificazioni all’ordinamento dei giurati ed alla procedura nei giudizi avanti la Corte d’Assise, Roma 1874; Progetto del Codice penale del Regno d’Italia preceduto dalla relazione ministeriale, Roma 1874; Sul progetto di legge pel matrimonio civile da premettersi al religioso, Bologna 1874; Discorso pronunziato nell’adunanza del 31 Marzo 1891 del Consiglio provinciale di Firenze in commemorazione del senatore Tommaso Corsi, Firenze 1891; Commemorazione del consigliere provinciale Michelangelo Bastogi, Firenze 1894; Commemorazioni dei consiglieri provinciali avv. Raffaele Caldini, avv. Cesare Brandini e commendatore P. Egisto Fabbri, Firenze 1894; Estrait d’une consultation sur la succession du comte Abraham Camondo, Florence 1895; Délimitation de la frontière Anglo-Portugaise dans la région du Manica: arret de l’arbitre, Florence1897.
Fonti e Bibl.: C. Dionisotti, Storia della magistratura piemontese, II, Torino 1881; A. Moscati, I ministri del Regno d’Italia, III, Da Mentana alla caduta della Destra, Napoli 1960, pp. 200-206; M. D’Addio, Politica e magistratura 1848-1876, Milano 1966; P. Saraceno, Alta magistratura e classe politica dalla integrazione alla separazione, Roma 1979; Il Parlamento italiano (1861-1989): storia parlamentare e politica dell’Italia, III, Milano 1989, pp. 227 s.; P. Saraceno, Storia della magistratura italiana, Roma 1993; P. Rondini, I giuristi dell’altro Piemonte nell’età di Carlo Alberto, in L’altro Piemonte nell’età di Carlo Alberto, Atti del Convegno di studi, Alessandria 2001, pp. 553-582; D. Poto, Ritratti di giuristi subalpini: P.O. V., in La Pazienza: rassegna dell’Ordine degli avvocati di Torino, 2004, n. 84, pp. 12-16; M. Meccarelli, Le Corti di Cassazione nell’Italia unita: profili sistematici e costituzionali della giurisdizione in una prospettiva comparata (1865-1923), Milano 2005; I ministri della Giustizia nel primo trentennio del Regno d’Italia: da Cassinis a Zanardelli. Repertorio bio-bibliografico, a cura di C. Ivaldi, Manziana 2010.