PELLICANO, Paolo
– Nacque a Reggio Calabria il 1° marzo 1813 da Pietro e Lucrezia Spanò.
Crebbe in un ambiente fortemente segnato dalla recente esperienza rivoluzionaria: il padre era stato simpatizzante di Gioacchino Murat; il nonno materno – Agamennone Spanò – aveva comandato la guardia nazionale di Napoli nel 1799; il suo insegnante di filosofia al collegio regio di Reggio Calabria, in cui era entrato a sette anni, fu il sacerdote Giuseppe Battaglia, repubblicano, e poi murattiano. L’esempio di Battaglia, sacerdote e liberale, ebbe certo un peso nella scelta fatta da Pellicano di abbracciare la carriera ecclesiastica, anche se non mancarono sollecitazioni in questo senso da parte della famiglia e la sua aspirazione a poter praticare l’arte oratoria.
Fu ordinato sacerdote nel maggio 1836, e subito dopo partì per Napoli per completare la sua educazione seguendo le lezioni di letteratura e di eloquenza di Basilio Puoti e quelle di diritto canonico di Giuseppe Romano. In realtà, rimase pochi mesi a Napoli. Scoppiata un’epidemia di colera nella capitale, Pellicano fece ritorno a Reggio Calabria, dove fu nominato parroco della chiesa di S. Giorgio fuori le mura (1837-1841) per passare poi a quella cittadina di S. Lucia. Nello stesso tempo fu tra i fondatori del periodico letterario La Fata Morgana (1838-1844), che annoverava fra i suoi collaboratori alcuni dei principali esponenti del mondo liberale reggino. Nel 1840 il periodico sospese le sue pubblicazioni e alla ripresa Pellicano ne divenne direttore (1843-44). Oltre a pubblicare articoli su La Fata Morgana (dedicati soprattutto all’educazione e alla predicazione), coltivò i suoi interessi letterari divenendo membro di diverse società letterarie e scientifiche calabresi, e partecipando nel 1845 al congresso degli scienziati italiani svoltosi a Napoli. Sul versante religioso fu nominato canonico del capitolo metropolitano e si impegnò soprattutto nella predicazione, compresa la recita del quaresimale nella cattedrale di Reggio Calabria nel 1846. Il suo dinamismo culturale e le sue doti oratorie contribuirono a farlo divenire esponente di rilievo del movimento patriottico calabrese. Insieme a altri liberali reggini, diede vita a un comitato insurrezionale, in stretto legame con altre realtà locali (Cosenza, Messina) e con il comitato centrale napoletano. Nell’estate del 1847 il comitato reggino e quello messinese, su ispirazione di quello napoletano, prepararono un’insurrezione che avrebbe dovuto coinvolgere contemporaneamente le due città dello stretto. Nel mese di agosto Pellicano si recò più volte a Messina per prendere contatti con i patrioti locali, mentre nella sua casa si fabbricavano munizioni. A Reggio l’insurrezione scoppiò il 2 settembre e, dopo l’iniziale successo, Pellicano fu nominato presidente della giunta provvisoria di governo. La scelta del canonico Pellicano come capo del governo provvisorio mostrava la connotazione filoguelfa e costituzionale della rivolta. Gli insorti erano, infatti, scesi in strada inneggiando all’Italia e a Pio IX, chiedendo di ristabilire la carta del 1820 e proclamando sacra e inviolabile la figura del sovrano. Ciononostante la reazione di Ferdinando II fu estremamente violenta. Già il 4 settembre entrarono in città le truppe inviate da Napoli; seguirono arresti, violenze ed esecuzioni sommarie. Pellicano si rifugiò per alcuni giorni nella casa dei suoi genitori e poi si consegnò alle autorità. Condannato a morte da un tribunale militare, la pena fu commutata in ergastolo da scontare nel bagno penale di Nisida. Il 23 gennaio 1848 Ferdinando II accordò la grazia ai detenuti politici, tra i quali Pellicano. Rimesso in libertà, entrò in contatto con i membri del governo costituzionale appena costituito, e, forte della sua fama di oratore, fu incaricato di predicare a favore dell’appena concessa costituzione nella basilica dello Spirito Santo di Napoli, riscuotendo un grande successo che si tradusse nella stampa, vendita e diffusione di centinaia di suoi ritratti litografici. Nello stesso tempo, il 24 marzo 1848, il ministro dell’Istruzione Carlo Poerio gli chiese di entrare a far parte di una commissione incaricata di riformare la pubblica istruzione nel Regno. Qualche settimana dopo, l'8 aprile, il nuovo governo di Carlo Troya lo nominò, invece, coadiutore del ministro degli Affari ecclesiastici, divenendo il principale responsabile della politica ecclesiastica, ma così anche uno degli obiettivi delle forze reazionarie che si stavano organizzando in quei giorni. L’11 maggio 1848 fu attirato in un agguato nella chiesa di Santo Spirito, dove venne aggredito e ferito da alcuni soldati di Marina, salvandosi solo grazie all’intervento di un contingente della guardia nazionale. Comunque, anche dopo la svolta reazionaria del 15 maggio, Pellicano conservò il suo ruolo di coadiutore per gli Affari ecclesiastici, carica che lasciò solo il 27 marzo 1849. Ritornò quindi a Reggio Calabria, dove fu sottoposto a una rigida sorveglianza da parte della polizia. Nei mesi successivi, conclusasi definitivamente l’esperienza costituzionale, scontò la sua militanza politica, da un lato, con la sospensione a divinis per cinque anni a partire dal 1° aprile 1850, dall’altro, con il confino nel comune montano di Terreti iniziato nel novembre 1850.
