PANCERI, Paolo
PANCERI, Paolo. – Nacque a Milano il 23 agosto 1833, da Emmanuele e da Rosalba Arrigoni.
Dopo gli studi presso il liceo di S. Alessandro di Milano, si iscrisse alla facoltà di medicina di Pavia, seguendo la tradizione di famiglia, poiché sia il nonno sia il padre erano stimati medici.
A Pavia si appassionò agli studi di anatomia e fu allievo di Bartolomeo Panizza e Giuseppe Balsamo Crivelli. Si laureò nel 1856 con una dissertazione di anatomia comparata sull’apparato respiratorio e fu subito incaricato assistente alla cattedra di zoologia e mineralogia, di cui Crivelli era titolare. Tra il 1857 e il 1858 effettuò con l’amico Emilio Cornalia importanti raccolte di fauna marina a Venezia e Nizza. Nel 1858 pubblicò una relazione sull’anatomia della giraffa che suscitò grande interesse e apprezzamento. Nel 1859 tornò brevemente a esercitare la professione medica, assistendo all’Ospedale di Milano i feriti nel corso della seconda guerra d’indipendenza. Nel 1860 fu riconfermato assistente all’Università di Pavia e nominato professore reggente di storia naturale presso il liceo della medesima città. Nel 1861 concorse alla cattedra di anatomia comparata sia all’Università di Bologna sia a quella di Napoli; nello stesso tempo fu incaricato del medesimo insegnamento a Pavia. Ottenne dapprima la cattedra di Bologna, poi quella di Napoli, per interessamento di Salvatore Tommasi. Il Panceri optò per Napoli, città dalla quale era attirato per la ricchezza della fauna marina del Golfo e per il clima mite, favorevole per la sua salute dato che soffriva di problemi respiratori.
Giunto a Napoli, si dedicò con grande energia all’insegnamento e alla ricerca. Tra i suoi principali meriti, vi fu la creazione di un gabinetto di anatomia comparata. Ottenuti due locali dell’Istituto di fisiologia dal direttore Giuseppe Albini, costituì un primo nucleo di collezioni con i preparati zoologici realizzati da Antonio Nanula e Stefano Delle Chiaje, che gli furono ceduti dal direttore del Museo anatomico Gennaro Barbarisi (Maio-Picariello-Scillitani, 1995). Riuscì a ottenere alcuni reperti attraverso scambi con altri musei, ma buona parte del materiale fu realizzato personalmente da lui e da suoi collaboratori, Francesco Lucarelli e Leone De Sanctis. Nel maggio 1862 il gabinetto era ormai avviato e sufficientemente ricco di reperti, tanto che fu visitato dal presidente del Consiglio dei ministri Urbano Rattazzi e nel novembre dello stesso anno fu aperto al pubblico. Contemporaneamente, Panceri iniziò a costituire una miscellanea di articoli scientifici di zoologia e anatomia comparata, sia italiani sia esteri, destinata all’aggiornamento degli studiosi. Infine, curò personalmente la realizzazione di ausili didattici, tra cui numerosi cartoni murali illustrati.
Nel 1867, dopo un intervallo di sei anni interrotto solo da una conferenza sul corallo del 1865, tornò a pubblicare articoli scientifici. Nel 1870 strinse amicizia con Anton Dohrn e lo aiutò a ottenere i permessi per realizzare la Stazione zoologica nella Villa comunale di Napoli. Nel frattempo, fu incaricato dell’allestimento di un acquario per l’Esposizione internazionale marittima.
Tra il 1871 e il 1872 produsse una trentina di pubblicazioni, tra cui 20 articoli sul fenomeno della bioluminescenza, mentre il gabinetto di anatomia comparata annoverava ormai 3000 preparati. Nel frattempo, però, i suoi problemi respiratori si aggravarono. I medici gli proibirono le lezioni e gli consigliarono di passare l’inverno del 1872 in un clima più favorevole, così egli organizzò una spedizione scientifica in Egitto con il suo assistente Francesco Gasco. Tornò a Napoli nella primavera del 1873 con ricche raccolte naturalistiche, su cui fece diverse pubblicazioni.
Il miglioramento della salute lo indusse a ripetere l’esperienza l’inverno successivo, e nel novembre 1873 tornò in Egitto. Nel gennaio 1874, in compagnia, tra gli altri, del Gasco, di Achille Costa e del Cornalia, direttore del Museo civico di storia naturale di Milano, partì per una crociera scientifica sul Nilo, che durò un mese e mezzo e si spinse fino alla prima cataratta del fiume. Di ritorno a Napoli nel maggio 1874, fu incaricato di scortare due pigmei del popolo Aka, acquistati da Giovanni Miani e destinati alla Società geografica italiana, che ospitò per alcuni giorni a casa sua. Per pagare le spese dell’ultima spedizione, alla fine del 1874 vendette alla Biblioteca universitaria di Napoli la sua miscellanea, comprendente circa 1500 articoli raccolti in 114 volumi. Il viaggio in Africa questa volta non ebbe gli effetti sperati sulla sua malattia, ma egli non di meno continuò tutte le sue attività. Nel 1875 la Stazione zoologica aprì ufficialmente, coronando gli sforzi suoi e di Dohrn.