Scontate le sue condanne, Pellicano visse in posizione defilata a Reggio fino al 1861, quando venne eletto presidente del Circolo popolare nazionale e diresse la nuova serie del giornale La Fata Morgana (1861-62), organo del Circolo. Dopo l’unificazione, tuttavia, i suoi interessi si indirizzarono quasi esclusivamente nel campo educativo. Nel novembre 1861 fu nominato direttore spirituale del regio liceo e convitto di Reggio (divenuto nel 1865 convitto nazionale Tommaso Campanella), e nel 1864 direttore delle scuole tecniche di Reggio Calabria, cariche conservate fino agli ultimi anni della sua vita.
Morì a Reggio Calabria il 16 marzo 1886.
Opere: Vita di Vincenzo Cannizzaro pittore reggino, Reggio Calabria 1838; Elogio funebre del cavaliere Francesco Plutino da Reggio, Reggio Calabria 1841; La pesca del pesce spada. Epistola, Reggio Calabria 1843; Elogio funebre scritto in morte del sommo pontefice Gregorio XVI, Reggio Calabria 1846; Il canonico P. a Ruggiero Settimo, Napoli 1848; A' suoi concittadini di Reggio, Napoli 1848; P. a Pio IX e Pio IX a P., Napoli-Roma 1848; S. Paolo a Reggio. Dissertazione del canonico P., Reggio di Calabria 1855; Novena in onore di S. Francesco di Paola scritta dal canonico P. P. per la Congrega intitolata a quel santo, Reggio Calabria 1856; Sacro novenario in onore di Maria Santissima delle Consolazioni speciale patrona della citta di Reggio, Reggio Calabria 1857; Inno in onore di Maria santissima delle consolazioni da cantarsi da un coro di giovinetti. Parole del can. P. P., musica del M° Domenico Barba, Reggio Calabria 1858; Parole funerali per Marianna Plutino, nata Deblasio, Reggio Calabria 1864; Relazione fatta al Consiglio Comunale all'apertura della sessione d'autunno del 1868 dal sindaco e rapporti del direttore delle scuole elementari e tecniche, Reggio Calabria 1868; In morte di Vittorio Emanuele Re d'Italia. Parole del canonico P. dette nel Duomo di Reggio Calabria, Reggio 1878; Ricordi intorno al movimento politico di Reggio nell'anno 1847, Napoli 1879; Notizie statistiche raccolte dal direttore P. P. P. Scuola tecnica pareggiata di Reggio Calabria, Reggio Calabria 1880; Memorie della mia vita, Napoli 1887.
Fonti e Bibl.: Roma, Museo centrale del Risorgimento italiano, Fondo De Lieto; Arch. di Stato di Reggio Calabria, Fondo Visalli; Fondo Plutino; Intendenza di Calabria Ulteriore Prima, Atti del IV uffizio - Real Collegio (1817-1869). Inoltre: L. Manzi, I prodromi della rivoluzione del '48 in Aquilla e Reggio Calabria, Reggio di Calabria 1893, ad indicem; F. Fava, Il moto calabrese del 1847, Messina 1906, ad indicem; G. Paladino, Il quindici maggio del 1848 in Napoli, Milano-Roma-Napoli 1921, ad indicem; V. Visalli, Lotta e martirio del popolo calabrese: (1847-1848), I, Il Quarantasette, Catanzaro 1928, ad indicem; A. Basile, Il clero calabrese e la rivolta del 1848, in Archivio storico per la Calabria e la Lucania, XXIV (1955), 2, pp. 143-169; L. Zappia, La Fata Morgana e i moderati reggini (1838-1844), in Archivio storico per le province napoletane, 1978, vol. 96, pp. 309-357; A. Messina, Il clero calabrese nel Risorgimento italiano, Reggio Calabria 1986, ad indicem; L. Zappia, Enti locali e potere centrale. L'opposizione all'accentramento (1861-1865). Il caso di Reggio di Calabria, Roma 1994, pp. 37-39.