Nel 1877 Panceri era ormai stimato ovunque, tanto in patria quanto all’estero. Insignito della commenda dell’Ordine della Corona d’Italia e cavaliere del Real Ordine del Merito civile di Savoia, era membro o corrispondente delle più prestigiose accademie italiane e straniere. Il gabinetto di anatomia comparata annoverava ormai 4000 reperti e 500 preparati microscopici. Nel febbraio di quell’anno si adoperò febbrilmente perché l’Università di Napoli acquistasse una balena franca boreale catturata a Taranto, vincendo le difficoltà burocratiche e la concorrenza dell’Università di Bologna. Nel frattempo, profuse notevoli energie per preparare una conferenza sul baco da seta che tenne con grande sforzo alla Società zoofila di Napoli la sera del 4 marzo.
Morì a Napoli la notte tra l’11 e il 12 marzo 1877 per le complicazioni conseguenti a una pleuropolmonite.
Come per molti suoi contemporanei, l’attività scientifica di Panceri si sviluppò in parecchie direzioni (Cornalia, 1877). Agli inizi si occupò prevalentemente di anatomia comparata dei vertebrati, trattando ad esempio di alcune particolarità strutturali della giraffa e degli organi elettrici dei pesci. Il suo principale interesse fu però la fauna marina. Oltre a descrivere nuove specie di crostacei, anellidi, nematodi e cnidari, stilò anche una lista di tutte le specie italiane di elminti a vita libera. Si interessò, inoltre, di vari aspetti della biologia degli animali marini, come la fecondazione nell’anfiosso, alcune peculiarità anatomiche delle mante, la secrezione acida nei gasteropodi e, soprattutto, la bioluminescenza, che indagò in numerosi phyla, dimostrando l’unitarietà di base delle cellule produttrici di luce (P. Panceri, Études sur la phosphorescence des animaux marines, in Annales des sciences naturelles, s. 5, XVI (1872), 8, pp. 1-67, 14 tav). Sono da segnalare anche una serie di ricerche sull’axolotl, la salamandra neotenica messicana, di cui studiò la metamorfosi e che tentò di acclimatare a Napoli (Maio-Scillitani, 2004). Si dedicò, infine, allo studio degli effetti dei veleni di vari serpenti e ragni e alle muffe delle uova d’uccello.
In campo antropologico descrisse una mummia peruviana del Museo nazionale di Napoli, compì studi sulle particolarità craniologiche degli Arabi e relazionò sui due pigmei Aka da lui inviati in Italia. Contrariamente all’opinione comune degli studiosi dell’epoca, espresse la convinzione che i popoli africani non fossero inferiori agli europei per sviluppo intellettuale, né rappresentassero anelli di congiunzione evolutiva tra le scimmie antropoidi e l’uomo, auspicandone il pieno riconoscimento di dignità e diritti umani (Zagatti, 2003).
Nelle sue ricerche, Panceri non si limitò ad essere scrupoloso osservatore, ma ideò anche esperimenti per sostenere le sue ipotesi, come quando per esempio provò a indurre la bioluminescenza negli animali somministrando varie sostanze (Panceri, cit., 1872). Inoltre, si avvalse di metodi chimico-fisici per analizzare i risultati della sperimentazione, mostrando di aver pienamente recepito le istanze della nuova ricerca biologica di fine Ottocento.
Nei confronti del darwinismo ebbe una posizione cauta (Borrelli, 1991). Riteneva, infatti, che le teorie di Darwin dovessero essere sottoposte a rigorosa verifica sperimentale prima di essere accettate, comunque riconosceva loro il merito di aver dato impulso alle ricerche di anatomia, embriologia e paleontologia in una nuova, originale ottica. Secondo Del Gaizo (1877) alla fine egli si schierò contro l’evoluzionismo e poco prima della morte sembra che stesse preparando una grande opera destinata a confutare le teorie darwiniane.
Panceri fu anche uno stimato insegnante, dallo stile chiaro e dai modi pacati, molto amato dagli studenti. Le sue lezioni d’anatomia comparata furono raccolte e pubblicate da Antonio Della Valle (1875). Curò molto la preparazione dei suoi allievi, instradandoli nella carriera. Tra essi, Della Valle, Leone De Sanctis, Carlo Emery, Francesco Gasco, Leopoldo Maggi e Pietro Pavesi.
Fonti e Bibl.: A. Della Valle, Note di anatomia comparata raccolte dalle lezioni del prof. P. P., Napoli 1875; E. Cornalia, Commemorazione di P. P., in Rendiconti del Reale Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, X (1877), p. 445-80; M. Del Gaizo, Brevi cenni sulla vita e sulle opere di P. P., in L’Incoraggiamento, IV (1877), pp. 81-94; F. Del Giudice, Dei lavori accademici del R. Istituto d’incoraggiamento alle scienze naturali economiche e tecnologiche di Napoli nell’anno 1877 e cenni biografici de’ soci P.P. Domenico Minichini e Stefano Falconio, in Atti del R. Istituto d’incoraggiamento alle scienze naturali economiche e tecnologiche di Napoli, s. 2, XV (1878), pp. 1-35; A. Borrelli, P. P. nella Napoli del secondo Ottocento, in Fridericiana, II (1991), 1, pp. 93-113; N. Maio - O. Picariello - G. Scillitani, Storia e vicissitudini del Museo zoologico dell’Università Federico II di Napoli, in Museologia scientifica,XII (1995), 3-4, pp. 11-47; P. Zagatti, Lineamenti per una storia dell’abitante dell’Africa. L’africano negli studi antropologici italiani (1871-1940), in Annale 2000-2001, Bologna 2003, pp. 81-95; N. Maio - G. Scillitani, Sulla presenza di Ambystoma mexicanum (Shaw, 1789) in ambienti naturali italiani (Caudata: Ambystoma-tidae), in Atti della Società Italiana di Scienze Naturali e del Museo Civico di Storia Naturale in Milano, CXLV (2004), 2, pp. 439 s.